UNIVERSO TEATRO, venerdì 29 gennaio ► L’epidemia di Coronavirus e la necessaria chiusura dei teatri non consentono di fare previsioni attendibili su quando le attività recitative potranno riprendere. Eppure tutti i teatri, più o meno, si stanno preparando ad alzare il sipario. Con il pubblico in sala. Chi lavora su nuovi progetti, chi riprenderà allestimenti improvvisamente interrotti per il maledetto virus pandemico. Chi, purtroppo, non riaprirà più. Ma i giovani son pronti al via… E lo stesso Glauco Mauri, un novantenne di giovanile inesausto entusiasmo, insieme con Roberto Sturno (74 anni), con il quale fa Compagnia da 40 anni, ha preparato un impegnativo e articolato programma per l’anno in corso e per tutto il 2022.
Ecco, qui di seguito, la sua presentazione.
RE LEAR, di William Shakespeare, per la regia di Andrea Baracco. “Non ho mai smesso di credere che bisogna sempre mettersi in discussione, accettare il rischio pur di far sbocciare idee nuove per meglio comprendere quel meraviglioso mondo della poesia che è il teatro. Ed eccomi qui per la terza volta, alla mia veneranda età, impersonare Lear. Perché? Mi sono sempre sentito non all’altezza ad interpretare quel sublime crogiolo di umanità che è il personaggio di Lear. In questa mia difficile impresa mi accompagna la convinzione che per tentare di interpretare Lear non servono tanto le eventuali doti tecniche maturate nel tempo quanto la grande ricchezza umana che gli anni mi hanno regalato nel loro, a volte faticoso, cammino. Spero solo che quel luogo magico che è il palcoscenico possa venire in soccorso ai nostri limiti. Cosa c’è di più poeticamente coerente di un palcoscenico per raccontare la vita? E nel Re Lear è la vita stessa che per raccontarsi ha bisogno di farsi teatro”. (Glauco Mauri)
VARIAZIONI ENIGMATICHE, di Eric Emmanuel Schmitt, per la regia di Matteo Tarasco. “È una partita a scacchi, un intreccio psicologico, un incontro-scontro tra due uomini legati alla figura di una donna. Abel Znorko premio Nobel per la letteratura che, per fuggire gli uomini e la volgarità del mondo, si è rifugiato in un’isola sperduta nel mare della Norvegia e in questa solitudine mantiene vivo, attraverso una corrispondenza amorosa che ormai dura da vent’anni, l’amore per una donna misteriosa. E Erik Larsen giornalista che ha preso il pretesto di un’intervista per poter incontrare lo scrittore. Ma qual è il vero motivo dell’incontro? E perché il grande Abel Znorko, quest’uomo solitario e misantropo, ha accettato per la prima volta di ricevere uno sconosciuto giornalista? Come in un thriller dei sentimenti, ritmato da drammatici colpi di scena, due uomini si scontrano in un’alternanza di crudeltà e di tenerezza, di ironia feroce e di profonda commozione: un’intervista che presto si trasforma in un’affannosa, affascinante scoperta di verità taciute. Ma solo alla fine, l’ultima lancinante rivelazione svelerà il vero motivo dell’incontro… e l’uomo scoprirà nell’altro uomo lo stesso bisogno di comprensione e d’amore.” (Glauco Mauri)
IL CANTO DELL’USIGNOLO, un viaggio nel mondo della straordinaria arte di William Shakespeare, per la regia Glauco Mauri. Una breve favola di Gotthold Ephraim Lessing. «Un pastore, in una triste sera di primavera dice a un usignolo:
– Caro usignolo, perché non canti più? Te ne stai muto da tanto tempo. Il tuo canto mi teneva compagnia: era così dolce, mi aiutava nei momenti di tristezza, mi era di tanto aiuto. Perché, caro usignolo, non canti più?
“Ahimè -rispose l’usignolo – ma non senti come gracidano forte le rane? Fanno tanto tanto chiasso e io ho perso la voglia di cantare. Ma tu non le senti?”
-.Certo che le sento – disse il pastore – ma è il tuo silenzio che mi condanna a sentirle.
«Chi ha il dono di “cantare” quindi canti, per non condannarci a sentire il tanto gracidare della banalità e della volgarità che ci circonda. C’è tanto chiasso intorno a noi che abbiamo bisogno che si alzi un canto di poesia e di umanità».