“Godzilla” Durata: 123; Regia Gareth Edwards. Con Aaron Taylor-Johnson, Bryan Cranston, Elizabeth Olsen, Juliette Binoche. Fantascienza; Usa. Dopo che nel 1954 il kaiju Godzilla era stato svegliato da una serie di test nucleari effettuati a largo dell’Oceano Pacifico, un’ennesima esplosione lo aveva convinto a rifugiarsi nelle profondità degli abissi. Quando decine di anni dopo il mutante Muto, suo nemico, minaccia la sua sopravvivenza, Godzilla riemerge dalle profondità dell’oceano distruggendo tutto ciò che incontra sulla sua strada. Una rinascita epica per un’icona del cinema in una nuova avventura che lo vede combattere contro altri mostri e soprattutto contro alcune malvagie creature umane che, nascoste dietro l’onnipotenza della ricerca scientifica, minacciano la nostra stessa esistenza. Molte le differenze con tutti i predecessori, a cominciare dall’aspetto del mostro (nel remake del 1998 firmato da Roland Emmerich era un’iguana gigante) e dalla città scelta per emergere dalle profondità dell’oceano che adesso è una San Francisco notturna e ridotta completamente al buio da uno tsunami provocato dal gigantesco animale, in una delle più spettacolari e drammatiche apparizioni del cinema…
“Grace di Monaco” Durata: 103. Regia Olivier Dahan. Con Nicole Kidman, Tim Roth, Milo Ventimiglia, Parker Posey. Drammatico. Francia, Usa. Sposando nel 1956 il principe Ranieri di Monaco, la celebre star del cinema Grace Kelly abbandona una promettente e brillante carriera. Ambientato nel 1962, sei anni dopo la celebrazione del suo “matrimonio del secolo”, Grace di Monaco racconta un anno della vita della principessa più celebre del XX secolo, un anno durante il quale Grace Kelly si dibatte nel tentativo di conciliare passato e presente, il desiderio di tornare ad apparire sul grande schermo e il suo nuovo ruolo di madre di due bambini, regnante su un Principato europeo e moglie del Principe Ranieri III. Mentre riflette sull’offerta fattale da Alfred Hitchcock di tornare a lavorare ad Hollywood, Grace piomba in una fase di profonda crisi personale. E, intanto, il presidente francese Charles de Gaulle minaccia di imporre il sistema fiscale francese al Principato e di annettersi Monaco con l’uso della forza…
“Solo gli amanti sopravvivono” Durata 123. Regia Jim Jarmusch. Con Tom Hiddleston, Tilda Swinton, Mia Wasikowska, John Hurt. Drammatico, Usa. Adam è un musicista underground di Detroit che si nasconde dal mondo e conduce una vita prevalentemente notturna. A Tangeri vive sua moglie Eve, con cui ha una relazione romantica che dura da secoli. Trattasi, infatti, di due vampiri, eleganti e bohémien, che cercano nell’isolamento e nelle tenebre la salvezza da un mondo impazzito, che giudicano volgare e giunto al capolinea…
“Ghost Movie 2 – Questa volta è guerra” Durata: 87, Regia Michael Tiddes. Con Marlon Wayans, Jaime Pressly, Essence Atkins, Gabriel Iglesias. Horror, Usa. Dopo aver perso la sua fidanzata in un incidente stradale, Malcolm incontra e si innamora di Megan, una ragazza bianca madre di due figli. Quando si trasferisce in una nuova casa con la famiglia, Malcolm scopre degli eventi paranormali bizzarri che circondano i bambini e la proprietà. A complicare le cose, l’ex fidanzata, tornata dalla morte, si trasferisce sull’altro lato della strada…
“Padre vostro” Durata: 96. Regia Vinko Brešan. Con Kresimir Mikic, Niksa Butijer, Marija Skaricic, Inge Appelt. Commedia drammatica. Croazia. Preoccupato per il declino della natalità e convinto di comportarsi nella maniera più corretta, dal momento che “anche il Papa è contro l’uso dei contraccettivi”, don Fabijan, parroco di una piccola isola della Dalmazia, inizia a bucare tutti i preservativi in vendita sull’isola. Al lavoro del prete e dell’edicolante Peter che vende i condom nel suo chiosco, presto si aggiunge quello del farmacista Martin, che somministra segretamente pillole di vitamine invece di contraccettivi. Fioccano gravidanze indesiderate e matrimoni riparatori, ma…
