Al via la stagione ’16/’17 del Franco Parenti: il primo teatro con piscina. E un concerto inaugura la pedana sull’acqua

22.6.16 collage teatropiscinaMILANO, mercoledì 22 giugno(di Paganini & Dini).
Andrée Ruth Shammah, la coraggiosa, la scatenata, l’impavida Andrée. Pensavamo che volesse celebrare l’annuale rito di presentazione del cartellone 2016/17 del Teatro Franco Parenti, e poi via tutti in santa pace. Macché. Andrée, dopo un paio d’ore d’intense e commosse parole, ha affettuosamente liquidato i presenti assiepati della Sala Grande del Parenti, con un conclusivo invito a leggere il programma a stampa.
C’era altro a cui pensare. Premevano cose più urgenti da dire.
Intanto la piscina. Che io sappia è l’unico teatro al mondo con annessa piscina pubblica: la storica piscina Caimi, del 1937, ora rimessa a nuovo e riqualificata dopo una decina d’anni dalla chiusura. Nel 2007 il Comune non poteva affrontare la spesa d’un restauro non indifferente. E ne chiuse l’agibilità. Ora, grazie a contributi pubblici e privati, di cui l’infaticabile Andrée Ruth Shammahla s’è fatta carico, il Centro Balneare Caimi è riaperto alla cittadinanza, affidato in gestione alla Fondazione Pier Lombardo, che ne ha fatto un luogo di diurne delizie e di notturne fascinazioni teatrali.
Di giorno, sole e tuffi. La sera, volendo, si fa fagotto di asciugamano e costume da bagno e via direttamente in teatro dalle porte confinanti con la piscina, oppure, a seconda dei programmi, ci si ferma direttamente sugli spalti natatori per lo spettacolo delle 21 sulla pedana galleggiante, dopo uno spuntino al bar o al ristorante del teatro.
Il concetto è infatti il seguente. Anche la piscina è da considerarsi come la quinta “sala” del Teatro Franco Parenti, il quale già conta la Sala Grande, la Sala AcomeA, la Sala 3, un’altra Sala che non so come si chiami. E fa quattro. Senza contare un altro paio di salette utilizzabili per spettacoli minori, o anche l’ampio foyer. E diciamo allora che farebbe sei. Dunque, rivediamo i nostri conti: con la piscina fa sette! Ma poi c’è anche la Palazzina che fa parte del corpus della piscina, e che sarà adibita a spettacoli, incontri, mostre eccetera. E allora fa sette. E poi? E poi direte basta. E invece no. Fra un paio di anni sarà pronta e allestita anche un’altra sala, sotterranea, sotto la piscina. E fa otto!
Andrée Ruth Shammah non poteva quindi limitarsi a enunciare la stagione 2016/17, dovendo spiegare come si articola questa incredibile cittadella del teatro nelle sue varie configurazioni architettoniche e organizzative, e dovendo – giustamente – ringraziare i tanti – pubblici e privati – che hanno aperto la borsa; e volendo fare un po’ di colore e di storia di questo incredibile complesso, nato dal nulla.
Già, perché qui, nel 1972 – spiega la Shammah – c’era solo una sala cinematografica abbandonata, con crepe, buchi, umidità, con l’acqua che entrava… Allora, ci dissero che dietro lo schermo del cinema c’era un palcoscenico. Era un segno. Inoltre, scoprimmo che la società che gestiva la proprietà si chiamava ARS. Le mie iniziali. Un altro segno del destino. Nacque il Teatro Pier Lombardo, diventato Teatro Franco Parenti dopo la morte di Franco. Ma, ancora nel 1993, quando allestimmo La Tempesta di Tadini, in molti si chiedevano cosa fosse quella strana cosa che portava in testa Piero Mazzarella sul palcoscenico. Diciamo che serviva a riparare l’attore dal gocciolio della pioggia che gli cadeva in testa. Addirittura Tadini disse: potremmo convogliare il rumore delle gocce in un imbuto e farle diventare la colonna sonora dello spettacolo! Da allora, continuammo a fare sorprendenti scoperte. Battevamo su una parete, e sentivamo il vuoto, bussavamo da un’altra parte, e c’era ancora il vuoto…”
E così, di vuoto in vuoto nacque una sala dopo l’altra. Fino da arrivare, ora, partendo da quella goccia sulla testa di Mazzarella, a questa rinnovata piscina d’acque limpide (e riscaldate), in un complesso unico al mondo, di 15.000 mq.
Noi abbiamo occupato uno spazio che moriva, e gli abbiamo ridato una nuova vita“.
Per inciso va riconosciuto che addirittura negli anni 90 il teatro era stato sfrattato e doveva lasciare il posto a un garage.
Tutto quello che è stato fatto – conclude la Shammah – , è stato fatto per dare un futuro a questo teatro, e non perché ci entrino i pipistrelli. La piscina è il completamento d’un progetto. I luoghi parlano. Questo luogo continuava a chiedere di ritrovare la sua unità…“. Chissà se altri luoghi adiacenti e ancora sconosciuti stanno già sussurrando qualcosa alla Shammah! (Paolo A. Paganini)


