
“Leone che cammina sulla destra” – Tumulo di Majkop – Seconda metà del 4000 a.C – Oro – Lunghezza 6,0 – San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage
MILANO. Lunedì 5 ottobre – Che cos’hanno in comune il Caucaso e la Sardegna? Il corredo funerario della tomba di Nalchik e l’architettura nuragica? Cagliari e San Pietroburgo? Nulla, apparentemente. Se non fosse per un ponte, uno di quei ponti invisibili a occhio nudo, ma basilari, veri e propri pilastri sui quali, e attraverso i quali, sono intercorsi scambi e cambiamenti, si sono sviluppate culture, si sono costruite civiltà. Un ponte chiamato Caucaso, in un’unica, grande terra chiamata Eurasia che, sul finire dell’Età della Pietra, fu protagonista di una straordinaria rivoluzione economica, sociale, culturale, nata nel Vicino Oriente e destinata a propagarsi, nel giro di pochi millenni, nell’intero continente. Il Neolitico. Dopo il quale niente fu più come prima.
Le popolazioni nomadi divennero stanziali, l’uomo coltivò i campi e allevò gli animali, sorsero i villaggi e si inventò la ruota, nacquero i commerci e le guerre, si costruirono le armi e si imparò a lavorare i metalli.

Capotribù – h. 40,2; largh. 20,2 – Uta, Monte Arcosu – Luogo di conservazione: Cagliari, Museo Archeologico Nazionale
E ci si affacciò alla Storia.
Un processo non immediato da inquadrare, sul quale tuttavia la Città di Cagliari (Capitale italiana della Cultura 2015) ha costruito una mostra dal carattere internazionale, che si terrà nel capoluogo sardo dall’11 dicembre al 10 aprile prossimi. Forte di oltre 250 opere risalenti al periodo compreso fra il V e il I millennio a.C. (oggetti d’uso comune e corredi funerari, manufatti in oro e pietre preziose, in argilla e in pietra, in bronzo e in rame) “prestate” dall’Ermitage di San Pietroburgo, e di un altro centinaio proveniente dai Musei della Sardegna, l’esposizione persegue il dialogo, il confronto, il collegamento fra due mondi geograficamente lontani, tuttavia accomunati da evoluzioni parallele, non di rado frutto di scambi commerciali e culturali, quando non decisamente segnate da apporti esterni. Dalla produzione, e lavorazione, dei metalli alle figurine antropomorfe femminili, alla cultura del vaso Campaniforme (vasi e bicchieri caratterizzati da una forma a campana rovesciata e da un’accurata decorazione geometrica), che nell’Età del Rame giunge in Sardegna con le medesime caratteristiche riscontrabili nel resto dell’Europa, per poi essere rivisitata e rielaborata. (pat.p.)
“Eurasia, fino alle soglie della Storia. Capolavori dal Museo Ermitage e dai Musei della Sardegna”, Cagliari, Palazzo di Città, 11 dicembre 2015 – 10 aprile 2016