Avido e mostruoso, il capitalismo trova sempre il modo per rinascere, raddoppiarsi e generare nuove forme di schiavitù

(di Andrea Bisicchia) Luciano Canfora è un noto antichista che ha sempre saputo coniugare passato e presente, utilizzando una metodologia storica di carattere comparativo.
Nella collana “Voci” del Mulino ha appena pubblicato “La schiavitù del capitale”, ricordando come, al pari del mostro mitologico Idra, il capitalismo abbia la capacità di rinascere e raddoppiarsi proprio nei momenti di crisi, riproponendosi con volti sempre nuovi, non più con quello del “Padrone delle ferriere” o dell’industriale del secolo scorso che si combatteva con gli scioperi indetti dalle organizzazioni sindacali, bensì con quello del capitale globale, quello invisibile delle Corporation, della finanza avida e mostruosa, quello che ha sconfitto tutte le rivoluzioni e che si è imposto in ambito planetario, producendo nuove schiavitù, nuove disuguaglianze, dinanzi alle quali gli stessi Stati nazionali vacillano, perché tiranneggiati dal Capitale finanziario che, attraverso la globalizzazione del Mercato, ha generato una forma diversa di schiavitù e un nuovo capitolo nel rapporto tra sfruttatori e sfruttati.
Oggetto dell’analisi di Canfora è l’Occidente europeo e quello “estremo” dell’America, in rapporto all’Oriente, non più in antitesi, non essendoci più né un’Asia, né un’Africa “schiave”. A dire il vero, secondo Canfora, le categorie di Occidente e Oriente, nel corso della storia, si sono sempre intrecciate fin dall’inizio; da quando, cioè, venne stabilito che, con la Democrazia ateniese, fosse nata la cultura occidentale, rimuovendo, in verità, le sue vere origini orientali, legate alla cultura e alla politica mesopotamica, una percezione presente nel “Timeo” di Platone e nell’opera di Diodoro Siculo.
A parte l’Occidente europeo, quello che si è imposto negli ultimi secoli è l’Occidente “estremo” statunitense, che non nasconde di aspirare ad una “egemonia monopolare”, mentre quello dell’America Latina va caratterizzandosi per essere un “laboratorio di inedite forme di socialismo”. Queste due facce hanno favorito l’appoggio criminogeno del capitalismo americano e quello antagonistico di un socialismo senza più utopie. A questo proposito, Canfora sostiene che esistono due utopie, quella della fratellanza e quella dell’egoismo, molto distanti tra loro, ma entrambe in difficoltà, dovendo fare i conti con il turbo capitalismo che ha scatenato una miriade di forze difficili da dominare perché contrastate dalle “forze del privilegio”, che, pur di non perdere il loro status, si dimostrano pronte a trascinare tutti nel disastro.

Luciano Canfora, “La schiavitù del capitale”, Il Mulino 2017, pp 110, € 12.