(di Marisa Marzelli) Red, Chuck, Bomb, Matilda, Grande Aquila e gli altri sono uccelli molto arrabbiati. Per colpa dei maialini verdi che con l’inganno hanno loro rubato le uova. Stiamo parlando di Angry Birdes – Il film, la nuova pellicola d’animazione Sony che all’uscita negli Stati Uniti si è piazzata per due settimane in testa al box-office. Costata poco meno di 80 milioni di dollari, nel mondo ha già incassato circa un miliardo.
Angry Birds s’ispira all’omonimo famoso videogioco della casa finlandese Rovio Entertainment. Innegabilmente si tratta di un’operazione commerciale – affiancata dal lancio di merchandising varia, dai giocattoli a peluche e gadget – ma il film non è privo di qualità e, sebbene mirato ad un target di bambini piccoli (il disegno è arrotondato e molto colorato, semplice e punta poco sulla tridimensionalità, sebbene esca sia in 2D che 3D), può generare, in termini contenutistici, spunti d’interesse anche per gli adulti.
Scritto da Jon Vitti (uno degli sceneggiatori della serie televisiva I Simpson) è diretto da Clay Kaytis e Fangal Reilly, il primo già capo animazione alla Disney AnimationStudios, il secondo artista di storybord per Disney e Soni. È una favola alla maniera di quelle di Esopo sul mondo animale, conuna sua moderna morale ma scanzonato e senza toni moraleggianti.
In un’isola degli uccelli sperduta in chissà quale oceano, i pennuti, che però non sono capaci di volare, vivono in un’idilliaca comunità strutturata come quella umana. Ma non è ben integrato Red, uccelletto collerico e misantropo dalle sopracciglia sempre aggrottate, che si è costruito la casa fuori dalla città e viene emarginato dagli altri. Quando perde la pazienza per l’ennesima volta, il giudice locale (un gufo vanaglorioso), gli impone di seguire un corso di gestione della rabbia, con altri individui afflitti dal medesimo problema e diretto dall’uccellina Matilda, solo all’apparenza serafica, ex-dipendente dall’ira. Nel frattempo giunge sull’isola una nave di maialini verdi che sembrano pacifici e socievoli, portano piccoli doni agli indigeni e invitano tutti ad uno show luccicante in stile festa da rodeo. Solo Red non si fida dei maiali, inascoltato dai suoi concittadini, che lo considerano il solito brontolone guastafeste. Invece Red ha visto giusto, perché i maiali razziatori hanno un piano: rubare tutte le uova e tornarsene da dove sono venuti, pregustando scorpacciate di frittate. Sarà Red a organizzare l’attacco per andare a riprendersi le uova nell’isola fortificata dei maiali. Per farlo dovrà anche convincere Grande Aquila, il leggendario nume tutelare degli uccelli, ritiratosi a vita privata e recalcitrante a tornare a combattere e volare (lui è l’unico a poterlo fare).
La prima parte del film è la più gustosa e sottile perché ripropone in chiave animale le caratteristiche della società umana statunitense, stigmatizzando con ironia quella superficialità, conformismi ed ipocrisie – a partire dalla gestione della rabbia intesa come crociata politicamente corretta – di stampo buonista. I suoi concittadini rimproverano il buon Red anche quando giustamente s’indigna per ciò che non funziona o non si limita a giudizi approssimativi ma vuole andare a fondo delle cose. La seconda parte, con la grande battaglia tra uccelli e maiali, ripropone le situazioni e le regole del videogame (i pennuti si fanno lanciare sui nemici con una gigantesca fionda), conosciute da milioni di fan.
Pur con qualche ripetitività di troppo, il valore aggiunto di questo cartoon, a differenza di altri film tratti da videogiochi (quello uscito più di recente è Warcraft) sta, oltre ad una storia semplice ma logica ed educativa a misura di bambini, nella qualità in tutti i comparti della realizzazione. Ogni uccelletto protagonista ha un suo carattere, al quale corrisponde un tratto dell’aspetto grafico e della voce (tra i doppiatori italiani il comico Maccio Capatonda interpreta il protagonista, affiancato tra gli altri da Alessandro Cattelan, Francesco Pannofino, Chiara Francini), la musica del cantautore brasiliano Heitor Pereira è energetica e coinvolgente e non manca la scena finale a sorpresa frammista ai titoli di coda, come nei film di supereroi.