Per informazioni sugli spettacoli dell’estiva e della stagione 2016/17:
www.teatrofrancoparenti.it
www.fondazionepierlombardo.com


APPLAUSI E GRIDA D’ENTUSIASMO PER IL CONCERTO GALLEGGIANTE DEI 40 ORCHESTRALI DIRETTI DA MICHELE FEDIGROTTI. E, ALLA FINE, TUTTI IN ACQUA

22.6.16 piscina diniUn concerto sull’acqua per inaugurare la riapertura e la rinascita di una piscina. Così il Teatro Franco Parenti e Andrée Ruth Shammah hanno festeggiato la nuova vita dell’ex piscina Caimi, ribattezzata “Bagni Misteriosi”, chiusa dal 2007, lasciata andare in rovina per anni, e restituita ai cittadini proprio in questi giorni.
“Un gioiello meraviglioso nel centro di Milano, una piscina pubblica a tariffe pubbliche”, ha detto Andrée Ruth Shammah, presentando il concerto.
Concerto all’aperto e sull’acqua, appunto, con i 40 orchestrali di Milano Classica diretti da Michele Fedrigotti che, su una piattaforma galleggiante, hanno dato vita per un’ora filata a un concerto eclettico, dalle musiche elettroniche di Lorenzo Senni (tra i maggiori esponenti italiani di musica elettronica), agli assolo di percussione, ai virtuosisimi di una cantante di rosso vestita (brava! Peccato non sapere chi fosse…), per finire con un crescendo travolgente che ha strappato applausi e urli di entusiasmo in stile concerto pop.
Tutt’intorno, un contorno che è stato uno spettacolo pari al concerto stesso, in un’atmosfera sospesa e suggestiva, che definire “magica” suonerebbe banale, anche se ci starebbe davvero bene.
I violinisti che accordano i loro strumenti sotto le docce (chiuse, per carità…), gli inquilini delle case affacciate sulla piscina che si sistemano belli comodi in balcone per godersi la serata, la vecchia ciminiera di mattoni sullo sfondo accanto alle gru dei palazzi in vetro e cemento ancora da finire, le figure degli orchestrali che si riflettono nell’acqua, il cielo che si scurisce man mano e compaiono le stelle, la scritta “Teatro” fatta di lampadine che brilla sulla parete, il chiosco del bar che serve cocktail colorati con tanto di cannucce a strisce e ombrellino di carta…
E il pubblico, che più eterogeneo non si può. Splendide signore agée in abiti di lino bianco, collana di perle e orecchini Chanel che rivivevano quando erano “signorine” e frequentavano la piscina “Ma sì, laggiù c’erano gli spogliatoi e poi, lì di fianco, il banchetto dei gelati…ti ricordi?”; giovani hipster di nero vestiti, con barbetta a punta e cappello a bombetta; coppie di mezza età con figli adolescenti; gruppi di amiche disinvolte, look da spiaggia, sedute sul bordo e con le gambe nell’acqua; paradisiache visioni di fanciulle bellissime, gambe chilometriche, vestitini a palloncino e ragazzo ammutolito al seguito… gente di tutte le età, molti abitanti del quartiere, tanti amanti del teatro, molti curiosi sulla piscina  “quanti metri è lunga? dove li metteranno gli ombrelloni? le docce saranno calde o fredde?”.
E a fine concerto… orchestrali e direttore che si son tuffati allegramente in acqua e si sono goduti una nuotata vestiti di tutto punto! (Emanuela Dini)