25 spettacoli, 22 registi, 17 prime, oltre 70 ore di teatro: per i 100 anni dalla nascita di Strehler e i 75 anni del Piccolo

MILANO, mercoledì 27 aprile – “Presente indicativo”: per Giorgio Strehler (paesaggi teatrali) rappresenta il momento culminante di Strehler100, il programma di celebrazioni che il Piccolo Teatro ha immaginato in occasione del centenario del suo fondatore un festival internazionale di teatro, dal 4 al 31 maggio 2022, che trasforma Milano in una vetrina della scena europea e non solo. Guardare all’Europa, al modo in cui gli artisti hanno risposto alla crisi del presente e hanno aperto prospettive sul futuro, proprio come fecero Giorgio Strehler e Paolo Grassi creando il Piccolo Teatro in risposta alla frattura della guerra: questo il senso della dedica a Strehler e lo spirito che ha governato l’immaginazione della rassegna: un dialogo autenticamente contemporaneo con le radici stesse del Piccolo.
Al suo centro, il 14 maggio 2022, in cui ricorrerà il settantacinquesimo anniversario della fondazione del Piccolo, quando due ragazzi che avevano poco più di 25 anni, Paolo Grassi e Giorgio Strehler, diedero inizio, nella Milano del dopoguerra, a un’avventura culturale rivoluzionaria, spargendo tra le macerie di una città devastata i semi di una rigenerazione straordinaria.

«Prende forma, in primo luogo», scrive nella presentazione Claudio Longhi, direttore del Piccolo, «un atlante, parziale e originale, della profuga Europa, con il suo carico di splendori e miserie, di contraddizioni e utopie, di slanci e ripiegamenti: un “Vecchio Continente” visto anche attraverso gli occhi di chi Europa non è, nella duplice consapevolezza che l’Europa si nutre e si sedimenta in una serie di “altrove” e che talvolta, allontanandosi dal proprio fuoco prospettico e osservandolo da altre ottiche, si comprende meglio quali ne siano le specificità o quale tipo di futuro ci si stia prospettando davanti…»

Il programma vuole comporre uno sguardo policentrico sull’Europa, ruotando intorno all’incontro di diverse prospettive, geografiche e non solo. È un “Vecchio Continente” osservato con gli occhi di alcuni dei più importanti protagonisti della scena teatrale europea, molti dei quali, accanto ai Maestri, appartengono a una ‘nuova’ generazione di artisti nata tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta.
Le rotte tracciate uniscono le coste mediterranee della Grecia (Theodoros Terzopoulos) e gli avamposti atlantici del Portogallo (Tiago Rodrigues) e dell’Irlanda (Dead Centre) al cuore dell’Europa (il francese Pascal Rambert, i belgi FC Bergman), fino a spingersi, da un lato, verso le sue punte settentrionali (lo svedese Marcus Lindeen) e aprirsi, dall’altro, alle testimonianze del blocco centro-orientale (la polacca Marta Górnicka, trapiantata a Berlino).
Ed è, allo stesso tempo, un “Vecchio Continente” in dialogo con porzioni di mondo che Europa non sono, dall’orizzonte sudamericano (gli argentini Mariano Pensotti e Lisandro Rodríguez, la brasiliana Christiane Jatahy) a quello africano (la capoverdiana Marlene Monteiro reitas e il burkinabè Aristide Tarnagda – foto di scena qui a sinistra), fino a quello mediorientale (la giovane iraniana Parnia Shams).
D’altra parte, la permeabilità dei confini contribuisce a formare presenze ibride, la cui identità si fonda sulla mescidanza di più esperienze culturali, come accade per Sergio Blanco (uruguaiano di nascita e francese d’adozione), Constanza Macras (argentina che, dalla metà degli anni Novanta, vive a Berlino) e Serge Aimé Coulibaly (africano nato in Burkina Faso e ora residente in Belgio).
In tutto questo, non manca naturalmente l’Italia, dove si riproduce la coesistenza tra grandi figure, con alle spalle un lungo e solido percorso (Mimmo Cuticchio, Virgilio Sieni, Davide Enia), e artisti emergenti ma già molto apprezzati (Federica Rosellini, Marco D’Agostin, Lacasadargilla). Un atlante, parziale e originale, dell’Europa che guarda se stessa, anche attraverso gli occhi di chi Europa non è, riflette sul passato, si affaccia al futuro, ma soprattutto vuole farsi specchio e racconto del presente.
Ventidue sono le artiste e gli artisti, italiani e internazionali (questi ultimi da Africa, Belgio, Brasile, Francia, Grecia, Iran, Irlanda, Polonia, Portogallo, Svezia, Uruguay), che si alterneranno sui palcoscenici delle tre sale del Piccolo, con ‘escursioni’ in altri luoghi della città, in preziosa collaborazione con il Teatro Franco Parenti, Zona K, Casa della Carità, Anteo Palazzo del Cinema e Università di Milano, sede, insieme al Piccolo, del V Convegno internazionale EASTAP, e grazie a iniziative come Città sola dell’ensemble Lacasadargilla. Il festival è, infatti, anche un progetto “politico” di relazione teatro/città, finalizzato a un attraversamento – fisico e metaforico – di Milano, nel tentativo di far luce sull’essenza di un teatro che – a tutti gli effetti e in tutti i sensi, da quello materiale-letterale a quello ideale-contenutistico – sia a “misura” di città.
Otto sono, da questa stagione, gli artisti associati del Piccolo (Marco D’Agostin, Davide Enia, Christiane Jatahy, Lacasadargilla, Marcus Lindeen, Pascal Rambert, Tiago Rodrigues, Federica Rosellini). Venticinque sono gli spettacoli di cui sette prodotti o coprodotti dal Piccolo, con diciassette prime nazionali.
Il Festival si apre mercoledì 4 maggio, con Constanza Macras (Buenos Aires, 1970), una delle più importanti coreografe contemporanee, sempre attenta alle tematiche sociali legate all’attualità, argentina che, dalla metà degli anni Novanta, vive a Berlino, dove nel 2003 ha fondato l’ensemble interdisciplinare DorkyPark, che mescola danza, testo, musica dal vivo e cinema. Nel 2021, con la sua compagnia, ha ricevuto il Premio Tabori, il più alto riconoscimento nazionale per le arti performative indipendenti. Il suo The Future, al Teatro Strehler in prima nazionale, immersione nel buco nero del futuro, tra profezie e tentazioni oracolari.
Anche il Teatro Studio Melato apre le porte al festival, il 5 e 6 maggio con Los años, scritto e diretto da Mariano Pensotti (Buenos Aires, 1973),  foto qui a sinistra, considerato tra i più brillanti talenti teatrali dell’America Latina. Lo spettacolo, in prima nazionale, posa lo sguardo sulla distanza che spesso intercorre tra ciò che ci aspettiamo dal futuro e ciò che si realizza realmente.
In prima nazionale (19 e 20 maggio), dopo Mariano Pensotti, viene presentato al pubblico italiano un altro artista argentino. Regista e attore teatrale e cinematografico, Lisandro Rodríguez (Quilmes, 1980), rivelazione dei Festival FIBA 2019 e Santiago a Mil 2020, è protagonista di una ricerca permanente di nuovi linguaggi e formati, che superino la convenzionalità del palcoscenico e la divisione tra spettatori e attori, per promuovere invece la creazione collettiva, in una società dal tessuto sociale sempre più lacerato.
L’appartamento di Parigi nel quale vissero Samuel Beckett e la compagna Suzanne durante la Seconda guerra mondiale è l’ambientazione che accoglie l’opera di Dead Centre, Beckett’s Room (in prima nazionale al Teatro Grassi, dal 29 al 31 maggio). Al Teatro Studio Melato, il 30 e 31 maggio, il festival si chiude con la prima nazionale di Is della giovanissima regista iraniana Parnia Shams (Nahavand, 1996). La storia si sviluppa intorno a una classe di una scuola femminile, simbolo della società posta sotto un latente ma costante controllo: una denuncia di un’autorità invisibile capace di inibire la creatività e le relazioni sociali.

