A San Satiro, stupendo tempio milanese del Bramante, il breve ma imperdibile programma della Società del Quartetto

MILANO, lunedì 15 maggio ► (di Carla Maria Casanova)San Satiro è quella travolgente piccola chiesa di Milano ubicata all’inizio di via Torino, un po’ arretrata con l’entrata in un oscuro cortiletto, praticamente nascosta. Nelle guide si trova come Santa Maria presso san Satiro (fratello di sant’Ambrogio).
Siccome grande spazio appunto non c’era, il Bramante, cui fu affidata la costruzione del tempio sulle rovine di una precedente chiesa ante Mille, escogitò una prospettiva trompe-l’oeil che, entrando, ti fa credere di essere in una normale chiesa a croce latina, cioè con la sua brava abside dietro l’altare. Poi man mano che avanzi l’abside si appiattisce. Alla fine scopri che, l’abside, è profonda 20 centimetri. A parte questa rarità prospettica, si tratta di un gioiello quattrocentesco degno di essere conosciuto.
Purtroppo, persino molti milanesi lo ignorano.
In san Satiro, promossa per il quarto anno dalla Società del Quartetto, si svolge una breve stagione di Musica Antica, 22 maggio – 12 giugno.
La rassegna si inaugura con la celebre Messe de Notre Dame, monumento della musica liturgica medievale, composta intorno al 1365 dal monaco musicista Guillaume de Machaut per la Cattedrale di Reims.
I programmi dei successivi. Concerti – sempre alle ore 20 – proseguono giovedì 25 maggio con Prospettive d’arpa del Settecento sacro veneziano; lunedì 29 maggio, con Mottetti e inni mariani del Rinascimento; lunedì 5 giugno con brani al clavicembalo da Frescobaldi a Scarlatti; e giovedì 8 giugno con “The four seasons” di Christopher Simpson viola da gamba, apprezzatissimo virtuoso del primo Barocco inglese. Lunedì 12 giugno gran finale con “Mit Leben und Kraft” una raccolta di cantate tedesche per due flauti traversieri di Teleman.
Interpreti dei concerti sono allievi di alta formazione dell’Istituto di Musica Antica della Scuola di Musica Claudio Abbado.
La rassegna è realizzata in collaborazione con la Fondazione Ugo e Olga Levi onlus di Venezia.
Biglietti da 5 a 12 euro. Abbonamenti da 20 a 50 euro.

Info Società del Quartetto 02.795393- 76005500

Il giro del mondo in quindici giorni – da Milano a Torino e viceversa – con celebri solisti e pagine di eterna bellezza

MILANO, venerdì 12 maggio ► (di Carla Maria Casanova) Bella l’immagine scelta da Anna Gastel, presidente di MITO Settembre Musica, per presentare la stagione 2023, dalla sede Rai di Milano: “alcuni fiori più di altri caratterizzano un’epoca, una moda: il tulipano nel ‘600 fiammingo, il giglio nella Francia del Re Sole, l’iris del Liberty (…). Così, questa edizione di MITO ha per tema città che hanno caratterizzato e sono state centri propulsori di pagine e melodie nuove”.
Tali sono Parigi, Roma, NewYork, Buenos Aires, Venezia, Madrid, Napoli… che entreranno nel panorama del Festival, permettendo di creare ponti e continuità o di farci assistere a dirompenti rotture con le mode del passato sempre, ovviamente, nel panorama musicale.
Sono 69 gli eventi che il direttore artistico di MITO Nicola Campogrande, giunto al suo ottavo e ultimo mandato, ha illustrato con legittima soddisfazione. MITO come sempre si aziona su due fronti, Milano e Torino, alternando a volte lo stesso concerto, come avviene per l’apertura, con l’Orchestra del Regio di Torino diretta dal travolgente Wayne Marshall, il 7 settembre al Teatro alla Scala e l’indomani al Lingotto. Il programma contempla il musical di Bernstein Wonderfull Town, che narra di due sorelle dell’Ohio giunte a New York in cerca di fortuna.
Al Lingotto invece avviene la chiusura del Festival (22 settembre) con la Filarmonica della Scala diretta da Andrés Orozco-Estrada, solista Mario Brunello. È qui di scena la città di Praga con due pagine del compositore ceco Dvořàk: il Concerto per violoncello e orchestra e la Settima Sinfonia.
L’altro grande concerto sinfonico in cartellone, con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Juraj Valčuha, solista Stefano Bollani, avrà luogo in piazza San Carlo a Torino e al Conservatorio G. Verdi di Milano (rispettivamente il 9 e 8 settembre). In programma la prima esecuzione italiana di Red, da Color Field di Anna Clyne, che si è ispirata alle opere del pittore Newyorkese Mark Rothko.

