MILANO, mercoledì 13 marzo ►(di Carla Maria Casanova) Ennesima ripresa di Traviata alla Scala (allestimento Cavani/Ferretti/Pescucci). Teatro pieno, successone eccetera. L’interesse era per lei, la protagonista, Angel Blue (alla Scala, Musetta in Bohème 2015, poi Clara in Porgy and Bess).
Lei, già miss Hollywood e miss California, onorevole repertorio lirico e concertistico, è impegnata nel sociale (aiuto agli adolescenti in difficoltà). È una bella ragazzona. Appunto. Averla però vestita di color topo al ballo di Flora, colore che si uniforma con la sua pelle, non è stata una buona idea.
Angel Blue è soprattutto “tanta”. Riempie il palcoscenico. Sovrasta l’agile tenore (Francesco Meli) e persino tiene testa (fisicamente) a Domingo. Tanta anche la voce, che però lei non riesce sempre a gestire. E poi, come fai a commuoverti per una ventenne affetta di tisi di quella stazza che con una manata ti butta per terra?
Poi arriva papà Germont e si porta via il successo (ovazione).
Lui non è baritono, anzi, pare più tenore che mai e con Meli fanno un duetto alla pari. Però lui è Placido Domingo e il palcoscenico lo riempie con il suo inconfondibile, incontestabile carisma. Sul podio Marco Armiliato, che invece di carisma ne ha meno di Whung Chung, ma pazienza.
Repliche: 14 e 17 marzo.