(di Carla Maria Casanova) Ha debuttato a Milano, cinquant’anni fa, dopo aver vinto il Concorso Internazionale per Direttori della RAI. E adesso a Milano, brindando con i professori d’ orchestra de laVerdi, Aldo Ceccato festeggia i suoi ottant’anni, con una testa di capelli così spudoratamente neri che l’altro giorno si è sentito in dovere di spiegarlo dal podio: “Signori, non mi tingo. Sono così di natura. Mia madre è morta a 102 anni e aveva una capigliatura corvina.”
Nonostante alcuni prestigiosi incarichi in patria (direzione artistica dell’Ente Arena di Verona, alla Rai di Torino, cinque anni di direzione stabile ai Pomeriggi Musicali di Milano dal 1999 al 2005) il milanese Ceccato ha svolto la sua grande carriera all’estero.
‒ È stata una sua scelta?
“No, è andata così. Io sono italianissimo, ho residenza a Gavarno, vicino a Bergamo, dove torno il più spesso possibile. Mia moglie è italiana (Eliana, figlia di Victor de Sabata n.d.r.). I due figli sono nati in Italia, anche se oramai lavorano all’estero. Ma i miei incarichi sono arrivati da fuori e si sono susseguiti in modo serrato. Europa dell’est, poi il grande Nord (Bergen in Norvegia) e molta Germania: Hannover, dieci anni ad Amburgo. Poi Detroit, Cleveland. E poi la Spagna, con l’orchestra ONE. A questi si sono alternate le tournées, i concerti in giro per il mondo. Anche quella una bella esperienza.”
‒ Facendo un confronto, come va la musica in Italia rispetto all’estero?
“Forse è una frase fatta, ma all’estero sono più preparati, oso dire più seri. Parliamo di strumenti. Persino gli archi, qui si fatica a trovarli. E pensare che noi avevamo, a Bologna e a Venezia, scuole d’archi straordinarie!”
‒ Lei, come il suo grande maestro, Sergiu Celibidache, non è un fanatico del disco.
“No. Tutt’altro che fanatico. Lo trovo un mezzo tecnico freddo e inespressivo. Le nostre interpretazioni sono troppo mutevoli per essere congelate. La musica è sempre la stessa, siamo noi che cambiamo e allora va bene per una sera, per ‘quella volta’, ma non può essere fissata per sempre.”
‒ Il concerto che lei dirige con l’orchestra de laVerdi (Ceccato offre il suo cachet agli strumentisti) è un omaggio a Čajkovskij. È il suo compositore preferito?
“Direi di sì. La Quarta sinfonia, con cui chiudo la serata, è quella che mi ha fatto vincere il Concorso della Rai, 50 anni fa. È diventata il mio cavallo di battaglia. E poi propongo una Suite Mozartiana, credo in prima esecuzione a Milano, nella quale Čajkovskij ha assemblato e riorchestrato varie pagine mozartiane.”
Al concerto a laVerdi, si brinda anche con il pubblico. L’Italia comunque si è ricordata di Aldo Ceccato: gli è stata assegnata la massima onorificenza: Cavaliere di Gran Croce.
Auditorium di Milano, largo Mahler, giovedì 20 febbraio, ore 20.30 (repliche venerdì 21 ore 20, domenica 23 ore 16). Biglietti € 31,00/13,00 – Info 02 83389401/2/3
www.laverdi.org
Aldo Ceccato sul podio de “laVerdi” festeggia gli 80 e in omaggio a Milano rinuncia al cachet
20 Febbraio 2014 by