MILANO, mercoledì 9 maggio ► (di Carla Maria Casanova) Dopo 3 ore e 47 minuti di spettacolo, e, dopo mezzanotte, 45 minuti di attesa del taxi fuori della Scala (con improvviso e improvvido diluvio), se occorresse mostrare a uno spettatore del tutto ignaro di opere uno spettacolo come questo, bisognerebbe fargli vedere/sentire proprio questa “Aida”. Nel senso che, o la ritiene pazzesca, goffa, insopportabile o se ne innamora follemente e lui diventa un fan, come tutti i devoti del melodramma Doc.
“Aida” di Giuseppe Verdi è l’opera delle opere (sì, anche “Traviata”, ma “Aida” di più), con le arie, i duetti, i do, la marcia trionfale, le frasi storiche (Radames discolpati!). In scena: il trionfo, le trombe, le piramidi e poi l’intimità degli appartamenti di Amneris o del lunare atto del fiume.
In particolare, mi riferisco a questa Aida, “di” Zeffirelli/De Nobili (è dedicata ai 95 anni del regista), nata nell’anno 1963 e ancora oggi fulgida, benché esagerata, troppi personaggi, ori, colori, costumi, stendardi, carri, troni, pennacchi. Troppo tutto, secondo l’usata sigla-Zeffirelli (il quale, comunque, ha anche prodotto la mitica mini-Aida per il teatrino Verdi di Busseto, palcoscenico 8 metri per 12) e queste due sono le più belle Aide cui mi sia stato dato di assistere e vi assicuro che ne ho viste tante.
L’attuale ripresa pecca in qualche cosa, forse nello sfarzo, soprattutto di luci. Costumi e attrezzi di scena recentemente rinfrescati, rilucono come La Fenice di Venezia dopo il restauro. L’edizione originale, con quel velarietto che qui mi sono sforzata invano di rintracciare, manifestava una certa patina un po’ fané, di indiscutibile fascino.
Sul versante musicale, questa ripresa segna una data quasi epocale (certo lo è per l’interessato): il debutto alla Scala di Daniel Oren. Nato a Tel Aviv nel 1955, alto 1 metro e novanta, 46 di piede, braccia lunghe così che agitava come un ossesso, rigorosamente munito di kipà (lo zucchetto ebraico che portano gli ultraosservanti), sempre accompagnato da una fragile piccola mamma, appena apparso sul podio, fu subito definito un genio. Vincitore a 20 anni del concorso Karajan, a 24 era direttore dell’Opera di Roma. Carriera internazionale. In Italia, lunghi rapporti con Trieste, Napoli, Genova, Firenze, Verona. Ora direttore artistico a Salerno. Negli anni, ebbe qualche guaio con la giustizia, un turbolento divorzio, fu cacciato qua e là. Morale: niente Scala, cosa di cui molti stupirono. Ma eccolo, per quell’incognita del teatro che, in brutali parole, dice mors tua vita mea. L’anziano Nello Santi si ritira e il podio viene offerto a Daniel Oren, forse il maestro che ha diretto più Aide (in Arena è una presenza irrinunciabile). Anzi, la consolidata pratica areniana deve aver influito sulle sonorità impresse all’orchestra che ieri sera, alla Scala, sono parse un po’ troppo sostenute.
A parte l’eccelso Coro, il cast non è di quelli che mettono in fibrillazione gli appassionati: Krassimira Stoyanova (Aida), Fabio Sartori (Radames), Violeta Urmana (Amneris), George Gagnidze (Amonasro), Vitalij Kowaljow (Ramfis), Carlo Colombara (il Re). Ultimi: Enkeleda Kamani (una Sacerdotessa), Riccardo della Sciucca (un Messaggero). Questi due nelle critiche non vengono quasi mai neppure citati, avendo ruoli insignificanti: lei addirittura tra le quinte e lui che irrompe nel primo atto per dire tre (di numero) frasi. Eppure, signori, questi due (allievi dell’Accademia della Scala) sono quelli che mi sono piaciuti di più. Bravi, proprio bravi. Dei protagonisti, nessuno che mi abbia fatto fremere, pur riconoscendo a Sartori una tenuta egregia. Il più completo (per voce e interpretazione) direi Gagnidze, molto dignitoso re degli Etiopi.
Chiaro che pretendere di ascoltare oggi un’Aida con Tebaldi, Bergonzi, Cossotto (la più grande Amneris di tutti i tempi) sarebbe un bel pretendere.
A proposito, in sala c’erano Adele Bergonzi e i figli Maurizio e Marco, molto festeggiati da tutti quelli che nel cuore e nelle orecchie hanno ancora Carlo, il tenore verdiano per eccellenza.,
“Aida”, di Giuseppe Verdi. Teatro alla Scala. Regia Franco Zeffirelli. Scene e costumi Lila De Nobili. Direttore Daniel Oren – Repliche: sabato 12 maggio, martedì 15 maggio, venerdì 18 maggio, mercoledì 23 maggio, giovedì 31 maggio, domenica 3 giugno.
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