(di Piero Lotito) Quale sia oggi il grado di affaticamento dell’umanità vivente, quali comportamenti e quali valori, quali inquietudini attraversino nel profondo gli individui, possiamo soltanto immaginarlo, dato che quanto abbiamo sotto gli occhi è fin troppo manifesto per essere, sì, veramente vero. Nel gigantesco magma umano che popola (e soffoca) la terra, ribolle un’infinità di coscienze tutte usurate dal continuo nascere e dal continuo morire del corpo. Stanchezza del mondo? Ogni giorno la prossimità d’una fine?
Nel suo ultimo romanzo, La risata dell’Invisibile, pubblicato da Edizioni di Storia e Letteratura (prefazione di Giuseppe Langella), Pasquale Maffeo immagina che ai primi del Duemila una quarantina di anime inquiete si diano appuntamento per una settimana in un remoto monastero alla ricerca dell’equilibrio perduto, magari mai sperimentato. Rappresentano ciascuna, per così dire, una categoria del malessere planetario che affligge la società del nostro tempo, tutte oppresse da pesi in apparenza irrimediabili: fallimenti, dolori, frustrazioni, rabbie abissali, miserie fisiche e morali. Là, in quell’angolo di mondo così lontano dalle grandi città, tenteranno di trovare pace, di farsi perlomeno una ragione della pena che le attanaglia e le rende come ciechi nel buio.
Riusciranno, i tormentati fuggiaschi, a (ri)trovare il senso dell’esistenza? Forse sì, forse no. Molto, se non tutto, dipende dall’osservanza piena di un regolamento, perché anche qui, nell’abbazia di San Nilo, vige una normativa del riscatto articolata in più punti. «Siano dimenticati meriti e demeriti, guadagni e perdite, ascese e cadute, chiassi e rumori profani. Non si parli se non con bocca di verità. Non si guardi se non nel profondo della propria anima». E tocca all’ex ambasciatore Ottavio de Rinaldis, «gagliarda naturalezza del buon sangue meridionale», saggiare tra i primi il trasalimento al quale induce l’atmosfera sacrale del luogo. Il rettore, monsignor Alfredo, non sembra accomodante: «Chi fosse venuto a dimenticare guai e smaltire malumori e distendersi in una pausa idiota, un tale visitatore, se c’è, farebbe bene a lasciare il ritiro prima di domattina. Perché i guai, qui, vogliamo metterli in discussione». Ma è come voler cancellare la vita dalla vita: nella forzata comunità riunitasi nell’auditorium, «un fondaco di vecchi arredi e cianfrusaglia sacra e profana», s’intrecciano e si sfibrano esperienze – la cantante lirica e altre tramontate bellezze, eredi di nomi illustri, un giornalista, un pubblicitario, una nobildonna, un investigatore privato, perfino un assassino a piede libero -, si lanciano reciproche accuse, si vuota il sacco, si ritrovano vecchi amori e si fanno imbarazzanti confessioni, si parla di politica, economia, finanza. Si consumano sfoghi, in definitiva. La notte non ferma il febbrile ordito di parole e di racconti: gli ospiti, arroccati ciascuno nella propria stanza, ritrovano incessantemente chi il piacere chi il rammarico di rivedersi di nuovo, sempre alla ricerca di un qualcosa che a tutti sfugge. Un qualcosa che in via sotterranea – ma non tanto – ha soprattutto a che fare con lo spirito e la fede.
Il monastero, forse metafora d’una astronave impazzita nella profondità dello spazio con il suo carico umano, tiene imprigionati i quaranta “inviati” d’un mondo disorientato che lambisce brandelli di verità e subito li sconfessa, se ne allontana. Ma entra alla fine in quella sorta di cabina viaggiante un personaggio inaspettato, che nessuno poteva mai pensare di incontrare proprio lì, nell’ansioso convegno. Costui scompiglia l’“ordine” che dall’originario disordine stava in fondo componendosi, e lo fa con uscite sbalorditive, con il suo essere, i suoi misteriosi e strabilianti poteri, sui quali conviene non dire di più.
Una scrittura intensa e smagliante, quella de La risata dell’Invisibile di Pasquale Maffeo, nella quale non è difficile cogliere il tono e il passo del flusso di coscienza che sempre caratterizza un giudizio, il soppesamento di tante colpe e tante corrispettive spiegazioni.
Pasquale Maffeo: “La risata dell’Invisibile” – Edizioni di Storia e Letteratura 2019 – pp. 107, € 18