A Milano la luce e il buio di La Tour, il Caravaggio francese. Popolani, santi, mendicanti. Al bagliore fioco di una candela

MILANO, sabato 8 febbraio (di Patrizia Pedrazzini) Oggi che il mondo artistico internazionale lo ha ormai da decenni ampiamente riscoperto e studiato (anche se ancora non completamente), non stupisce che venga definito il “Caravaggio francese”. Ma, fino al primo Novecento, di Georges de La Tour, nato in un borgo della Lorena nel marzo del 1593 e morto il 30 gennaio del 1652 in un paese poco lontano della stessa regione, si conosceva ben poco. Se non fosse stato per lo storico dell’arte tedesco (e grande esperto del barocco italiano) Hermann Voss, che nel 1915 pubblicò un articolo nel quale gli assegnava la paternità di alcuni dipinti, il pittore francese sarebbe rimasto quello che fino ad allora era stato: un nome senza opere. Al più corredato dalla fama di uomo dal carattere difficile e dalla vita agitata, facile alla violenza (un po’ alla Caravaggio), padre di dieci figli, e abituato a condividere la casa con un gran numero di cani randagi.
Ma, appunto, non è andata così, e ora Milano dedica a quella che è a tutti gli effetti una gloria nazionale francese la mostra “Georges de La Tour. L’Europa della luce”, nelle sale di Palazzo Reale fino al prossimo 7 giugno.
Un’ottima occasione per ammirare i lavori di questo maestro della luce, i suoi bagliori al lume di candela, le sue suggestioni, la sua tavolozza fatta di ombre e di profili illuminati, modelli assorti e silenziosi. Ma anche le sue figure crudamente realistiche, i volti segnati dalla miseria, dall’ignoranza e dalla povertà, oltre che dall’inesorabile scorrere del tempo. In tutto 33 opere, 16 delle quali del pittore lorenese, le altre di altri artisti del tempo.
Promossa e prodotta dal Comune di Milano, da Palazzo Reale e da MondoMostre Skira (che ne ha curato anche il catalogo), l’esposizione ha come polo d’attrazione la bellissima “Maddalena penitente”, prestito della National Gallery of Art di Washington D.C. (ve ne sono altre tre attribuite a La Tour, a New York, a Los Angeles e a Parigi). Diversamente dai contemporanei, più portati a sottolineare, della donna, i lati popolani e carnali, il pittore colloca Maddalena in una stanza austera, nella quale il profilo nitido e delicato, i capelli scuri e lisci e lo sguardo assorto di chi è profondamente immerso nei propri pensieri emergono dalla penombra creata dalla fiamma esile e tremolante di una candela. La mano destra a sostegno del viso, la sinistra a sfiorare un teschio. E un piccolo specchio, a ricordare la natura effimera della vita terrena.

Georges de La Tour, “Giobbe deriso da sua moglie”, 1650 ca – olio su tela, 145 x 97 cm (Musée départmental d’Art ancien et contemporain – Epinal, Francia)

Più orientati invece al drammatico realismo della vita popolare, attraverso anche il ricorso a modelli presi dalla strada, gente di basso rango, mendicanti, altri dipinti in mostra. Da “La rissa tra musici mendicanti” a “I giocatori di dadi”, e soprattutto a “Il denaro versato”, dove ancora l’artista – qui per sottolineare la tensione che accompagna il rapporto fra gli uomini e i soldi – fa ricorso alla luce di una candela, conferendo alla tela un chiaro impatto caravaggista (anche se ancora non si sa se La Tour abbia mai avuto modo di vedere le opere di Michelangelo Merisi, vissuto fra il 1571 e il 1610).
Né potevano mancare i quadri di argomento religioso, su tutti il singolare, per certi versi moderno, “Giobbe deriso dalla moglie”: una donna alta, maestosa e vestita di un raffinato abito rosso, che occupa con la sua figura la gran parte del quadro e che sovrasta, illuminandolo con una candela che tiene nella mano destra, un povero uomo nudo, vecchio e malato seduto su uno sgabello. Mentre ancora lampi di luce accarezzano il corpo immerso nella solitudine di “San Giovanni Battista nel deserto”. E sempre il lume fioco di una candela è il protagonista dell’elegante “Educazione della Vergine”: la piccola Maria che, in un interno domestico intimo e frugale, con discrezione si avvicina alla madre, per attendere educatamente alle attività femminili cui è destinata: la tessitura e la lettura delle Sacre Scritture.
In Italia non è conservata alcuna opera di Georges de La Tour. La mostra è stata resa possibile grazie ai prestiti concessi da 26 musei, fra Europa e America.

“Georges de La Tour. L’Europa della luce”, Milano, Palazzo Reale, fino al 7 giugno 2020.
www.latourmilano.it