Le città coinvolte suggeriscono musiche e compositori ad hoc: il viaggio in Spagna propone Albeniz , Praga suggerisce Mozart,  Cambridge sarà celebrata dai favolosi  King’s Singers, la Russia ci porta Čajkovskij con la Royal Philarmonic Orchestra diretta da Vasily Petrenko, a Venezia ascolteremo Vivaldi con l’Academia Montis Regalis, mentre arrivando a Buenos Aires ascolteremo  in prima esecuzione assoluta una trasposizione di tanghi originali compiuta da Paolo Furlani (commissione Mito) eseguita dall’Orchestra dei Pomeriggi Musicali diretti da Alesandro Cadario, bandoneòn Richard Galliano.
Un vero giro del mondo in 15 giorni.
Campogrande ha sottolineato la presenza dei molti solisti di primo piano che hanno accettato di tenere recital in spazi non “canonici”, come vuole un Festival che si promette di raggiungere ogni strato sociale ed ogni quartiere cittadino. Tra questi solisti, di fama o giovani talenti emergenti, vanno segnalati in modo particolare due nomi internazionali quali Ivo Pogorelich e Alexandre Tharaud.
Se nella progettazione del calendario di MITO una attenzione particolare è andata alle famiglie e ai bambini, per i quali sono stati studiati programmi speciali, in orari pomeridiani, con due attrici come Licia Maglietta e Laura Curino, MITO è anche orgoglioso di poter proporre biglietti contenuti in prezzi politici, da 5 a 30 euro, e a 1 euro per i ragazzi nati dal 2009. Inoltre molte manifestazioni sono totalmente gratuite.
Il Festival gode ovviamente di sponsors, senza i quali niente è più realizzabile. Main sponsor è, da anni, Intesa san Paolo. La Rai si conferma Media Partner con Rai Cultura e Rai 5, che realizzano un documentario sul Festival e Rai Radio3 che trasmette i concerti in diretta o in differita radiofonica. I biglietti, anche in prevendita, si possono acquistare a Milano presso il Teatro dal Verme, via San Giovanni sul Muro, tel. 02. 87905201:
biglietteriamito@ipomeriggi.it

e, a Torino, presso Urban Lab, Palazzo della Città  8/F  tel 011.01124777:
smticket@comune.torino.it

Crisi di creatività? E il teatro si rivolge ai riti e alla sacralità della religione. Tra i misteri e le suggestioni delle Scritture

(di Andrea Bisicchia) Perché il teatro, in assenza di idee, si rivolge molto spesso ad argomenti di carattere religioso? Forse perché la banalizzazione della lingua, oggi, favorisce la ricerca di un linguaggio, magari indecifrabile, come quello delle Sacre Scritture, che lascia però parecchio spazio alle argomentazioni, alle interpretazioni e, pertanto, alle rappresentazioni? Nel secolo scorso, sono stati parecchi i registi e gli autori che hanno scelto la simbologia del sacro, anche se, spesso, in disaccordo con i dogmi della chiesa o con le dottrine filosofiche della fede, si va da Copeau ad Artaud, da Julian Beck a Grotowski, a Barba, da Brook a Kantor, da Eliot a Fabbri, a Testori.
In questi ultimi mesi, sono stati, in tanti, a proporre o riproporre testi che abbiano a che fare col sacro, vedi “La sacra novella” di Fabrizio De André, riproposta con successo da Neri Marcoré al Teatro Carcano che ne è anche coproduttore, e ancora “Adam’s Passion” di Arvo Part e Robert Wilson che ha realizzato  in chiave performativa la storia del primo uomo sulla terra, Adamo appunto, che si scopre essere la causa di tutti i mali che hanno invaso la terra, forse gli stessi che furono sprigionati dal vaso di Pandora, a dimostrazione che mito e religiosità finiscano, a volte, per incontrarsi.
Arvo Part aveva già mostrato le sue predilezioni per l’innografia liturgica col “Miserere”, col successivo “Adam’s Passion” è passato dal compianto al lamento, quello di Adamo, cacciato dall’Eden e abbandonato in una “terra desolata” che fa pensare ad Eliot, autore del ben noto “Assassinio nella cattedrale”, una rappresentazione sacra che mostrò, a suo tempo, le potenzialità del teatro quando si accosta ad argomenti di carattere religioso. Il protagonista di “Adam’s Passion” è ben diverso dall’Arcivescovo di Canterbury, non va in cerca del martirio, bensì tenta di riflettere e di capire perché l’uomo debba essere artefice di tutti quegli orrori che hanno attraversato le epoche del passato e del presente, durante le quali si sono combattute guerre di sterminio.
L’occasione di questa messinscena dimostra come il sacro ben si adatti a quella multidisciplinarietà che contraddistingue il lavoro di un regista come Bob Wilson. Altro spettacolo recentissimo, visto all’Arena del Sole di Bologna, è quello di Angelica Liddell che ha proposto “Caridad”, dopo un precedente lavoro dedicato alla Prima Lettera di San Paiolo. La regista spagnola, ritenuta ormai tra le più innovatrici della scena internazionale ha diretto un vero e proprio inno alla Carità, una categoria che implica, non soltanto i germi della felicità, ma anche quelli di una disposizione della natura umana ad atti non malvagi, atti che richiedono all’uomo di perdonare o di trasgredire tenendo, come modello, la trasgressione di Cristo, ritenuto il primo sovversivo dell’umanità, come lo considerava De André nella “Buona novella”. Angelica Liddell ha portato sul palcoscenico sette attori o persone che hanno subito una operazione di laringectomia, espediente utilizzato da Romeo Castellucci nell’”Orestea”, a dimostrazione di come in tempi recenti i “sovversivi” della scena spesso si incontrino nell’uso di forme estreme, applicate alla vocalità, oltre che in alcune ricerche di carattere tematico.
Come dimenticare, sempre di Castellucci, “Sul concetto del volto di Dio”, uno spettacolo che, nel 2012, fece infuriare molti cattolici conservatori, che minacciarono, non solo il regista, ma anche Andrée Ruth Shammah per averlo ospitato nel suo teatro.
Gli esempi potrebbero continuare, pensando al “Cantico dei cantici” messo in scena da Roberto Latini, oppure a “Rosvita”, più volte, riproposto da Martinelli – Montanari.
L’ultimo esempio è quello di “LAZARUS” di David Bowie e Enda Walsh, con la regia di Walter Malosti che si potrà vedere, allo Strehler, dal 23 al 28 Maggio, dove il rimando al personaggio biblico ripropone il tema della resurrezione e dell’immortalità.
L’esigenza del sacro nasce, inoltre, dal bisogno di riteatralizzare il teatro, recuperando forme rituali che non possono, oggi, promettere alcuna catarsi, come avveniva nella tragedia greca, perché, semplicemente, tendono al recupero di “generi” e di “spazi” che, una volta, appartenevano alla storiografia medievale e che, ai giorni nostri, appartengono all’antropologia, che tende a riproporne nuove letture e nuovi apparati, indispensabili per capire il teatro di ieri e quello di oggi.

