MILANO, mercoledì 4 febbraio ●
(di Paolo A. Paganini) Siete patiti per i cani? Al Piccolo Teatro Strehler c’è uno spettacolo per voi, e li amerete ancora di più. Odiate i cani? Fa niente, andate a vederlo lo stesso, e capirete perché li odiate. Non ve ne frega niente? Ma anche in questo caso non perdetevi lo spettacolo “Ballata di uomini e cani”, che Marco Paolini ha ricavato da Jack London, costruendo, in un’ora e cinquanta senza intervallo, “un canzoniere teatrale”, di glorioso godimento, con le musiche di Lorenzo Monguzzi (una bella sorpresa).
Va subito chiarito, come tutti sapranno, che Jack London non è stato solo lo scrittore di “Zanna Bianca”, di “Il richiamo della foresta” o dell’autobiografico “Martin Eden”. Se non avete ancora letto il “Vagabondo delle stelle” (tutti questi libri hanno acceso la nostra adolescenza) non perdete l’accasione di leggerlo, o rileggerlo. Morto a quarant’anni, nel 1916 (forse suicida), carico di alcool e di avventure, frequentatore di ladri, di beoni, di ambienti degradati e soprattutto di incessanti letture, Jack London non trascurò nemmeno l’esperienza del mitico mondo dei cercatori d’oro. Oltre alla saggistica e ai reportage di guerra, fu anche scrittore di racconti che lo collocarono a pieno titolo fra i grandi della storia letteraria del realismo americano. Anche se i critici, brutta razza, han sempre storto il naso.
Ordunque, Marco Paolini ha scelto tre racconti di Jack London, con un ideale filo conduttore che li accomuna, cioè storie di cani e di padroni ambientati fra Canada e Alaska.
In sintesi, le tre storie:
“Macchia”: una pièce comica, con un maestoso superbo protagonista, un cane da slitta, che non ne ha mai tirata una. Furbo, mentitore, ladro di galline e di pancetta affumicata, fannullone e millantatore, escogita ogni scusa per non tirare, s’inventa ogni sorta di mali e di invalidanti paralisi… Il padrone decide di liberarsi di quell’inutile bestia. E la diabolica creatura torna. Il padrone lo traghetta e lo lascia al di là del fiume. E il maledetto riesce a tornare… in canoa. Il padrone armato di pistola va nella foresta per ammazzarlo. E il cane se ne torna scodinzolando. Assolda un killer. E si ritrova il cane sottocasa…
“Bastardo”: il cane e l’uomo sono legati da un unico sentimento: l’odio l’uno per l’altro, senza riuscire a fare a meno l’uno dell’altro. Ciascuno cerca di averla vinta sull’altro, di eliminare l’altro. Una gara di furbizie, di astuzie, di agguati, di trappole tra lo schiavo (il cane) e il suo padrone. Una gara di reciproche malvagità. Una gara all’ultimo sangue. Chi vincerà? Ovvio, il più forte, no? Cioè…?
“Preparare un fuoco”: bellissimo e tragico racconto di un giovane, sprovveduto e inesperto, tra i ghiacci con il suo cane (che ha l’esperienza genetica dei suoi avi). A meno sessanta gradi, quando uno sputo non fa in tempo a uscire dalla bocca che è già ghiaccio, c’è poco da scherzare. Il cane, esperto, ragiona da saggio. L’uomo, sventato, ragiona da uomo. Potrà salvarsi dal congelamento solo accendendo un fuoco. Ma, con le mani, prima intirizzite, poi congelate, finirà con il perdere la strada. E la vita.
Il cinquantanovenne bellunese Marco Paolini, uomo di civili e indimenticabili monologhi e di denunce di umane imbecillità, di tragici eventi, di perverse e colpevoli iniquizie (Il racconto del Vajont; Canto per Ustica; Storie di plastica; Il Sergente; Ausmerzen eccetera) qui si rivolge al mondo della natura, con il senso d’un animismo che nobilita, sotto metafora, reietti, diversi, schiavi e umiliati contro padroni ottusi crudeli o indifferenti. Si allude? Sì. Con chiaro ed esplicito impegno morale parla anche, sotto copertura, di immigrati, ladri vagabondi reietti. Paolini è dalla parte dei cani. Tutto il pubblico è stato dalla sua parte.
Lo spettacolo, grazie a tre prestigiosi musicisti (Angelo Casadei, fisarmonica; Angelo Baselli, fiati; Lorenzo Monguzzi, chitarra, autore delle musiche e piacevole rivelazione) è godibile come un “mini musical”, con un Paolini mattatore applauditissimo (anche nei suoi immancabili intercalari veneti, onore e vanto d’un dialetto che resiste alle idiozie di tante sirene anglofile).
“Ballata di uomini e cani”, dedicata a Jack London, di e con Marco Paolini. Al Piccolo Teatro Strehler. Largo Greppi 1, Milano. Repliche fino a domenica 22 febbraio.