VENEZIA, sabato 21 novembre ♦
A ritardare il pieno riconoscimento di Schiavone (Zara, 1510 c. – Venezia, 1563), inventore di uno stile sintetico nuovo, di tocco e a tratti quasi ‘informale’, hanno contribuito sicuramente le nebbie che ancora avvolgono la sua biografia: in particolare la formazione tra la nativa Zara (in Croazia), l’Italia Centrale (Bologna? Firenze? Roma?) e la meta finale, Venezia. Eppure, le sue opere raggiungono vertici di straordinario livello; i suoi dipinti, disegni e incisioni impreziosiscono le dimore dei maggiori patrizi veneziani e finiscono poi nelle grandi collezioni reali europee; i suoi servigi vengono richiesti per la decorazione di numerose chiese e tante repliche antiche di sue ideazioni attestano la fortuna delle sue invenzioni.
Fu Vasari a condizionare le biografie successive, definendo Schiavone esponente di “una certa pratica che s’usa a Vinezia, di macchie o vero bozze, senza esser finita punto”: un precursore dell’informale, verrebbe oggi da dire. Vasari lo criticò, eppure, ancor prima di recarsi a Venezia nel ’41, gli commissionò la rappresentazione di una “Battaglia di Tunisi” per Ottaviano de’ Medici.
Considerata la sua opinione sulla pittura lagunare, la cosa ha dell’eccezionale, spiegabile forse con la mediazione dell’Aretino, amico comune, se non con l’intento di dimostrare la superiorità sua o della scuola fiorentina. Certo è – come sottolinea Enrico Maria Dal Pozzolo in catalogo dell’esposizione veneziana – che il “San Girolamo” che Vasari dipinse per Ottaviano l’anno successivo, ora a Palazzo Pitti ed esposto a Venezia in questa occasione, pare “l’esatto contrario della proposta linguistica che Schiavone andava diffondendo” in quegli anni.
Contro i commenti vasariani e in difesa di Schiavone – che addirittura viene posto da Giulio Cesare Gigli in apertura del corteo “De’ Veneziani” che seguono il carro della “Pittura Trionfante” (1615) – furono in molti a reagire: grandi pittori come Annibale Carracci ed El Greco, e critici in testa ai quali Marco Boschini – rispondendo a Vasari –scrisse: “O machie senza machia, anzi spendori/che luse più de qual se sia lumiera”!
Era la “furia Dalmatina”, dal pennello veloce come una freccia. Una forza della natura.
E se già Ridolfi, nelle “Meraviglie dell’Arte” (1648), ricordava che Jacopo Tintoretto era solito ripetere “ch’era degno di riprensione quel Pittore. Che non tenesse in casa sua un quadro d’Andrea”, qualche anno più tardi Boschini precisa – su fonte diretta del figlio Domenico – che Tintoretto addirittura “teneva avanti di sé, come esemplare, un quadro di questo Auttore per impressionarsi di quel gran Carattere di Colorito, così forzuto e punto”.
Certamente l’influenza di Schiavone su Jacopo Robusti e gli indizi di una loro frequentazione non episodica sono ormai accertati (non per nulla in passato furono parecchie le confusioni attributive tra i due), così com’è condiviso dalla critica che il pittore dalmata sia stato il principale diffusore del Parmigianino in area Veneta.
La grafica di Schiavone – per la quale, oltre a Parmigianino, egli trae spunti da molti artisti veneti e del Centro Italia – costituisce senza dubbio un momento capitale nella storia del disegno veneziano e del Rinascimento lagunare e il corpus di disegni, incisioni e stampe presentato in questa eccezionale occasione al Museo Correr svelerà la magia di un tocco unico, senza paragoni.
Tra tutte va segnalata il “Ratto di Elena”: incisione prestata dal British Museum insieme ad altri 13 importanti lavori dell’artista, unica opera di Schiavone firmata e datata, 1547 (la sola data certa nella biografia del pittore insieme a quella della morte), e in certo senso “manifesto” della consapevolezza dell’artista di attingere e “copiare” dai grandi ma di saper rileggere e trasformare.
Il mito del Rinascimento veneziano trova dunque un altro grande protagonista, che in Laguna porta una pittura nuova e audace, fatta di colore, luce e movimento; una pittura a tratti “informale”, che sorprenderà Tiziano, anticiperà Rembrandt e intuirà alcune scoperte della più alta pittura del Novecento.
Per la prima volta sono riuniti oltre 80 lavori di Andrea Meldola detto Schiavone – dipinti, disegni, incisioni – la maggior parte dei quali mai esposti in una mostra e prestati, tra l’altro, dalla Royal Collection di Elisabetta II, dal Kunsthistoriches Museum e dall’Albertina di Vienna, dal Metropolitan Museum of Art di New York, dall’Accademia Croata di Scienze e Arti di Zagabria, dalla Gemälde Galerie di Dresda, dal Musée du Louvre di Parigi e dal British Museum di Londra. Inoltre, si potranno vedere importanti dipinti di confronto dei maggiori artisti del tempo, punto di riferimento per il dalmata e con cui egli ebbe contatti o rapporti di “dare” e “avere”. (Dal comunicato stampa)
Museo Correr – Piazza San Marco, Venezia – Da sabato 28 novembre a domenica 10 aprile.
Informazioni:
www.correr.visitmuve.it
Call center: 848082000