Quartetto ‘23-‘24. Un programma ricco di nomi eccellenti, ma con un’attenzione al sociale e alle classi più disagiate

MILANO, mercoledì 3 maggio ► (di Carla Maria Casanova) Dice la presidente della Società del Quartetto Ilaria Borletti Buitoni, presentando in sala Alessi del Comune la ricca stagione 2023-24 – 20 settembre-13 giugno: : “Gli eventi sono tanti, ma la cura principale, nel caso della musica, non sta nella quantità bensì nella qualità di ciò che si propone. Una mostra di pittura non ha di questi problemi: un quadro può piacere o no, senza far danni a nessuno. Un quartetto di Beethoven mal eseguito fa un danno enorme a tutta la musica.”  Sacrosante parole, nella precisa e perfettissima allocuzione di Ilaria Borletti, che dovrebbero esser tenute in serio conto da chi gestisce i pur scarsi contributi statali. Esigere 100 concerti per elargire i contributi, non ha un gran senso. Amen.
Un preciso obiettivo del Quartetto sta nell’attenzione al sociale: coinvolgere il nuovo pubblico di domani, esercitare una sorta di missione per raggiungere le fasce più fragili (100 biglietti gratuiti per ogni evento riservati alle persone più disagiate).
Grande importanza è riservata alla collaborazione con enti, istituti, musei. Nella fattispecie, il Comune di Milano, la Pinacoteca Ambrosiana (presente il direttore monsignor Rocca), il Fai (presidente Marco Magnifico), il Memoriale della Shoah (Roberto Jarach), La Casa di Riposo per Musicisti, il Museo del 900, Villa Necchi Campiglio, le Dimore del Quartetto ed eventi “fuori porta”.
Il programma della stagione n.159, presentato dal direttore artistico Paolo Arcà, è imponente, ricco di nomi eccellenti, da Daniele Gatti, che dirigerà con l’Orchestra Mozart le nove sinfonie di Beethoven a Jordi Saval e solisti come Beatrice Rana, Mitsuko Uchida, Yefim Bronfman, Barbara Hannigan, Leonidas Kavakos, Vadim Repin, Nikolaj Luganskij, Frank Peter Zimmermann, Isabelle Faust. E giovani talenti.
Un progetto di Biagio Scuderi riguarda la valorizzazione dell’archivio storico, proposta con l’aiuto della Fondazione Corriere della Sera e la supervisione scientifica dell’Università degli Studi.
Non resta che partecipare. La campagna abbonamenti è aperta.

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