25 Aprile: uno spettacolo bielorusso “senza titolo”, perché la Shoah è la Shoah, e basta

Milano. Due scene dello spettacolo "Senza titolo", della Compagnia bielorussa  TeatralnY Kvadrat, al Teatro Ringhiera. Drammaturgia, regia, scene e costumi di Anna Sulima.

Milano. Due scene dello spettacolo “Senza titolo”, della Compagnia bielorussa TeatralnY Kvadrat, al Teatro Ringhiera. Drammaturgia, regia, scene e costumi di Anna Sulima.

Nell’anniversario della Liberazione, il 25 aprile, è per la prima volta in Italia la compagnia bielorussa TeatralnY Kvadrat: dodici giovani attori e due musicisti, guidati da Anna Sulima per uno spettacolo di grande intensità sull’importanza del ricordo e della memoria. Per non dimenticare le lezioni impartite dalla storia.“Nessuno, artista poeta attore che sia, potrà mai esprimere ciò che si è provato allora. Già adesso si stenta a crederci e in futuro, probabilmente, non ci crederà più nessuno”.
Queste parole, che chiudono lo spettacolo, segnano l’insanabile contrasto fra il dovere civile di rinnovare la memoria della Shoah, e la impossibilità di parlarne. Pur conscia di tale profonda contraddizione, Anna Sulima, giovane drammaturga e regista bielorussa, non ha voluto sottrarsi a questo imperativo etico. E lo ha fatto forzando quell’impossibilità, e rinunciando, per questo, a dare un titolo al suo lavoro. Il risultato è uno spettacolo corale, intenso, emozionante. Pur basandosi su documenti d’archivio e testimonianze di internati, lo spettacolo ha una sua lievità espressiva, che restituisce la tragedia della Shoah per simboli, per suggestioni, senza rappresentarla.
In scena, oggetti realistici: valigie, una menorah (il candelabro ebraico a sette bracci), le stelle gialle di stoffa a sei punte, le kippah. Ma il linguaggio prevalente è quello del gesto, della danza, della musica, e trascorre con coerenza drammaturgica e senza soluzione di continuità da un registro all’altro.
Un’accattivante coreografia sulle note di Tumbalalaika si dissolve nel fischio e nel ritmato sferragliare di un treno, prodotti da un flauto e dai sonagli di un tamburello, che assieme ad altri semplici strumenti musicali (un violino, due chitarre, un organetto, un’armonica) integrano l’azione scenica con una partitura sonora continua, ora dai toni melodiosi e gai, più spesso con timbri stridenti, dissonanti. La lingua è il russo, alternato al bielorusso e al polacco, ma il valore semantico della parola cede alla suggestione del suono, come nel momento in cui una ragazza ebrea è forzata a ripetere, fra le lacrime. “Ja ljubljù Germanju” (Io amo la Germania).
Al Teatro Ringhiera: “Senza titolo. Racconto di musica e gesti per non dimenticare”. Compagnia bielorussa TeatralnY Kvadrat. Con il patrocinio del Comune, della Provincia e della Comunità Ebraica di Milano – Via Pietro Boifava 17, Milano. Repliche 26 – 27 aprile