Boom dei libri di cucina, soprattutto se scritti da cuochi famosi (ma vendite in calo di personaggi TV)

Desktop4I libri di cucina sono sempre più un mercato, in cui i lettori premiano la qualità, sia quella dei cibi o delle bevande presentate – vini, birre, piatti e cucine – sia quella editoriale: immagini, fotografie, stampa. Il settore rappresenta il 16% della manualistica e ha interessanti potenzialità di crescita nelle varie nicchie in cui il settore enogastronomico si declina, oltre che in chiave internazionale, come per esempio verso i mercati nascenti dell’Asia, attratti, oltre che dai prodotti italiani, anche dalla qualità editoriale di libri e ricette. Perché cambiano le abitudini alimentari, cambiano i trend, cambia quindi anche il modo di fare libri di cucina.
Cosa funziona in libreria? I ricettari, naturalmente, ma anche i cuochi famosi. Non più quindi solo maghi della cucina, ma anche autorevoli autori di bestseller. I cuochi autori di libri fanno vendere di più: la crescita del venduto per questi titoli ė del +68,7% dal 2011 a oggi. Vendono ancora, ma meno rispetto a qualche anno fa (+9,8%), i personaggi tv di trasmissioni di cucina.
“Un tempo, quando il cibo era ancora un bisogno primario, si pubblicavano poche centinaia di titoli – ha sottolineato Giovanni Peresson, responsabile Ufficio studi AIE – Oggi, in epoca di politeismo alimentare (con la caduta delle ortodossie alimentari, con il 10% degli italiani che mangia fuori casa tutti i giorni e il 42% pranza fuori almeno 2 volte alla settimana), si assiste, e soprattutto lo si avvertirà ancor più nei prossimi anni, a una vera e propria divaricazione del prodotto editoriale: da una parte si cucina grazie alle app e alla rete che già oggi nei blog di successo hanno diverse decine di migliaia di accessi, dall’altra si cercano libri di qualità, con scatti di fotografie famosi. Alcuni editori stranieri stanno addirittura posizionando una parte della loro produzione nella tiratura limitata e nelle fasce più alte di prezzo. Sta insomma cambiando il tipo di produzione editoriale, ma al centro c’è sempre la dimensione dell’eccellenza”.
(Fonte: Ufficio studi AIE)