Aspetta e spera. La vita merita qualche illusione. Per sopravvivere. Anche se si sa che Godot non arriverà mai

1. EN ATTENDANT GODOT-Luciano Virgilio, Antonio Salines-foto Andrea GatopoulosMILANO, giovedì 13 novembre   
(di Paolo A. Paganini) Da più di mezzo secolo attendiamo Godot. Nel frattempo quante volte e con quanti siamo stati in attesa? L’abbiamo atteso, venticinque anni fa, insieme con Gaber e Jannacci; con Mario Scaccia e Fiorenzo Fiorentini; con Balasso e Ferrini; con Luca De Filippo; e soprattutto l’abbiamo atteso, fin dagli anni Novanta, con un memorabile Giulio Bosetti…
Non ci siamo stancati ad attenderlo. Vietato essere insofferenti.
Si ha un bel dire: non se ne può più, sempre Shakespeare, Goldoni, Molière, Pirandello, sempre Beckett… e compagnia bella! Ma è una fesseria. Come se si dovesse sbuffare: sempre Verdi, Puccini, Wagner, Mozart…! Nessun, pur severo ed esigente, loggionista si sognerebbe di sollevare questioni. Anzi, è motivo di vanto almanaccare quante messinscena della stessa opera si è riusciti a vedere. Nessuno, fra i melomani, ha mai preteso di mettere in discussione l’autore, perché il vero, reale motivo d’interesse è solo il confronto tra le varie edizioni, tra le qualità delle varie esecuzioni, tra le qualità canore degli interpreti, tra le diverse impostazioni registiche.
Perché mai non dovrebbe esserci lo stesso atteggiamento con la prosa? Mah.
Rimaniamo dunque con il nostro Godot. Che adesso abbiamo ancora una volta atteso al Teatro Carcano in una gioiosa, essenziale (come dev’essere) messinscena firmata da Maurizio Scaparro, il quale, in due ore di spettacolo con un intervallo, ha allestito un godibile “Aspettando Godot”, mixando, in allegria, circo e varietà, con un pizzico di assurdo, un po’ alla Marinetti. Nel senso che Scaparro non ha indugiato sui massimi sistemi, e non ne ha fatto una malattia a cercare risposte sui reconditi e misteriosi significati metafisici dell’opera di Beckett, cioè, se questo enigmatico e inarrivabile Godot sia la Speranza, o la Fede, o il Signore Domineiddio, o chi sa quale patria perduta. E secondo me ciò è corretto.
Già bisognerebbe soffermarsi su qualcosa ch’è sotto gli occhi di tutti, cioè il titolo, che in francese ha sfumature ancora più sottili: “En attendant Godot”, vale a dire: in attesa di Godot che cavolo si può fare? Si può ragionare sul male ai piedi per le scarpe strette, oppure di aquesta valle di lacrime edell’umano destino, “partorito da una donna a cavallo di una tomba”, e tanto varrebbe togliere il disturbo impiccandosi a un ramo dell’unico albero rinsecchito di quella landa deserta, oppure sull’indissolubilità della loro amicizia, intendo di Estragone e Vladimiro, oppure ancora sulle follie del mondo o sul disastro d‘una malata società in dissolvenza di valori, che in parole povere qui sono espressi da quei due squinternati mentali di Pozzo e Lucky, in un rapporto sadomasochistico di vittima e carnefice. E così, andando a discutere del più e del meno, sapendo che Godot, o Speranza, o Fede, o Domineiddio, come volete chiamarli, non arriverà mai, i nostri personaggi, di giorno in giorno, riempiono le loro vite di blateranti ragionamenti e di attese. Ma bisogna pure illudersi di qualcosa. Senza l’illusione di un’attesa d’un mondo migliore, che vita sarebbe?
Antonio Salines, ch’era compagno di cordata con Bosetti nelle vecchie edizioni, qui fa un Estragone impastato di teneri stupori e di meravigliose dimenticanze di una vita sciagurata. Bravo. E, con lui, in gara di buffonesche e gioiose assurdità, un eccellente Luciano Virgilio (Vladimiro). E, applaudito anche a scena aperta, Enrico Bonavera nella parte di Lucky, in coppia con un estroverso, circense “domatore” Edoardo Siravo. Un meritorio e fuggevole accenno, come fuggevole è stata la sua parte, al giovane messaggero d’illusioni Michele Degirolamo.
Pubblico numeroso, appagato e plaudente.
“Aspettando Godot” di Samuel Beckett. Regia di Maurizio Scaparro. Al Teatro Carcano, corso di Porta Romana 63, Milano. Repliche fino a domenica 23.

Tournée
Trento, Centro Santa Chiara, 8/11 gennaio
Mirandola, Teatro Tenda, 14 gennaio
Monza, Teatro Manzoni, 15/18 gennaio
Scandiano, Teatro Boiardo, 20 gennaio
Vignola, Teatro Diego Fabbri, 21 gennaio
Catania, Gteatro G. Verga, 10/15 marzo