Altra love story di Nicholas Sparks, tipo “grandi amori per tutta la vita”. E gli stereotipi del sentimentalismo ci son tutti

THE LONGEST RIDE(di Marisa Marzelli) Nicholas Sparks ha colpito ancora. Lo scrittore americano, autore di quasi una ventina di bestseller internazionali che hanno venduto oltre cento milioni di copie, ottiene di solito consistenti successi anche con gli adattamenti cinematografici delle sue opere. Basti pensare a Le parole che non ti ho detto (con Kevin Costner e Robin Right) o Come un uragano (con Diane Lane e Richard Gere). Storie sentimentali strappalacrime con grandi amori di quelli “per tutta la vita”, prediletti da un pubblico femminile. Non sfugge alla regola La risposta è nelle stelle (il libro è pubblicato in italiano da Frassinelli), diretto da George Tillman Jr., noto per Men of honor (2000), sul primo palombaro di colore della marina statunitense. Stavolta, nessun riferimento agli afroamericani ma un film con intenti dichiaratamente commerciali.
Modificando in parte la costruzione, ma non il succo della trama di Sparks, ecco la love story tra la studentessa Sophia (Britt Robertson, in questi giorni sugli schermi anche con lo sci-fi Tomorrowland, accanto a George Clooney) e il campione di rodeo Luke (Scott Eastwood, figlio del grande Clint, il quale gli aveva già affidato particine nei suoi Flags of our fathers e Gran Torino). I due giovani appartengono a contesti diversi – rude e campagnolo quello di lui, sofisticato quello di lei – e ciò mette in crisi il rapporto: lei vorrebbe trasferirsi a New York nell’ambiente delle gallerie d’arte, lui dopo un brutto incidente, continua a gareggiare, anche se potrebbe costargli la vita. Tra i tira e molla amorosi, capita che una sera i due soccorrano un anziano (Alan Alda) finito fuori strada con l’auto. La ragazza continua a visitare il ferito anche in ospedale e l’uomo le racconta (con lunghi flashback) il suo rapporto con l’amata moglie, ora defunta. Finale in rosa.
Film patinato, con buona ricostruzione ambientale della vicenda che si svolge nel passato, dalla seconda guerra mondiale, e molti esterni bucolici. Il fatto è che allo spettatore non viene risparmiato uno solo degli stereotipi di questo genere di pellicole. A partire dalle scene iniziali della vestizione dell’eroe (Luke si prepara per restare in sella al toro scatenato); i pettegolezzi delle amiche di Sophie sulla prestanza del ragazzo, che si presenta al primo appuntamento con mazzetto di fiori; la dilatazione temporale degli otto interminabili secondi di Luke sul toro nella competizione decisiva per la sua vita; la passione per l’arte che accomuna Sophie alla moglie del vecchio signore, sino al finale in gloria con apertura di un museo dove collocare una collezione d’arte. Se almeno altri film tratti da Sparks avevano una struttura meno prevedibile, qui siamo alla copia conforme di Le pagine della nostra vita (2004) portato sullo schermo da Nick Cassavetes, dove si alternavano, in tempi diversi, le vicende di una coppia giovane e una matura.
Il film è infarcito di figli d’arte. A parte Scott Eastwood – il quale sfoggia una muscolatura da surfista quale è, più che la recitazione – ci sono i giovani Oona Chaplin (figlia di Geraldine e quindi nipote di Charlot) e Jack Huston (il nonno è il famoso regista John, la zia è l’attrice Anjelica).
Quanto al titolo, se non vi suona nuovo, è perché la versione italiana (in originale è The Longest Ride) strizza l’occhio al grande successo presso il pubblico giovanile di Colpa delle stelle, e infatti è la medesima équipe produttiva ad averlo realizzato.