Al Piccolo gli angoscianti incubi e i fantasmi dell’anima sviscerati da Freud. In uno stile da recitazione ronconiana

MILANO, venerdì 26 gennaio (di Paolo A. Paganini) In principio, dopo la suggestione della magia, dei percorsi esoterici, dell’orfismo eccetera, fu la cabala ebraica a uscire dai confini propriamente mistico-religiosi, associandosi all’astrologia, all’alchimia, con una corrente anche cristiana che prese origine nel Rinascimento europeo, in buona compagnia di maghi, occultisti paranormali, santoni, interpreti di tarocchi, ritualisti massonici eccetera.
Poi, in un andace salto non solo temporale ma anche di qualità, si scoprirono in Campania e nel Napoletano la tombola e il gioco del lotto, e, prendendo i numeri della cabala, si formò una sorta di dizionario, cioè il libro della Smorfia, o libro dei sogni, per trarre dal significato onirico, i numeri appunto per giocare al Lotto.
Da qui, il passaggio dall’interpretazione non ludica ma pseudoscientifica dei sogni, oscuri messaggeri di verità, da interpretare, da capire, fu facile, quasi naturale, per trarre modi comportamentali, chiarezza di misterici avvisi, ammonizioni e premonizioni. Si arrivò, fin sulle soglie dei giorni nostri, a pubblicare “libri dei sogni” di straordinario successo. Consultati da tutti, creduloni o santoni, ignoranti e acculturati, per arrivare a scaramantiche spiegazioni. E, in casi minacciosamente nefasti, tanto di corna bicorna e tricorna.
Finalmente, a far piazza pulita di superstizioni, di maghi, ciarlatani, cartomanti e ispirati spiritisti, arrivò Sigmund Freud (1856-1939), il quale – psicanalista ebreo (ah, la cabala!), austriaco ma moravo di nascita – publicò il fondamentale “Die Traumdeutung”, ovverosia “L’interpretazione dei sogni”, base irrinunciabile della psicoanalisi. Insomma, i sogni divennero una scienza esatta per ricavare informazioni psichiche o psicotiche di sani o malati.
Menti turbate, anime disturbate, turbe comportamentali, nevrosi e fobie trovarono nella psicoanalisi, cioè nell’analisi del profondo, specie attraverso l’interpretazione dei sogni, la chiave d’insperate conoscenze di sé. L’analisi degli elementi costitutivi del sogno, nelle sue forme più complesse o più elementari, permetteva di entrare scientificamente nella vita inconscia dell’anima, rivelando un “lavoro notturno” che modificava, sotto altra forma, ciò che era stato occultato dalla vita cosciente, cioè conflitti o desideri che la vita diurna nascondeva o soffocava. Basta. Ciò per dire che il sogno poteva anche essere uno strumento di psichedeliche possibilità di liberare l’anima o la mente da incubi ed angosce, ridando serenità, o condannando alla convivenza con nuovi e sconosciuti fantasmi.
Ebbene, questi fantasmi sono emersi ora in quel laboratorio psicoanalitico che è il teatro, prendendo vita sul palcoscenico del Piccolo Teatro Strehler (tre ore compreso un intervallo), attraverso quattordici magnifici interpreti che han dato forma agli incubi descritti da Freud, nello spettacolo dal dogmatico titolo “Freud o l’interpretazione dei sogni”.
In una lucida e affascinante esegesi, analiticamente sviscerata da Stefano Massini, nella riduzione e adattamento di Federico Tiezzi (anche regia) e Fabrizio Sinisi, al centro dell’affascinante traslucida scena di Marco Rossi, il demiurgico protagonista, Fabrizio Gifuni, domina e conduce l’azione, o, meglio, le azioni, caso per caso, dei vari “pazienti”, nelle loro variegate forme di disturbati mentali. Per gli strani percorsi dello scavo psicoanalitico, la recitazione di questo Freud, e di tutti i compagni di scena, è stranamente – e inspiegabilmente – di tipo ronconiano. Sogno propiziatorio o incubo persecutorio? A Freud l’ardua sentenza.
Comunque e qualunque sia la marca d’origine, lo spettacolo, dialetticamente teso tra gioco culturale e spicciola conoscenza di cultura pscoanalitica, è assolutamente da non perdere, e da seguire, specie la prima parte, con il fiato sospeso. Applausi di convinta partecipazione alla fine per tutti gli interpreti.

“Freud o l’interpretazione dei sogni”, da Sigmund Freud, di Stefano Massini, riduzione e adattamento Federico Tiezzi e Fabrizio Sinisi, regia Federico Tiezzi.
Personaggi e Interpreti (in ordine di apparizione):
(Freud) Fabrizio Gifuni; (Tessa W.) Elena Ghiaurov; (Wilhelm T.) Giovanni Franzoni; (Greta S.) Valentina Picello; (Ludwig R.) Marco Foschi; (Oskar K.) Umberto Ceriani; (Elga K.) Sandra Toffolatti; (Solomon F.) Michele Maccagno; (Clarissa F.) Alessandra Gigli; (Dottor Edgar) Stefano Scherini; (Dottor Krauss) Nicola Ciaffoni; (Irma Bernheim/Martha) Debora Zuin; (Elfriede H.) Bruna Rossi; (Hernest D.) David Meden.
Al Piccolo Teatro Strehler (largo Greppi –Milano) Repliche fino a domenica 11 marzo.