(di Emanuela Dini) Un thriller pieno di mistero, con un susseguirsi di colpi di scena, ribaltamenti di situazioni, escamotage di sceneggiatura, trovate qualche volta un po’ sopra le righe. Protagonista un Antonio Banderas che cerca di rifarsi una verginità attoriale dopo i troppi spot passati a parlare con le galline, in una storia dai contorni a metà tra il thriller psicologico, il film d’azione, il giallone americano a obbligatorio lieto fine. Troppa roba.
Il protagonista è Paul (Antonio Banderas), ex scrittore di successo ora in crisi, incapace di buttar giù una riga, senza soldi e affogato nell’alcol. Fin qui, niente di nuovo.
Vive isolato in un cottage in fondo a un bosco, fa la spesa a credito e guida come un matto nei tornanti di montagna. Attacca lite con un camionista per un sorpasso azzardato, e viene salvato dall’intervento di un vagabondo, tale Jack (Jonathan Rhys Meyers) che seda la lite e poi si allontana a piedi, verso dove non si sa. Quando Paul lo incrocia di nuovo, gli offre un passaggio e lo invita a casa, in debito di gratitudine. E qui comincia la storia, poco credibile e sempre più intricata.
Jack si sistema subito come un padrone e incalza Paul a scrivere, gli butta via le bottiglie, gli suggerisce spunti di sceneggiatura, fino a tenerlo prigioniero sotto la minaccia di un fucile.
In questo bailamme di situazioni da pseudo noir dove troppi particolari non tornano, le note più apprezzabili sono gli accenni da “film nel film” che Jack offre a Paul. “Potresti scrivere la nostra storia… lo scrittore in crisi offre un passaggio allo sconosciuto che l’ha salvato da una rissa. Ma… se lo sconosciuto, cioè io, fosse stato d’accordo col camionista e il salvataggio fosse stato un mio espediente per insinuarmi nella tua vita?”.
Quindi, se il film avesse percorso questo sentiero, giocando con i vari livelli di sceneggiatura, nel non nuovo ma sempre efficace escamotage da scatola cinese dello sceneggiatore che racconta un film che racconta la sceneggiatura di un film….eccetera eccetera, tutto sommato sarebbe stato un piacevole svolgimento del temino, con contorno di boschi, laghetti, sceriffi americani e giovani donne bionde e single con figlioletto a carico.
Invece si è voluta mettere troppa carne al fuoco, in un crescendo di situazioni sempre più adrenaliniche e improbabili: sparatorie, fughe, minacce, sequestri di persona e chi più ne ha più ne metta. Fino al colpo di scena finale che qui non sveleremo e che ribalta tutta la storia. Mah…
Un minestrone con troppi ingredienti, un filone narrativo che poteva essere intrigante ma che è stato soffocato da troppi interventi non richiesti né necessari. E un Banderas che risulta efficace ma solo a metà, perché nei primi piani con le sopracciglia aggrottate ricorda ancora, ahimè, i suoi dialoghi con la gallina del Mulino Bianco.