28 spettatori in cuffia. Come in una biblioteca pubblica. Sui tavolini, un libro da sfogliare. E il palcoscenico? La mente

LUGANO (CH), mercoledì 30 settembre(di Marisa Marzelli) La 29ma edizione del FIT (Festival internazionale del teatro e della scena contemporanea) si è aperta martedì 29 settembre con lo spettacolo di danza Rame della ticinese Lorena Dozio – concezione coreografia e danzatrice – al LAC di Lugano. Da mercoledì 30 settembre a domenica 4 ottobre è invece in scena Book is a Book is a Book della compagnia ticinese Trickster-p.
Questo lavoro ha avuto un debutto travagliato. Graziato per un solo giorno dalla cancellazione causa coronavirus nel mese di marzo, torna ora a Lugano all’interno del FIT (dopo qualche replica in tournée, tra l’altro a Basilea, Bassano del Grappa e Prato). La sua struttura prevede la presenza di soli 28 spettatori a rappresentazione, ma è replicato più volte in un giorno nella sala del Teatrostudio, allestita come il locale di una piccola biblioteca pubblica. Ognuno prende posto ad un tavolino separato dagli altri, con lampada autonoma e un libro posato sulla scrivania. Indossando una cuffia, il pubblico viene guidato a sfogliare il libro, ricco di citazioni disparate, fotografie, disegni, mappe e persino una ricetta per cucinare la lepre alla cacciatora.
Frutto della residenza triennale al LAC, realizzato per essere fruito in italiano, inglese o tedesco a seconda dei luoghi toccati in tournée, il lavoro è prodotto da Trickster-p e LAC (Lugano Arte Cultura) in coproduzione con altri enti internazionali, tra cui FOG Triennale Milano Performing Arts. Trickster-p, che festeggia i 18 anni di attività, è una piccola realtà artistica locale ma con esibizioni internazionali (fa capo a Cristina Galbiati e Ilija Luginbühl foto in alto) e vincitore nel 2017 del Premio svizzero del teatro. Propone una forma di teatro performativo senza la presenza dell’attore (se non per la voce in cuffia). I primi progetti consistevano, per uno spettatore alla volta e sempre con l’ausilio degli auricolari, nel percorrere una serie di piccole stanze arredate con oggetti simbolici, in ognuna delle quali venivano evocate fiabe famose (da Hansel e Gretel a Biancaneve). Da lì il concetto si è allargato ad una serie di creazioni che fanno perno sulla contaminazione tra linguaggi diversi, lavorando sullo spazio e invitando il pubblico ad ampliare la propria percezione di realtà interiore ed esteriore.
Già il titolo Book is a Book is a Book sembra rimandare al verso di Gertrude Stein “Rosa è una rosa, è una rosa” contenuto nel poema Sacred Emily (1913), il cui significato più o meno è che le cose sono quel che sono e non va alterata la loro natura. Punto di partenza è “il” libro, inteso come oggetto in grado di far spaziare la mente nel tempo e nello spazio. Secondo l’autrice Cristina Galbiati “un libro è una sorta di capsula che ci consente di viaggiare in altri mondi, un oggetto del quotidiano capace di farci andare oltre il quotidiano. Questo progetto è nato dal desiderio di investigare l’oggetto libro, chiedendoci se potesse diventare un dispositivo performativo”. Il concetto, in sé astratto, è stato sviluppato con l’apporto della dramaturg Simona Gonella e le musiche originali di Zeno Gabaglio.
Lo spettacolo (un’ora di durata) può creare diffidenza nel pubblico avvezzo ad un teatro più tradizionale, ma non manca di motivi d’interesse. Intanto, abituato ad accomodarsi in platea e a guardare verso il palcoscenico, lo spettatore si ritrova in un ambiente dalle coordinate impreviste; si siede al tavolino (foto a sinistra) e comincia ad esplorare il libro posato sul tavolo (un volume inedito, creato ad hoc dallo studio CCRZ, con illustrazioni di Arianna Bianconi). La voce femminile in cuffia, dopo alcune informazioni didattiche sulle peculiarità dei libri, lo spazio che occuperebbe la somma delle pagine allineate dei volumi contenuti nella British Library (la biblioteca nazionale della Gran Bretagna) e altri dati introduttivi, guida in un percorso non strettamente narrativo ma di associazioni di idee, suggerendo di aprire il volume a determinate pagine. In breve tempo, pur seguendo le indicazioni dell’audioguida, ci si ritrova ad esplorare anche autonomamente altre pagine, cominciando a creare un personale percorso.
Va detto che la guida sonora, al di là delle parole, propone una selezionata e accurata serie di suoni e rumori – dal ronzio degli insetti al traffico stradale – capaci di immergere in un universo sensoriale intenso, privilegiando quasi il senso dell’udito a quello della vista e del tatto (guardare e toccare il libro che si ha di fronte). Magistrale il momento in cui, sollecitati ad osservare la foto di un paesaggio sotto la pioggia, scoppia nelle orecchie un temporale, la lampada si spegne su tutti i tavoli e in cuffia si viene invitati ad accendere una piccola torcia posata vicino al libro.