A Milano gli “animali da spiaggia” di Theo Jansen. Perché non c’è confine tra arte e ingegneria (e Leonardo approva)

Theo Jansen, mentre presenta una sua creatura al Museo della Scienza e della Tecnologia

MILANO, mercoledì 20 febbraio (di Patrizia Pedrazzini) Il più grande si chiama “Animaris Siamesis”, è fatto di due corpi, l’uno ancorato all’altro, ha 72 gambe e pesa più di 200 chili. Troppo. Ha cercato anche di evolversi, per la verità, per esempio in “Animaris Umerus”, ma non ce l’ha fatta: sulla spiaggia è riuscito a sopravvivere per 26 secondi, crollando subito dopo sotto il suo stesso peso.
Poi ci sono “Bruchus Primus”, una specie di centopiedi, e “Bruchus Segundus”, sorta di bruco che si spostava usando una serie di muscoli che si espandevano e si contraevano.
E “Sabulosa Cutis”, capace di camminare lateralmente controvento: quando si muoveva sulla spiaggia, i granelli di sabbia si attaccavano al nastro adesivo del quale era rivestita, mimetizzandola, per cui è chiamata “creatura dalla pelle sabbiosa”.
Cinquecento anni dopo la morte di Leonardo, un artista contemporaneo nel quale molta critica internazionale individua analogie con il genio da Vinci – a partire dalla capacità di coniugare sapere scientifico e suggestioni umanistiche – approda per la prima volta in Italia, a Milano, con un bagaglio di tredici opere che resteranno in mostra, al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, fino al prossimo 19 maggio. L’artista è l’olandese Theo Jansen, le opere sono i suoi “Strandbeest”, gli “animali da spiaggia”, gigantesche installazioni cinetiche, creature ibride dall’aspetto zoomorfo che si muovono sfruttando la sola forza del vento. Quello che soffia sulle spiagge dei Paesi Bassi dove, simili a scheletri di animali preistorici o a enormi insetti, muovono i loro passi leggeri spinti dall’aria incanalata in bottiglie di plastica appese ai loro enormi corpi, in una sorta di danza lieve e surreale.
La mostra milanese ne ospita tredici, costruiti, come tutti gli altri, in legno, tubi flessibili di plastica, fili di nylon e nastro adesivo. Il loro autore li ha pensati e voluti così almeno a partire dal 1990, frutto di elaborati calcoli al computer, ma privi di motori. Solo il vento li avrebbe fatti muovere, lo stesso vento, tuttavia, sotto le cui raffiche le gigantesche creature sarebbero quasi sempre crollate miseramente a terra. Ma solo per spronare il loro “padre” a fare di meglio, ideando nuove soluzioni. Come nel caso di “Percipere Rectus” che, allorché percepisce, grazie ad appositi sensori, l’avvicinarsi di un vento troppo forte, è in grado di piegare la testa nella sabbia, evitando così di essere spazzata via: una misura di autoconservazione che le ha consentito di vivere sulla spiaggia anche per due anni consecutivi.

L'”Animaris Umerus” su una ventosa spiaggia dei Paesi Bassi

Certo, guardare le creature di Jansen fuori dal loro habitat, strappate alle piatte spiagge olandesi battute dai venti freddi del Nord e immobilizzate fra le pareti del pur bellissimo Padiglione Aeronavale del Museo milanese, è un po’ triste. Tuttavia curioso e singolare, anche per il corredo di oggetti e di video che consentono al visitatore di calarsi meglio nell’atmosfera e nell’ambiente dal quale provengono, ammirandole mentre volteggiano sui “loro” litorali.
Inoltre sono previste (il 7 marzo, l’11 aprile e il 9 maggio) tre serate di apertura straordinaria dell’esposizione, nelle quali le sculture cinetiche del settantenne olandese (passato, nel suo personalissimo percorso artistico, dagli studi di Fisica all’Aeronautica, alla Robotica) prenderanno vita in mezzo al pubblico.
Perché “i confini tra arte e ingegneria esistono solo nelle nostre menti”. Parola di Theo Jansen.

“Dream Beasts – Le spettacolari creature di Theo Jansen”, Milano, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, via San Vittore 21. Fino al 19 maggio.

www.museoscienza.org