MILANO, venerdì 7 novembre
(di Patrizia Pedrazzini) Quattro splendide dame si aggirano fra le stanze del Poldi Pezzoli, la casa-museo di via Manzoni, a Milano. Giovani, belle, elegantissime, si lasceranno ammirare fino al 16 febbraio. Poi, quella di loro che nel palazzo, del quale è vera e propria icona, vive già dalla fine dell’Ottocento, rimarrà. Mentre le altre faranno ritorno alle rispettive dimore: la Galleria degli Uffizi di Firenze, la Gemäldegalerie di Berlino, il Metropolitan Museum of Art di New York.
I quattro dipinti, capolavori della ritrattistica, tutti attribuiti a Piero del Pollaiolo (col fratello Antonio, fra i protagonisti del Rinascimento fiorentino nella seconda metà del Quattrocento), per la prima volta nella loro storia si presentano riuniti, consentendo al visitatore non solo di ammirarne, in ogni dettaglio, la raffinata bellezza, ma anche di confrontarli, di ricercarne somiglianze e differenze (sono quattro donne diverse, o è sempre la stessa, ritratta in quattro differenti età?), di far emergere da ognuno lo straordinario eclettismo delle tecniche utilizzate.
Sono, le quattro Dame, o meglio i quattro ritratti di giovane donna, il punto di forza della mostra che il Poldi Pezzoli dedica ai Pollaiolo (orafo, soprattutto, Antonio; esclusivamente pittore, invece, Piero, e con una spiccata attenzione all’arte fiamminga), il cui cognome era in realtà Benci, tuttavia universalmente noti con il soprannome, derivato dal mestiere svolto prima dal nonno, quindi dal padre, entrambi venditori di polli in un angolo del Mercato Vecchio di Firenze, conosciuto appunto come piazza dei pollaioli. Oltre ai quattro ritratti, quindi, sono esposti dipinti di piccolo e medio formato che evidenziano le differenze fra la cultura pittorica di Antonio, caratterizzata da un disegno energico e vigoroso, e quella di Piero, più attenta alle sfumature e alle trasparenze. Oltre a disegni, sculture in bronzo e in terracotta, scudi da parata, provenienti dalla bottega fiorentina. Inclusa una maestosa croce da altare alta quasi due metri in argento inciso, sbalzato e fuso, e smalti traslucidi.
Ma veniamo alle Dame, ai loro profili purissimi, al pacato incanto dei loro visi. Al di là della bellezza e della raffinatezza dei colori utilizzati (soprattutto i “rinascimentali” bianco, rosso e verde, su sfondi compresi fra l’azzurro pallido e il blu intenso), i quattro ritratti offrono uno spaccato sulla moda, i costumi, le acconciature, il glamour delle nobili, e ricche, donne del Rinascimento italiano. A partire dai vestiti, realizzati con l’impiego di velluti, sete e broccati finemente ricamati. Abiti per tessere i quali occorrevano mesi, pesanti (si noti in particolare quello della Dama di Berlino, apparentemente la più giovane), costosissimi, per le famiglie fiorentine veri e propri investimenti, quindi più che mai sorta di status symbol che le donne ben volentieri indossavano in determinate occasioni (si ritiene che i quattro dipinti siano ritratti nuziali). Come i gioielli, utilizzati per ornare il collo e i capelli. Fili di perle (simbolo di purezza e quindi di nozze) e di pietre preziose, di proprietà tuttavia della famiglia, e che dopo tre anni dal matrimonio le donne erano tenute a restituire. E il trucco: tutte le Dame hanno i capelli armoniosamente raccolti, la fronte ampia e scoperta (frutto anche di accurata rasatura) e tutte sono bionde, come esigeva la moda del tempo. Per cui, quelle che i capelli non li avevano chiari per natura, se li decoloravano. Anche se con procedimenti ben poco rispettosi della natura delle chiome. Che finivano quindi per rovinarsi in fretta, come è possibile osservare nel ritratto della Dama di Milano dove, nello chignon sopra la nuca, appaiono chiaramente secchi e stopposi. Perché allora non nasconderli? Ma perché anche la decolorazione, non essendo ovviamente alla portata di tutte, assurgeva a status symbol, e contribuiva a rendere ancora più incisivo quel messaggio di gusto, raffinatezza e lusso che l’Italia già allora ambiva, e riusciva, a esportare.
“Le dame dei Pollaiolo. Una bottega fiorentina del Rinascimento”, Museo Poldi Pezzoli, Via Manzoni 12, Milano . Fino al 16 febbraio.
Catalogo Skira Editore