BAGNACAVALLO (Ravenna), domenica 27 novembre ► (di Andrea Bisicchia) – Nel centenario della morte di Dante, le manifestazioni, in suo onore, sono state infinite, sia dal punto di vista accademico che teatrale e cinematografico. Lo stesso sta accadendo per il centenario della nascita di Pasolini (1922-1975) , a cui il teatro, in particolare, sta dedicando parecchia attenzione, a cominciare dall’idea di Walter Malosti di mettere in scena, prodotte da ERT, tutte le opere teatrali, affidando le realizzazioni a giovani registi, per continuare, sempre in Emilia Romagna, con il lavoro di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, che hanno creato, per RAI TRE, “Pasolinacci e Pasolini”, concentrandosi su scelte che riguardano la Poesia e il Cinema. Anche Luigi Lo Cascio ha dedicato un assolo, con un monologo, diretto da Tullio Giordana, mentre un testo di Sergio Casesi, che ha ottenuto il Premio Enriquez, come novità italiana, messo in scena da Alberto Oliva, con Gea Rambelli e Stefano Tosoni, concluderà la sua tournée al Franco Parenti di Milano, nel mese di marzo.
Non poteva mancare Ascanio Celestini che, sabato 26 novembre, ha portato in scena “Museo Pasolini”, applauditissimo al Teatro Goldoni di Bagnacavallo, per la Rassegna organizzata da Accademia Perduta/ Romagna Teatri “Teatri d’inverno, sguardi sul teatro contemporaneo”.
Celestini si è chiesto come potrebbe essere un Museo, “Pier Paolo Pasolini”, di cui lui si ritiene il fondatore, il custode, oltre che la guida. Si tratterebbe, in fondo, di un museo immateriale, come lo è qualsiasi spettacolo, dentro il quale poter depositare, non solo le opere, ma anche ciò che non si trova più, come una poesia scritta quando l’autore aveva sette anni, la bandierina rossa che il Partito Comunista aveva nascosto durante le drammatiche giornate dell’occupazione di Budapest e, ancora, il corpo martoriato di Pasolini.
La guida introduce il suo pubblico in uno spazio minimalista, le scene, nel teatro di Celestini, sono semplicemente allusive, in questo caso, sono bastate delle luci naturali, distribuite in cerchio, al centro del quale c’è una sedia, da cui parte il racconto, decisamente cronologico, che inizia con la data di nascita 1922, l’anno della marcia su Roma. Nel 1929 scrive la sua prima poesia, dopo averne letto una della madre, l’anno coincide con la firma dei Patti Lateranensi, firmati dalla Chiesa con Mussolini, mentre, nella stessa data, Antonio Gramsci inizia a scrivere i “Quaderni dal Carcere”.
L’ intento della guida è quello di raccontare la vita del poeta, ma, nello stesso tempo, raccontare una fetta di Storia d’Italia, rifacendosi a quanto detto da Cerami: “Se noi prendiamo tutta l’Opera di Pasolini, dalla prima poesia che scrive a sette anni, fino al film su Salò, ultima sua opera, noi avremo il ritratto della storia d’Italia, dalla fine degli anni del fascismo, fino agli anni Settanta.”
In fondo, anche Celestini, facendosi complice della parola di Pasolini, oltre che interprete, con le sue continue digressioni, cerca di raccontarci, a suo modo, un pezzo della nostra storia, quella degli anni del fascismo, della resistenza, durante la quale perse la vita il fratello, quella degli anni Cinquanta, della periferia romana, con i suoi ragazzi di vita, con i giovani preti che fondano luoghi comunitari dove potere educare una gioventù sbandata, oltre che abbandonata a se stessa dalle istituzioni.
La parte più “scritta” è quella dedicata al golpe di Valerio Borghese, col rischio di una guerra civile, o quella che ha visto, da parte di alcuni facinorosi fascisti, caricare su una macchina una nota attrice, per violentarla e, magari andare, subito dopo, a brindare per l’accaduto. Sono immagini indelebili che stimolano la scrittura stessa di Celestini, costruita, non solo sulla improvvisazione, ma anche su una scrittura per immagine, un po’ automatica ed emotiva. Quando si arriva agli anni Settanta, i più turbolenti, quelli del fantomatico golpe, l’Italia sembra aver perso la sua identità e la sua capacità di reagire. In questi anni si consuma il delitto di Pasolini, i cui autori, sostiene Celestini, sono da ricercare in questa inettitudine e nell’aver vissuto un secolo di tragedie e di fragilità quasi inconsapevolmente.
Il compito del teatro è anche quello di spalancare le porte di questo secolo e mostrarlo senza cancellare nulla. Lo spettacolo, con il Goldoni esaurito, era fuori abbonamento.
TOURNÉE
Dopo la replica al Teatro Goldoni di sabato sera a Bagnacavallo, lo spettacolo di Ascanio Celestini andrà in scena:
27 novembre al Teatro Diego Fabbri di Forlì;
4 dicembre al Teatro Salvini di Pitigliano (GR);
3 febbraio 2023 al Teatro Excelsior di Reggello (FI);
4 febbraio 2023 al Teatro dell’Osservanza di Imola (BO);
15 e 16 febbraio 2023 al Teatro Alighieri di Ravenna;
17 febbraio 2023 al Teatro Sociale di Bergamo;
13 e 14 aprile 2023 al Teatro Storchi di Modena;
21 aprile 2023 al Teatro Torti di Bevagna (PG).