8 incontri di Muti su Rai5 fino al 9 dicembre, più l’edizione TV del “Falstaff” al Ravenna Festival ● La parola al Maestro

Riccardo_Muti_ritrattoMILANO, mercoledì 14 ottobre  ● 
(di Carla Maria Casanova) Riccardo Muti transita per Milano ed è subito evento.
Il Maestro ha presentato il ciclo di 8 incontri a titolo “Prove d’orchestra”, che andrà in onda su Rai5 a partire da mercoledì 21 ottobre alle 21.15 (a seguire, i 28 ottobre, 4, 11, 18, 25 novembre, 2, 9 dicembre). In ogni tappa Muti affronterà un musicista diverso: Paisiello, Cimarosa, Mozart, Schubert, Berlioz (due serate),Verdi, Dvorak, toccando aspetti particolari. Su Verdi, ad esempio, si soffermerà sull’importanza dei balletti (per lo meno certi balletti come, bellissimo, “Le quattro stagioni” dei Vespri siciliani). A chiusura del ciclo, giovedì 10 dicembre Rai5 propone in prima visione  l’edizione televisiva del Falstaff di Verdi diretto da Muti al Ravenna Festival 2014 nell’allestimento curato da Cristina Mazzavillani Muti.
Molto fiero del contratto si è dichiarato lo staff di Rai Cultura: il direttore Silvia Calandrelli e Felice Cappa.
Muti è arrivato da Ravenna in macchina. Per via, lui sempre puntualissimo quando non in anticipo, ha annunciato ritardo a causa “dell’intenso traffico”. Poi si è concesso a lungo, molto disteso. Ha ricordato che, appena diplomato, il suo primo ingaggio professionale fu proprio con l’orchestra Rai, ma con un cachet a dir poco “umiliante”. Telefonò alla sede romana per perorare un ritocco. Roma rispose “Ma pecché, non le bbasta?” Se lo fece bastare.
L’idea delle “Prove d’orchestra” a capo della “sua” Cherubini (che compie dieci anni) nasce dal desiderio di far capire quale sia il rapporto tra il direttore e gli orchestrali e quale deve essere tra questi e lo spettatore. Una sorta di circuito aperto, omnicomprensivo.
“La Cherubini è una orchestra di formazione – ricorda Muti- per preparare i giovani diplomati ad affrontare l’esperienza di suonare insieme anche in grandi orchestre. Come è successo a parecchi miei ragazzi. La Cherubini ne ha “licenziati” più di 100.”
Come vede gli esperimenti tipo Elisir d’amore alla Malpensa?
Muti si fa spiegare cos’è (era a Chicago fino all’altro giorno), fa qualche battuta (“ah! Bella idea!”) In definitiva: “No, la musica va prodotta in orchestra, direttore e strumentisti e/o cantanti devono guardarsi negli occhi. Lo sguardo è una comunicazione indispensabile. Torniamo all’essenza delle cose. E aboliamo il muro tra pubblico ed esecutore.”
L’opera in Tv è un buon veicolo culturale?
“La Tv può servire se usata con intelligenza. Purtroppo spesso gli intervistatori che intervengono negli intervalli non sono preparati, chiedono cose ovvie…”
In apertura dell’incontro Muti aveva esordito sorridendo “Vi prego, no alla solita domanda…” Ma naturalmente quella (domanda) arriva:
Maestro, non pensa di tornare alla Scala?
“Per pensare, ho altro cui pensare.. Ho passato 19 anni bellissimi alla Scala. Amo quel teatro e desidero solo che mantenga il suo ruolo primario nel mondo. E ognuno fa la sua strada…” Poi, declamando con mistero: “Ma se Dio, se “il popolo!” vorrà, chissà.”
Ed è subito agitazione.