Al Piccolo Teatro la centenaria segretaria di Goebbels, vissuta in scena dalla stupefacente novantenne Franca Nuti

MILANO, domenica 9 maggio ► (di Paolo A. Paganini) Brunhilde Pomsel (Berlino 1911 – Monaco di Baviera 2017), durante gli ultimi tre anni della Seconda guerra mondiale, fu la segretaria personale di Joseph Goebbels, Ministro della propaganda nazista e fedelissimo a Hitler. Vissuta lucidamente in un pensionato per anziani fino ai 107 anni (pranzando sempre in camera propria, perché non sopportava tutti quei vecchi!), fu una delle ultime testimoni del regime nazista.
Con il film documentario “A German Life”, Christian Krönes, Olaf Müller, Roland Schrotthofer e Florian Weigensamer, nel 2016 fecero in tempo a raccogliere una sua preziosa intervista e una lunga descrizione di vicende personali, mettendone in luce peraltro la singolare personalità professionale, come segretaria stenografa e dattilografa di Goebbels (sembra che brillasse soprattutto per la straordinaria velocità nella ripresa dei testi sotto dettatura del suo capo).
Per il resto: fedele, attenta, precisa, discreta, rispettosa fino all’ossequio, Brunhilde aveva un vero e proprio culto della personalità, o, forse, della persona di Goebbels, il quale, piccolo, magro, claudicante per una menomazione fin dalla nascita, possedeva però un fascino straordinario nella bella voce e nella trascinante eloquenza bellica. Oltre che nella sua famelica ossessione per le donne. Ma, per ammissione della stessa segretaria, lei non si accorse mai di niente, di quanto avveniva intorno a lei, nemmeno di tutti gli orrori del nazismo, né delle atrocità compiute dal Terzo Reich, né dei sei milioni uccisi nei campi di concentramento. Lei si limitava a chiedersi, con lo spicciolo spirito pratico che non si domanda il perché delle cose, che fine avesse mai fatto quella cara signora che le vendeva il sapone.
Brunhilde Pomsel sosteneva che, solo con la fine della guerra e la caduta del nazismo, lei e il popolo tedesco vennero a conoscenza di tanta sanguinaria barbarie. “Prima era stato tutto nascosto. E ha funzionato”.
E lei fino alla fine, quando era ormai chiaro che tutto era finito, seguì ciecamente il suo capo nel bunker di Hitler, indifferente all’apocalisse che si stava scatenando, con i sovietici a meno di 400 metri. Ma lei, la fedelissima Brunhilde, doveva magari terminare di battere a macchina gli ultimi comunicati del guru mediatico dell’apparato nazista.
Il 30 aprile 1945 Hitler si sparò un colpo alla testa dopo avere ingerito una capsula di cianuro, e sua moglie Eva Braun lo seguì anche lei con il cianuro.
L’1 maggio ci fu l’atto finale della tragedia nel bunker. Joseph Goebbels e sua moglie Magda si suicidarono, dopo aver avvelenato col cianuro i loro sei figli.
E Brunhilde si incaricò di cucire la bandiera bianca, quando lei e i pochi sopravvissuti si arresero alle truppe sovietiche…
Una vita romanzesca, che Franca Nuti, sul palcoscenico del Piccolo Teatro Grassi, con il giovanile miracolo dei suoi 92 anni, fa intensamente rivivere in un affascinate monologo di un’ora e trenta.
Franca Nuti non ne fa un’appassionata drammatizzazione, ma una pudica interiorizzazione, con stupori e sorprese per le vicende storiche che Brunhilde preferì vivere in disparte, in un atarassico senso del dovere. La Nuti lo fa suo. Solo quando vengono assassinati i sei figli di Goebbels, l’attrice, al ricordo, grida il dolore, come per un’assurda incomprensibile assurdità vissuta da Brunhilde, una donna che non aveva avuto figli, e forse nemmeno uomini. Ma qui, nel rivivere la centenaria segretaria di Goebbels, ne fa un coerente dispiego di normalità. Brunhilde fu una perfetta segretaria stenografa. La Nuti non se ne discosta, descrivendo, dalle abissali distanze della sua età, una tragica storia di uomini, perché così andava il mondo. E lei non poteva farci niente. Franca Nuti ne fa una stupefacente lezione di teatro, con pause non più eloquenti di una fredda pagina di storia, e con la descrizione di pagine di storia immortalate con la freddezza di una testimonianza sotto giuramento.
E, alla fine, applausi a non finire, fiori, e grida entusiastiche. In suo onore. E forse anche per la fine di una lunga e tragica storia pandemica.

Piccolo Teatro Grassi (Via Rovello 2 – Milano), dall’8 al 16 maggio 2021: “A German Life”, di Christopher Hampton, tratto dalla storia vera e dalla testimonianza di Brunhilde Pomsel, basato sul film documentario “A German Life”. Regia Claudio Beccari. Con Franca Nuti.
Informazioni e prenotazioni 0242411889.
www.piccoloteatro