Il V Convegno internazionale EASTAP (European Association for the Study of Theatre and Performance) – a cura di Alberto Bentoglio, Claudio Longhi e Daniele Vianello – sarà ospitato dal Piccolo Teatro di Milano (23-26 maggio 2022) e dal Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano (26-27 maggio 2022). L’obiettivo del Convegno è proporre un’approfondita e sfaccettata indagine sull’idea di Theatrical Mind (“Mente Teatrale”), in relazione alle diverse declinazioni dello spettacolo dal vivo (ad esempio, dal teatro di parola alla performance, fino al teatro per musica e alla danza) e nel segno della dialettica fra teorie e pratiche. Il piano del Convegno prevede: interventi di keynoters; sessioni di panel tematici, che coinvolgeranno esperti, artisti, ricercatori, professionisti del mondo dello spettacolo dal vivo; tavole rotonde; masterclass con alcuni dei più importanti artisti teatrali italiani e internazionali; presentazioni dei progetti di ricerca di giovani studiosi nell’ambito dell’Emerging Scholars’ Forum.

Tutti gli spettacoli in lingua originale sono sovratitolati in italiano e inglese, quelli in lingua italiana sono sovratitolati in inglese.

Per tutto il mese di programmazione del Festival Presente indicativo dedicato a Giorgio Strehler, l’omaggio al regista, nel centenario della nascita, prosegue con la proiezione delle versioni televisive di nove dei suoi titoli più conosciuti.

In collaborazione con la Rai e con Anteo Palazzo del Cinema, a partire da giovedì 5 maggio e fino a domenica 29 maggio, sarà possibile vedere (o rivedere) su grande schermo dieci capolavori strehleriani: “Le baruffe chiozzotte”, “Re Lear”, “Il giardino dei Ciliegi”, “Arlecchino servitore di due padroni” (14 maggio, giorno del settantacinquesimo), “La Tempesta”, “Temporale”, “La storia della bambola abbandonata”, “Minna von Barnhelm”, “Elvira, o la passione teatrale”, “L’isola degli schiavi”.

i 25 titoli – su 28 giorni di programmazione – che affollano il palinsesto di Presente indicativo a rivelare che non è un principio di sintesi né di esemplificazione a innervare il festival di maggio in onore di Giorgio Strehler, ma il desiderio di accogliere e dare volume a una polifonia espressiva che eccede non solo i confini nazionali ed europei, ma persino quelli del palcoscenico.
(pap, dal c.s. del Piccolo Teatro)

Per più dettagliate informazioni sul calendario degli spettacoli e sulle diverse compagnie:
www.piccoloteatro.org