Arie: incantevoli, ardite e spericolate. Orchestra e cantanti: bene. Ma l’allestimento scenico: cosa c’entra con Händel?

COMO, lunedì 14 gennaio (di Carla Maria Casanova)
“Rinaldo” di Georg Friedrich Händel, in scena al Teatro Sociale. Occorre fare qui un’operazione aritmetica delle più semplici: 1+ 1 = 2. Cioè separare lo spettacolo: esecuzione musicale e realizzazione scenica. Delle numerosissime opere di Händel, molte delle quali conosciute e regolarmente rappresentate, “Rinaldo” (composta a 26 anni, in due mesi) è una delle più note. In Italia poi, dopo quello spettacolo allestito alla Fenice di Venezia 30 anni fa – regìa Pier Luigi Pizzi, con Marilyn Horne, Cecilia Gasdìa, Ernesto Palacio, direttore John Fisher – con Rinaldo “abbiamo dato”. (Lo riprenderanno al Maggio Musicale Fiorentino nel maggio 2020. Non lasciarselo scappare). Intanto, il circuito dei Teatri di Opera-Lombardia, – Cremona, Brescia. Como, Pavia -, ha scelto coraggiosamente di riproporlo, con i mezzi che ha, mezzi che comunque gli hanno permesso di mettere nel golfo mistico Ottavio Dantone e la sua Accademia Bizantina, vale a dire il complesso più carismatico e imprescindibile per il repertorio barocco. Infatti, riguardo al primo 1 della addizione di cui sopra, tutto funziona perfettamente. E non solo l’orchestra: anche i cantanti si distinguono.
Nella distribuzione dei ruoli, che rispetta i registri originali, Rinaldo è un contralto (Delphine Galou, bravissima); Almirena (Francesca Aspromonte) e Armida (la graffiante Anna Maria Sarra) soprani; Goffredo controtenore (Raffaele Pe); Argante basso (Luigi De Donato). Questi cantanti, giovani ma collaudati, se non sono degli dei sul versante scenico, rispondono con grande onore su quello vocale – prova non da poco – nel rispetto dei nuovi canoni estetici fissati da Händel. Quindi si accettano di buon grado le ingenuità lessicali del libretto settecentesco (sorge nel petto/ certo diletto/ che bella calma/ promette al cor…) e se alcuni recitativi o daccapo mettono a prova la pazienza, si è ampiamente gratificati dalla ricchezza e varietà dei suoni, dalle arie incantevoli o di ardita e spericolata vocalità. Di particolare pregio e fascino è poi la sintonia della musica di Händel con la sua epoca. Appunto.
Qui, lo spettacolo scenico è un’altra cosa, che non ha nulla da spartire con la prima. Jacopo Spirei scrive nelle sue note di regìa che il Rinaldo è realtà e fantasia, magia e realtà. Vero. Però un filo logico, almeno nello stile, ci vorrebbe. Un ufficio di contabile, un Pc, un generale in alta uniforme che sprona il renitente impiegato alla battaglia, sono una versione teatrale accettabile. Purtroppo non hanno nulla da spartire con la costruzione musicale händeliana. Argante che irrompe nell’ufficio tradotto in metallaro anni 80, con pelli, collane e catene, porta fuori strada.
E poi la magìa. Magìa intesa come “serie di contaminazioni dal mondo dell’arte contemporanea e dal cinema” è contaminazione e non magia. Possibile che debbano essere tutti disturbati i registi d’oggi? E chi lo dice che dobbiamo essere disturbati anche noi? Io non condivido l’antro della maga Armida diventato un club notturno dal nome “Spider” e lei un sex symbol versione sadica, in succinto costumino di pelle nera, tacchi a spillo e frustino. Quale magia? Anche se l’idea scenica e la realizzazione dell’immenso ragno che sovrasta è un’immagine teatralmente valida e azzeccata. Le trasposizioni nell’opera lirica, non si stancherà mai di ripetere, sono rischiosissime. Tuttavia alcuni (pochi e non sempre) ci riescono. Vedi Graham Vick, Robert Carsen, Jonathan Miller (l’antesignano Luca Ronconi). Jacopo Spirei è stato a lungo assistente di Graham Vick la cui trasgressiva Incoronazione di Poppea (1993, Bologna) rimane leggendaria. Nulla strideva. Era tutto tremendamente logico. La musica (Monteverdi) sembrava scritta apposta. Ma non si dà il caso che l’allievo debba superare, o anche “solo” eguagliare, il maestro. Basta un niente, per essere geniale. Basta un niente per non esserlo.

“Rinaldo”, di Handel, verrà ripreso a Pavia, Teatro Fraschini, il 18 e 20 gennaio.