“Beast”. C’è un maniaco, sull’isola, che uccide le ragazze. E c’è Moll, che forse ama proprio lui. Ma chi è il Lupo Cattivo?

(di Patrizia Pedrazzini) – A una ventina di chilometri al largo delle coste francesi, nella Manica, c’è l’isola di Jersey, la più grande delle Isole cosiddette Anglo-Normanne. Atmosfere nordiche, maree, baie sabbiose e aspre scogliere, venti freddi e silenzio. Qui, tra il 1960 e il ’71, seminò il terrore Edward Paisnel, la “Bestia di Jersey”, stupratore seriale uso a entrare nelle case di notte dove, con una maschera di lattice sul volto e bracciali chiodati ai polsi, aggrediva donne e bambini.
Una brutta storia, dalla quale ha tratto molto liberamente spunto, per il proprio esordio sul grande schermo, il quarantenne regista britannico Michael Pearce. Che però, con “Beast” (“Bestia”, appunto), dà corpo – messi da parte fin da subito i fatti di cronaca – a un ben riuscito, e ricercato, mix di thriller, storia d’amore, horror psicologico e melodramma familiare. Nel quale l’eterno conflitto fra il Bene e il Male, il senso di colpa e la paura, i tormenti dell’anima e la voglia di vita, e di libertà, si mescolano in un mistero tanto fitto quanto, apparentemente, insolubile. Chi è veramente il Lupo Cattivo?
La storia è quella di Moll, giovane donna dai capelli rossi, cupa, caparbia e selvaggia come l’isola nella quale vive, vessata (ma se ne scoprirà il motivo) da una madre algida, austera e tirannica e costretta a sottostare alle rigide regole di un piccolo mondo conservatore e bigotto. Spirito libero e ribelle, la ragazza incontra una sera Pascal, ombroso e solitario, affascinante, tormentato e misterioso come lei. E il mondo le si apre improvvisamente davanti: finalmente si sente capita e accettata, e finalmente riesce a liberarsi dalle catene che la legano alla famiglia. Il passo verso l’amore è brevissimo. Solo che quella stessa notte una ragazza, la quarta in poco tempo, viene uccisa da un ignoto maniaco. Solo che i sospetti dell’intera comunità si concentrano sul giovane. Solo che lei lo difende, al punto di testimoniare il falso. Solo che anche Moll ha qualche scheletro nell’armadio…
Suggestioni, tensione, misteri e segreti si alternano a momenti di serenità e di speranza, quasi sprazzi di luce, ma sempre in perfetto equilibrio fra loro, e soprattutto senza mai eccedere in un senso o nell’altro. La stessa isola di Jersey, che potrebbe qui facilmente essere rappresentata come un luogo tetro e opprimente, è invece fotografata in tutta la sua limpida bellezza, in contrasto con il “buio” della storia dolorosa che accoglie.
Nei panni di Moll, la rossa irlandese Jessie Buckley è bravissima, perfetta fino a produrre una sorta di tutt’uno fra il proprio aspetto fisico e quello della natura che le sta attorno. Ma nemmeno il sudafricano, attore e cantante, Johnnie Flynn, scherza. Azzeccatissimo nel ruolo dell’impenetrabile e potenzialmente pericoloso Pascal, il viso scarno, i capelli biondi spettinati, l’aria trasandata e sporca, eppure attraente e sempre, fino alla fine, incarnazione del dubbio: è lui il maniaco, o non c’entra davvero niente?
Per chi ama le atmosfere inquiete e i grovigli interiori. E detesta le certezze.