Al Piccolo sempre fumate nere. Dipendenti sconcertati, CdA in disaccordo, politici divisi, pubblico confuso e disamorato

(di Andrea Bisicchia) Circola, da tempo, un termine valido per tutte le stagioni, “impasse”, ovvero stallo, con attesa, che può essere all’infinito, come per Godot, ma che non può essere di tipo metafisico per una Istituzione come quella del Piccolo Teatro. Si trattra di un termine che viene adoperato anche per criticare una certa politica incapace di trovare delle soluzioni e che rimanda continuamente i problemi.
Sono mesi che si attende la nomina del nuovo Direttore del Piccolo, mesi di “impasse”, appunto, di inadempienze, di un valzer stantio tra coppie di zoppi. Intanto c’è un pubblico, non molto interessato alle beghe politiche, che vorrebbe avere delle risposte e che, non avendole, continua a mantenere il suo scetticismo nei confronti della stessa politica, alla quale sembra non interessare il buon funzionamento di una Istituzione, perché impegnata a sostenere il proprio candidato, costi quel che costi.
Il CdA ha cercato tutti i compromessi possibili, valutando le proposte che gli sono pervenute, ma non è accaduto nulla, tanto che lo scontro è continuato al ritmo di uno svogliato can can. La Regione non ha nessuna intenzione di cedere, motivando, attraverso l’Assessore Galli, il motivo, dovuto al fatto che il CdA ha evitato di fare un bando, per procedere alla chiamata diretta, senza stabilire criteri oggettivi di selezione. Inoltre, rammenta Galli, quando viene accusato di non avere a cuore la situazione del Piccolo, che la Regione è intervenuta economicamente, salvando i conti in rosso. Infine, sostiene che non è virtuoso richiamare un candidato che, precedentemente, aveva snobbato la proposta del teatro.
Per questi motivi, la Regione non ha alcuna intenzione di cedere al Comune, sempre più allineato con Franceschini e col suo Segretario generale Salvo Nastasi, molto amato da chi è entrato nelle sue simpatie, ma considerato “anima nera” da chi ne viene escluso, dato che è, in fondo, lui a decidere le nomine dei Direttori e dei Consulenti.
Intanto Milano, la vera capitale dello spettacolo, non regge più questa “impasse”, questa impossibilità a trovare una via d’uscita, dopo tanti falsi tentativi di accordo e dopo tante evidenti contraddizioni. Sia il PD che la Lega giocano, ormai, a come bloccare i candidati, a come far saltare il banco, celandosi dietro criteri che definiscono di trasparenza.
Sia ben chiaro, ciò non accade solo a Milano, ma, come diceva Paolo Grassi: il Piccolo, come la Scala, sono “unici” e meritano maggior rispetto. Gli spettatori stanno assistendo a uno spettacolo indecoroso, sentono di perdere contatto con le Istituzioni che, a loro volta, debbono ritrovare il pubblico degli affezionati, oltre quello che, ogni anno, cerca di riconoscersi nei programmi della stagione teatrale. Le campagne abbonamento sono in ritardo e, senza lo zoccolo duro degli abbonati, la situazione si fa sempre più drammatica. Ne sono consapevoli i lavoratori del Piccolo che, in un nuovo comunicato, diffuso dalla rappresentanza sindacale, esprimono “grande sconcerto di fronte alle modalità confuse e opache messe in atto nel percorso di selezione del nuovo Direttore artistico, e la mancanza di senso di responsabilità che ha caratterizzato l’operato del CdA” e del suo presidente, più impegnati a difendere interessi particolari che a tutelare il bene comune”