SECONDO COMUNICATO DEL PICCOLO TEATRO ♦
MILANO, domenica 22 febbraio ●
Nel pieno rispetto della sensibilità e della volontà espressa dal Maestro, le esequie di Luca Ronconi avranno luogo, martedì 24 febbraio, in forma privata nella Parrocchia di Civitella Benazzone, vicino a Perugia, luogo in cui sono già sepolte le persone a lui particolarmente care.
MESSAGGIO DEL PRESIDENTE EMERITO, GIORGIO NAPOLITANO, PER LA SCOMPARSA DI LUCA RONCONI
“Con la morte di Luca Ronconi il mondo della cultura, dell’arte e dello spettacolo subisce una nuova, grave e dolorosa ferita. Egli era da lungo tempo per generale riconoscimento, anche fuori d’Italia, la più originale e forte personalità di regista del teatro di prosa e del teatro d’opera. Era succeduto idealmente a Giorgio Strehler, facendo anch’egli del Piccolo Teatro di Milano la sua casa, il centro delle sue molteplici prestazioni e invenzioni. Diede prova della sua sensibilità artistica e politica volendo anche allestire per il Centocinquantenario dell’Unità d’Italia una splendida mostra dei capolavori d’arte delle Regioni italiane nei sontuosi ambienti della Venaria a Torino. Desidero esprimere la mia commossa vicinanza a quanti hanno operato con lui, hanno tratto insegnamenti dal suo ineguagliabile magistero, e innanzitutto al Piccolo Teatro e alla Scala di Milano che hanno perso un incomparabile apporto di finezza intellettuale, di sensibilità artistica, di passione e di straordinaria operosità”.
Giorgio Napolitano
UNA DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA BIENNALE, PAOLO BARATTA
In occasione della scomparsa di Luca Ronconi, il Presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, ha dichiarato: “A nome della Biennale tutta, esprimo il sentimento di rimpianto per la figura di Luca Ronconi, che è stato negli anni Leone d’oro alla carriera (2012), indimenticabile Direttore del Settori Teatro e Musica (1975-1977) e maestro anche per l’impegno nell’avviare le istituzioni verso l’educazione e la formazione dei giovani”.
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RICORDO DELLA FIGURA E DELL’OPERA DELLO SCOMPARSO
Il regista è deceduto al Policlinico di Milano dove era ricoverato da alcuni giorni. Nato l’8 marzo 1933 avrebbe compiuto fra pochi giorni 82 anni. Esempio di sintesi fra avanguardia e tradizione, nella sua lunga carriera ha firmato spettacoli, ora osannati ora criticati, soprattutto per la sua rivoluzionaria idea del teatro, concepita, da una parte, nel culto esasperato della parola, dall’altra nel puntiglioso utilizzo delle macchine teatrali e, in specie, per la lunghezza, divenuta proverbiale, dei suoi allestimenti (per esempio, le tre parti del “Professor Bernhardi” duravano complessivamente quattro ore; “La compagnia degli uomini” tre ore e mezza, “Pornografia” tre ore; le due parti del suo ultimo allestimento, “Lehman – Trilogy” quasi cinque ore…).
Luca Ronconi, dopo il diploma nel 1953 all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico di Roma, negli anni Cinquanta è stato attore in spettacoli diretti da registi come Luigi Squarzina, Orazio Costa e Michelangelo Antonioni. Ha esordito come regista con “La buona moglie di Goldoni” (1963), cui seguirono “I lunatici” di Th. Middleton (1966), “Misura per misura” e “Riccardo III” di Shakespeare, “Il candelaio” di Bruno, “Fedra” di Seneca, e il fortunato “Orlando furioso” (1968; ed. telev. 1975 e riproposto recentemente dalla RAI). Direttore del Teatro stabile di Torino (1988-93), del Teatro stabile di Roma (1994-98) nonché direttore artistico per oltre un decennio del Piccolo Teatro di Milano, Luca Ronconi ha firmato nella sua lunga carriera regie teatrali e liriche sempre nel segno dell’innovazione e di una visionaria concezione della scena. Nel 2008 gli è stato conferito dall’Accademia Nazionale dei Lincei il Premio “Antonio Feltrinelli” per la Regia teatrale. Ha ricevuto lauree honoris causa dalle Università di Bologna (1999), Perugia (2003), Urbino (2006) e Venezia (2012). Nell’ambito della Biennale Teatro, ha ricevuto il Leone d’Oro alla carriera (agosto 2012).
Ora, ancora per pochi giorni, fino al 15 marzo, è in scena, al Piccolo Teatro Grassi di Via Rovello, la sua ultima sfida: “Lehman – Trilogy”, tratta da Stefano Massini, con Massimo De Francovich, Fabrizio Gifuni, Paolo Pierobon, Massimo Popolizio, Roberto Zibetti, Fausto Cabra, Francesca Ciocchetti. È stato un allestimento fatto da un Ronconi già sofferente e tuttavia accanitamente irriducibile nella sua passione teatrale, sempre pudico nel mitigare i segni della sofferenza sotto quel suo sorriso mite di uomo gentile e sempre disponibile al dialogo.
In occasione del debutto di “Lehman”, scrivemmo, qualche settimana fa, proprio alla fine di gennaio, la recensione, di cui riportiamo qualche brano, solo per la fatale singolarità di suonare, ora, quasi come una sintesi della sua carriera teatrale:
“La tentazione della lezione (in Ronconi) è (sempre) superata dal dialogo, che sulla scena si fa discussione che diventa litigio che diventa teatro. Ora, con “Lehman-Trilogy”, si assiste (…) al culmine d’un discorso, che da poetico diventa rito, liturgia della parola, rigore e severità (ebraica, o calvinista che sia), essenzialità gestuale, recitazione (ronconiana) tra lo stentoreo e lo ieratico. Ronconi si spinge alla massima provocazione: la contestazione della teatralità. Poco manca (…) dall’approdare sulle sponde pasoliniane della sacralità della parola, immergendosi, con una passione talvolta esasperata, nell’analisi del testo teatrale, come prassi e religione, centellinando gli strutturali valori della parola, qui trionfante in tutte le sue pieghe espressive. Ovvio che, con queste premesse, il tempo (come durata dello spettacolo) diventa un aspetto di secondaria importanza, pur di perseguire il fine equazionale della sua ferrea logica, dalla premessa a una dimostrazione senza incognite. E così, con una tenuta tanto affascinante quanto faticosa, lo spettacolo offre la sorpresa, a parte la durata, d’un Ronconi diverso, a cominciare dalla scenografia, che rinuncia agli amati marchingegni meccanicistici e che si limita a una scena vuota, solo con qualche gioco di sedie e tavoli metallici, che ora emergono sobriamente dall’impiantito scenico leggermente inclinato, ora scompaiono, altrettanto sobriamente”. (P.A.P.)
Paolo A. Paganini, anche a nome di tutta la redazione, esprime il proprio doloroso cordoglio per la grande insanabile perdita