Affascinante florilegio di “tutte” le donne di Dante. Storie e immagini di straordinaria bellezza. Con i grandi della pittura

(di Andrea Bisicchia) Ho letto il libro di Marco Santagata dopo aver visto la mostra presso i Musei San Domenico di Forlì, “Dante, la visione dell’arte”, a cura di Antonio Paolucci e Fernando Mazzocca, dove si possono ammirare gran parte dei quadri, le cui immagini sono presenti nella ricchissima iconografia che correda il volume di Santagata (1947-2020), a commento delle sue preziose pagine dedicate al sommo poeta. Così come la mostra va ritenuta un momento di riflessione sull’Opera e la figura di Dante, lo studio di Santagata va considerato come uno tra i più completi e profondi sulle figure femminili amate o discusse nelle varie Opere di Dante, visto che lo studioso non ne tralascia nessuna, tanta è la sua padronanza della materia trattata.
Santagata ha insegnato Letteratura italiana all’Università di Bologna, ci ha lasciati lo scorso anno, dopo una lunga malattia, aggravata dall’infezione Covid, dopo avere, per molti anni, lavorato al volume pubblicato postumo dal Mulino, in cui è evidente la profonda conoscenza di tutti i versi danteschi.
Il lavoro è diviso in tre parti: “Donne di famiglia e dintorni”, “Le donne amate”, “Gentildonne e feudatari”, attraverso le quali l’autore ricostruisce a suo modo la biografia di Dante, partendo ancor prima del trisavolo Cacciaguida, per approdare al padre Alighiero di Bellincione che, da modesto mercante, ambiva a qualche titolo nobiliare, tanto da premeditare il matrimonio del figlio con una Donati, benché Dante, a nove anni, fosse già innamorato di Beatrice. Il futuro matrimonio permetterà alla casa Alighieri di imparentarsi con la casa Donati, alla cui famiglia appartengono altre donne: Nella e Piccarda, alla prima farà riferimento nel Purgatorio, riferendosi al marito Forese già morto: “La Nella mia con suo pianger dirotto, / con suoi prieghi devoti e con sospiri”, ne abbreviava il soggiorno; mentre alla seconda dedicherà i famosissimi versi del Paradiso: “Io fui nel mondo vergine sorella / e se la mente tua ben si riguarda / non mi ti celerà l’esser più bella / ma riconoscerai ch’i’ son Piccarda”.
Dopo il capitolo dedicato ai Donati, Santangata conduce il lettore verso la conoscenza della famiglia Portinari e quindi di Beatrice, della quale ricostruisce il romanzo della sua vita, ricordando il proprio amore, oltre la morte, e il modo con cui si era accostato a lei, attraverso le donne schermo, le donne che hanno intelletto d’amore e le donne pietose, assecondando le indicazioni della poesia provenzale, benché Beatrice lo accusasse, successivamente, di tradimento, non solo per essersi interessato di altre donne, ma perché aveva abbandonato il terreno della poesia amorosa per dedicarsi all’impegno civile e filosofico.
Bellissime le pagine dedicate a Matelda, messa a guardia del Paradiso terrestre, così come Catone era stato messo a guardia del Purgatorio. Matelda accompagnerà Dante ai riti iniziatici, in particolare quello presso il fiume Lete, perché si purificasse e fosse degno di trovarsi al cospetto di Beatrice, dopo essere stato immerso nell’acqua, così come Cristo fu immerso nelle acque del Giordano.
Non potevano mancare le pagine dedicate alle nobildonne, delle quali si parlava a Firenze, da Francesca da Rimini a Pia dei Tolomei, a Margherita Aldobrandi, con i suoi vari consorti, e, ancora, a Cunizza da Romano, nota per le sue peripezie erotico-sentimentali, di cui Santagata ricostruisce tutte le trame, anche quelle politiche. Dante deve a lei la lunga predizione di lutti e di avversità che colpiranno gli abitanti della regione: “che Tagliamento e Adice rinchiude” e che, con altre parole oscure, profetizzerà tante sventure che colpiranno lo stesso Dante.
Da Cunizza, l’autore ci riporta dinanzi all’ombra di Sapia che incontrerà nel Purgatorio, tra le tante che espiano il peccato di invidia: “Savia non fui, avvegna che Sapia / fossi chiamata, e fui de li altrui danni / più lieta assai che di ventura mia”.
L’ultimo capitolo è dedicato ai feudatari dell’Appennino, di cui Dante fu ospite, in particolare dei conti Guidi, che erano divisi in vari rami e che confinavano con i Malatesta e i Polenta, casate in cui erano presenti altre donne legate alla tragica storia di Francesca. Incontreremo ancora Manfredi che farà le lodi di Costanza d’Altavilla, moglie di Enrico VI e madre di Federico II.
Marco Santagata non ha trascurata nessuna di tutte le donne che gravitavano attorno alla vita del poeta, le ultime, di cui ci racconta, sono: Giovanna Visconti, Beatrice d’Este e Alagia Fieschi, ma tutte le sue narrazioni vanno integrate con le immagini, di straordinaria bellezza, che accompagnano le storie delle protagoniste, diventate, a loro volta, personaggi di pittori, come Giorgio Vasari, Botticelli, Bronzino, Andrea del Castagno e, soprattutto, della pittura ottocentesca, da Annibale Gatti, al Dorè, a Pompeo Randi, a Domenico Pertelin, Andrea Pierini, per arrivare a Gabriele Rossetti a Cesare Saccaggi, Enrico Pollestrini, Eliseo Sala, insomma, una vasta galleria necessaria  per commentare le ricerche sulle figure femminili fatte da Marco Santagata.

Marco Santagata, “Le donne di Dante”, Il Mulino 2021, pp. 412, € 38.
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