A Palazzo Medici Riccardi: la “cavalcata fantastica” del Futurista Depero. Pitture, bozzetti, arazzi e marionette

Fortunato Depero, “Marionette per i balli plastici”, 1918 – olio su cartone, cm 30×30 – Collezione privata

FIRENZE, domenica 15 ottobre(di Carla Maria Casanova) Fortunato Depero (1892-1960), indiscusso rappresentante del Secondo Futurismo, arriva a Firenze per la prima volta nella imponente formazione della mostra Depero, cavalcata fantastica, curata da Sergio Risaliti ed Eva Francioli (catalogo Officina libraria) e allestita fino al 28 gennaio 2024 in Palazzo Medici Riccardi. (Una chicca: è qui che a pochi metri, sempre nel Palazzo, si apre la celebre Cappella del Corteo dei Magi affrescata da Benozzo Gozzoli. Sarebbe un vero peccato perderla).
A suggerire la mostra è stata la presenza nelle raccolte dei Musei Civici Fiorentini di Nitrito in velocità (1932), dono al Comune di Firenze dell’ingegnere navale Alberto Della Ragione all’indomani della devastante alluvione del 1966. Il dono comprendeva anche altre 240 opere dell’avanguardia novecentesca. Di Depero, in mostra sono 47, di cui molte provenienti dal Mart di Trento e Rovereto.
Pittore, scultore, illustratore e molto altro, Depero fu, con Balla, uno dei firmatari del Manifesto dell’aeropittura. Gli si riconosce di essere stato l’unico a tentare davvero l’utopica impresa della “Ricostruzione futurista dell’universo”.
Nato nella trentina Val di Non – “altopiano di prati e selve oscure di larici e abeti”-, Fortunato bambino viene spedito in un collegio tedesco a Merano, dove mangia male e studia poco. “Disegnavo, modellavo, dipingevo, scolpivo con passione precoce e tumultuosa frenesia di autodidatta” lascerà scritto nelle sue memorie. Il dado è tratto. Lo scoppio della guerra non lo arresta. Esplora ogni forma d’arte, coinvolge tutti gli ambiti dell’esistenza, dalla musica alle ricette di cucina, dalla moda al teatro, dal design alla pubblicità. È opera sua la bottiglietta triangolare del Campari! Inventa materiali che definisce “complessi plastici motorumoristi”. Si serve di pupazzetti, manichini, marionette. Agli studi per questo settore (dove sono esposti i bozzetti scenografici dei Ballets russes di Diaghilev per i quali disegna scene e costumi de Le chant du rossignol) è dedicata la prima parte della mostra fiorentina.
La seconda è idealmente incentrata sulla lavorazione degli Arazzi (in mostra numerose “tarsie di panno”) di cui il pezzo forte è la maestosa Cavalcata fantastica, sinfonia di gialli e aranci sullo sfondo di castelli da fiaba. Sono arazzi pure il severo Re di Denari e il Mandarino, costruito su una trama di lana e panno applicata su un canovaccio di cotone. Nella seconda metà degli Anni Trenta, a causa dell’austerità della politica autarchica, Depero contribuisce al rilancio del buxus, materiale economico a base di cellulosa atto a sostituire il legno delle impiallacciature.
L’ultima sezione è dedicata a un approfondimento sui temi della meccanizzazione del movimento e sul mito del progresso. “Padroneggiamo gli elementi” annunciava l’artista affrontando il mito della velocità e della civiltà meccanica.
Tra le sue opere più note gli olii I miei Balli plastici e il Paese di tarantelle, coloratissime, ironiche scene che pullulano di personaggi.
Nel 1943, per ottenere commissioni, Depero si allinea con il Regime e produce il mosaico “A passo romano”: gli costerà una drastica emarginazione negli anni a venire. Invitato due volte a New York, le sue visioni futuristiche entusiasmano gli USA. Di ritorno nella sua Rovereto senza eccessive illusioni, apre con la moglie Rosetta un Atelier che chiamerà la Casa del Mago. E davvero un Mago è, Fortunato Depero, artista tutt’altro che “infantile”, men che meno banale, anzi geniale, ironico, allegro, come è manifesto in tutta la mostra fiorentina.