“La moglie del sarto”. Durata: 98. Regia Massimo Scaglione. Con Maria Grazia Cucinotta, Marta Gastini, Alessio Vassallo, Ernesto Mahieux. Drammatico, Italia. All’inizio dei fantastici Anni ’60, dopo l’improvvisa morte del marito, “sarto per soli uomini”, Rosetta, bella e ammaliante donna di un paese del Sud, viene abbandonata da tutti, e deve combattere, accanto alla figlia Sofia, per difendere la sua dignità e la sartoria di famiglia, che le circostanze impongono di chiudere. L’assessore Cordaro, uomo potente, con la complicità dei paesani e di un “testa di legno”, vuole impossessarsi di tutti i palazzi del borgo medievale e trasformarli in alberghi per turisti d’assalto. L’immobile delle due donne, con vista mare, è al centro del sinistro progetto. Intanto, Salvatore, un giovane artista ambulante dal fascino zingaresco, fa innamorare Sofia…
Fra le prime di giovedì 15, dopo tanti Godzilla il mostro cambia pelle in una San Francisco al buio
In Patagonia, “l’angelo della morte”, il criminale della nazigenetica, trova ospitalità e gioca con le bambole

Alex Brendemuhl e la piccola esordiente Florencia Bado in una scena di “The German Doctor”, per la regia di Lucia Puenzo
(di Paolo Calcagno) Lucia Puenzo, scrittrice e regista argentina, si è ritagliata il ruolo della coscienza critica del suo Paese. Nel suo precedente film “El Nino Pez” aveva esplorato cause e responsabilità della sua gente nei confronti dell’emarginazione e della discriminazione degli indios. Stavolta, portando sullo schermo il suo romanzo “Wakolda” (questo anche il titolo originale del film, l’anno scorso nella sezione “Certain Regard” del Festival di Cannes e Premio Speciale della Giuria al Noir in Festival di Courmayeur), Lucia Puenzo ci mostra la complicità e l’ospitalità dell’Argentina di Peron verso i criminali nazisti in fuga dalle condanne e dai tribunali europei. Una complicità che va oltre le scelte governative e gli incroci di potere e d’interesse, che poi condurranno inevitabilmente alla dittatura, ma che si estende ipocritamente a una più generale, e colpevole, indifferenza, se non a una sotterranea simpatia verso gli esecutori dell’infernale disegno di Hitler. Non a caso, a differenza che in altri “rifugi” dell’America Latina (Paraguay, Brasile), in Argentina, per legge, ai “mostri” del nazismo era, persino, consentito di conservare il loro vero nome.
In “The German Doctor” c’è la Patagonia, la vastità di un paesaggio vergine, il trasferimento di una famiglia normale a Bariloche per riaprire il vecchio albergo (simbolo di accoglienza e di ospitalità) dei genitori di Eva (Natalia Oreiro), una donna incinta di una coppia di gemelli, che con i figli e il marito ritorna nella città d’origine, dove tutti parlano il tedesco, venerano la musica e il mito della Germania hitleriana, salutano con il braccio teso e rendono omaggio alla bandiera nazista fissata sul tetto della scuola tedesca, dove la donna iscrive la figlia Lilith, interpretata dalla talentuosa esordiente Florencia Bado. Lilith ha 12 anni, è nata prematuramente e ha una crescita lenta che la fa sfigurare nel confronto con le bionde compagne di classe di origine teutonica. Lilith ha un debole per una bambola rotta che ha battezzato Wakolda e manifesta attrazione per un veterinario “straniero” (Alex Brendemuhl) che con un pretesto si è accodato al gruppo familiare nel viaggio verso Bariloche.
L’uomo ha modi gentili e si offre di curare la piccola con una terapia che, assicura, si è rivelata assai efficace con le vacche. Nella nuova destinazione, grazie al suo comportamento elegante e alla sua competenza scientifica, il veterinario conquista la fiducia e l’ammirazione della famiglia di Eva e affitta una stanza della loro abitazione. L’ambiguo personaggio assiste la difficile gravidanza di Eva, prende appunti su un taccuino fitto di disegni di corpi umani sezionati, rivela una sinistra passione per le bambole che costruisce sempre bionde e con gli occhi azzurri. Il veterinario, che si dedica morbosamente alla “crescita” di Lilith osservandone lo sviluppo del corpo di adolescente con un’attenzione tipicamente nabokoviana, in realtà, è il famoso medico Josef Mengele, “l’angelo della morte”, teorico e boia della nazigenetica, riparato in Argentina.
