MILANO, venerdì 21 novembre
(di Paolo A. Paganini) La cognizione è qualcosa di più e di diverso dalla conoscenza, la quale è un ripostiglio dove, con un’operazione concettuale, sono depositate, o conservate, nozioni relative alle facoltà mentali (concetti, ragionamenti, giudizi). È a questione di consapevolezza, è una facoltà attraverso la quale ci si rende conto d’un avvenimento o di uno stato mentale o del grido di un’anima. Perché, spesso, la cognizione si accompagna alla sofferenza, diventando partecipazione attiva, coinvolgimento, in ogni fibra, di una sensibilità illuminata e dolente.
È insomma “La cognizione del dolore” di Carlo Emilio Gadda, scrittore poeta e ingegnere (1893-1973), pubblicata a puntate su “Letteratura” (e non completata) tra il 1938 e il 1941.
Innovatore della letteratura del Novecento e sperimentatore di uno stile linguistico “impasticciato” (attenzione, non in senso negativo) di forme dialettali, di forme gergali, di espressioni tecniche, in una scrittura polisemica, metafora dell’assurdo, caotico dramma dell’esistenza. Quando si citano “La cognizione del dolore” e “Quer pasticciaccio brutto di via Merulana”, le due maggiori e più conosciute opere di Gadda, abbiamo subito misura di una irosa indignazione. L’Ingegnere, nei confronti di quel caos sociale morale politico, si potrà poeticamente ritrovare solo in un “pasticcio” linguistico come “cognitiva” espressione di uno smarrimento mentale e d’un linguaggio disturbato. Joyce e le Nouveau Roman saranno fratelli di stile in altrettanto emblematiche rilevanze.
Non c’è niente di armonico, di sopportabile, di accettabile nell’assurdità dell’esistenza. Gadda faceva coincidere le sue private ossessioni con la catastrofe generale del male e del caos. E della guerra.
Volontario della Prima guerra mondiale, ne rimase segnato per tutta la vita, anche per la morte dell’amato fratello Enrico, aviatore, “la parte migliore e più cara di me stesso…” La “Cognizione” ne è un po’ riflesso autobiografico.
Si svolge in turbolenta terra sudamericana (metafora d’una provinciale Italietta in camica nera), tra puzzolenti straccioni e luridi peones, da una parte, e nobili hidalgo, padroni spesso falliti, in fatiscenti palazzi e terre ormai aride ed incolte, dall’altra parte. Qui l’Ingegner Gonzalo (trasfigurazione dello stesso Gadda) è un insofferente padrone, schizzato, paranoico violento e isterico, e tuttavia di buona istruzione e di fine cultura.
Da qui si diparte la complessità del “pasticcio” gaddiano, che lasceremo sia alla curiosità degli spettatori sia ai fruitori (imperdibile e necessaria conoscenza) dell’opera letteraria, che ora è in scena all’Out Off nell’adattamento e regia di Lorenzo Loris e nell’interpretazione di esasperato, eccessivo espressionismo di Mario Sala (Gonzalo), efficacemente appoggiato da una sempre brava e generosa Monica Bonomi (la Madre) e dal misurato Claudio Marconi (il Dottore). Bene nelle altre parti di contorno Nicola Ciammarughi e Cristina Caridi (anche in più ruoli, ma, con i tempi che corrono, come si può altrimenti?).
L’operazione drammaturgica di Loris ha voluto salvare capra e cavoli, cioè l’impianto letterario e la teatralità; di quello facendo recitare i brani letterari come didascalie, di questa estrapolando i più pregnanti dialoghi. Va be’, diciamo ch’è riuscito a salvare sia la capra sia i cavoli.
Avrebbe potuto fare diversamente? Io non so. Ma, magari, potrà diventare motivo e pretesto di discussione negli incontri dell’Out Off, organizzati per una maggiore e meritoria conoscenza di Carlo Gadda. Che, per la cronaca, saranno, prima dello spettacolo:
25 novembre: Andrea Silvestri, Politecnico di Milano – “L’ingegner Gadda, l’ingegner Gonzalo”.
2 dicembre: Guido Lucchini, Uni Pavia – Studi filosofici di Gadda con riflessi ne“La Cognizione”.
11 dicembre: Giulia Fanfani, Uni Pavia -Le lettere inedite con il fratello Enrico: la tragedia della guerra.
16 dicembre: Ornella Selvafolta, Politecnico di Milano – “Gadda e le ville in Brianza”
“La cognizione del dolore”, da Carlo Emilio Gadda, Regia di Lorenzo Loris. All’Out Off, Via Mac Mahon 16, Milano. Repliche fino a domenica 21 dicembre
Lo spettacolo sarà al Teatro San Materno di Ascona dal 29 al 31 gennaio.