MILANO, venerdì 13 marzo ● È aperta al pubblico la mostra “Arte lombarda dai Visconti agli Sforza”, ispirata alla grande esposizione dallo stesso titolo allestita nel 1958 nelle stesse sale di Palazzo Reale, risanate dopo i bombardamenti del 1943: un progetto che aveva allora costituito l’affermazione dell’identità culturale milanese e lombarda e della grandezza della sua tradizione artistica. La mostra di oggi ripensa quel progetto nella chiave più pertinente e attuale: quella della centralità di Milano e della Lombardia, alle radici della cultura dell’Europa moderna. Prende in esame lo stesso periodo storico considerato dalla mostra del ’58, dunque i secoli dal primo Trecento al primo Cinquecento: tutta la signoria dei Visconti, poi degli Sforza, fino alla frattura costituita dall’arrivo dei Francesi. La vita di corte diventa la grande protagonista a Palazzo Reale, alla scoperta delle radici delle due famiglie che resero grande Milano.
Le circa duecentocinquanta opere in mostra sono state selezionate in modo da consentire al visitatore non solo di apprezzare la preziosità dei materiali e la bellezza dei singoli oggetti, ma anche di riconoscerne i legami formali e il linguaggio comune. La rassegna, che fa seguito alla mostra di Bramante a Brera e precede immediatamente la monumentale monografica dedicata Leonardo Da Vinci a Palazzo Reale, si inserisce in un percorso storico artistico fortemente voluto e sostenuto dal Comune di Milano, dalla Pinacoteca di Brera e da Skira editore, che ricostruisce quel periodo storico che fu una vera e propria “età dell’oro” milanese.
La mostra del 1958 era il frutto del lungo lavoro di ricerca, di valorizzazione e di restauro del patrimonio artistico ad opera di alcune personalità di alto profilo etico e intellettuale, attive negli istituti di tutela cittadini come Fernanda Wittgens, Franco Russoli, Gian Alberto Dell’Acqua, protagoniste della difesa del patrimonio milanese e lombardo durante la Grande Guerra. La rassegna di oggi è anch’essa fortemente connotata dal punto di vista scientifico raccogliendo i frutti di più di cinquant’anni di studi, che hanno toccato i più diversi settori storici e artistici, e fatto registrare passi avanti molto significativi nelle conoscenze e anche nella conservazione, nel restauro e nella valorizzazione del patrimonio milanese e lombardo.
A più di cinquant’anni dall’esposizione di Palazzo Reale, propone una rilettura della storia artistica lombarda, riconoscendo nelle aperture e nelle relazioni con gli altri territori una parte sostanziale della sua identità.
Il percorso della ricca esposizione si svolge attraverso una serie di tappe in ordine cronologico, che costituiscono altrettante sezioni e sottosezioni, che illustrano la progressione degli eventi e la densità della produzione artistica: pittura, scultura, oreficeria, miniatura, vetrate, con una vitalità figurativa che soddisfa le esigenze della civiltà cortese e conquista rinomanza internazionale.
Dopo una breve sezione introduttiva che offre il contesto storico, presentando una galleria di ritratti delle due dinastie di grandi committenti, i decenni centrali del Trecento costituiscono la prima sezione espositiva, dedicata a illustrare come i Visconti abbiano impresso una svolta fondamentale alla cultura lombarda, dapprima importando a Milano e in Lombardia artisti “stranieri” – i toscani Giotto e Giovanni di Balduccio – poi aprendo cantieri nelle capitali del ducato, nelle città satelliti, nelle campagne, occupando gli spazi urbani e rinnovando quelli ecclesiastici; fondando biblioteche, come quella di Pavia.
Una seconda tappa è quella degli anni attorno al 1400, dove domina Gian Galeazzo Visconti, personaggio chiave del tardo gotico lombardo: sono gli anni del grande cantiere del Duomo di Milano. È stata in questo caso fondamentale la collaborazione con la Fabbrica del Duomo, che ha generosamente accettato di smontare dalle guglie ed esporre in mostra alcune statue della Cattedrale e alcune vetrate, altrimenti difficilmente visibili.
Nella terza sezione si passa al lungo regno di Filippo Maria Visconti, molto diverso da Gian Galeazzo, con una personalità nevrotica, non adatta a riunire una vita di corte di qualità. Comincia la crisi del ducato e molti artisti lasciano la Lombardia.
Il capitolo successivo, la quarta sezione, mette a fuoco l’importanza capitale dello snodo figurativo che corrisponde alla fine dinastica dei Visconti e alla presa di potere di Francesco Sforza (gli anni intorno al 1450) fino a tutto il periodo di governo di Galeazzo Maria Sforza. È il periodo delle grandi botteghe che si spartiscono il lavoro delle grandi imprese decorative al Castello Sforzesco a Milano e a Pavia: Foppa, Bembo, Zanetto Bugatto, Bergognone.
Una quinta e ultima tappa è infine dedicata agli anni di Ludovico il Moro e alla spaccatura provocata dalla sua caduta e dall’arrivo dei Francesi: sono anni di cambiamenti radicali nell’urbanistica, nell’architettura e in generale nella produzione artistica grazie alla presenza a Milano di personalità eccezionali come Bramante, Leonardo e Bramantino.
Palazzo Reale, Milano – fino al 28 giugno 2015
INFO E PRENOTAZIONI
tel. +39 02 54914
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