Sostenitore fino alla follia della purezza ariana e autore di esperimenti tremendi sui corpi di bambini e giovani prigionieri nei lager tedeschi, Mengele viene riconosciuto da una fotografa in contatto con i cacciatori di Wiesenthal, Nora Eldoc (Elena Roger), scampata ai campi di sterminio dove, giovanissima, era stata sterilizzata dal medico di Hitler. “Perché centinaia di famiglie diventarono complici di questi uomini?”, si chiede Lucia Puenzo, che aggiunge di aver voluto rievocare, prima con il romanzo e poi con il film, il clima di acquiscenza, non solo passiva, cui si erano abbandonate le comunità del suo Paese, conformandosi al clima da accoglienza e protezione messo in atto dai politici e dal governo argentini, a favore dei gerarchi hitleriani che avevano commesso crimini atroci e imperdonabili.
E, infatti, nel film della Puenzo non c’è traccia di indignazione e di condanna da parte dei protagonisti, ma solo manifestazione di timore, con conseguente distruzione dei documenti che avrebbero potuto provare la connivenza del loro rapporto con Mengele che, come è noto, morì tranquillamente nel suo letto, in Brasile, a 68 anni. Forse, la risposta giace in fondo all’Oceano, o nelle fosse scavate intorno agli stadi, dove sono stati eliminati a migliaia i “desaparecidos”, gli oppositori al regime di Videla, parte vasta di una generazione di argentini di cui si continua a sentire la dolorosa e storica mancanza.
“The German Doctor”, di Lucia Puenzo, con Alex Brendemuhl, Florencia Bado, Natalia Oreiro, Elena Roger. Argentina, 2013.
Grandinata di prime, da giovedì 8, per tutti i gusti… e perfino la storia di Linda Lovelace (Gola profonda)
“Lovelace” – Durata: 93 – Regia Rob Epstein, Jeffrey Friedman – Con Amanda Seyfried, Peter Sarsgaard, Sharon Stone, Robert Patrick – Drammatico – Usa. Nel 1972, prima dell’avvento di Internet e dell’esplosione dell’industria del porno, “Gola profonda” fu un fenomeno: si trattava del primo film pornografico pensato per il grande schermo, con una vera e propria trama, dello humour, ed una sconosciuta ed improbabile protagonista, Linda Lovelace. Nel tentativo di fuggire dalla morsa di una famiglia severa e religiosa, Linda scoprì la libertà e la bella vita quando si innamorò e sposò il carismatico protettore Chuck Traynor. Sotto lo pseudonimo di Linda Lovelace divenne una celebrità a livello internazionale. Lovelace, basato sul libro di Eric Danville “The Complete Linda Lovelace”, ricostruisce la vita della celebre star del porno attraverso tre interviste rilasciate in tre diversi momenti della sua vita: l’esordio da pornostar; il rifiuto del mondo del porno; le sue posizioni radicali femministe contro l’industria hard.
“Alabama Monroe – Una storia d’amore” – Durata: 100 – Regia Felix Van Groeningen – Con Johan Heldenbergh, Veerle Baetens, Nell Cattrysse, Geert Van Rampelberg – Commedia – Belgio, Olanda. Tra Elise e Didier è amore al primo sguardo. Elise gestisce uno studio di tatuaggi, Didier è da sempre innamorato dell’America: per lui è la patria della sua amatissima musica bluegrass, che interpreta suonando il banjo in un gruppo musicale. Elise si unisce al gruppo di Didier e, tutti insieme, si esibiscono in travolgenti serate dove ogni performance trasuda amore, complicità e passione. Un alone magico sembra circondare questa coppia fuori dagli schemi, coronato dall’arrivo, per quanto inaspettato, della piccola Maybelle, una bellissima bambina. Ma quando all’etá di sei anni Maybelle si ammala gravemente, questo cerchio perfetto di felicità che Elise e Didier si sono costruiti attorno sembra inesorabilmente spezzarsi...
“Amore oggi” – Durata: 92 – Regia Giancarlo Fontana, Giuseppe G. Stasi – Con Enrico Bertolino, Rocco Siffredi, Caterina Guzzanti, Andrea Bosca – Commedia – Italia. Quattro differenti episodi (“Precari”, “Ragazza dei miei sogni”, “Narciso”, “Il campione”) raccontano com’è difficile amarsi in Italia al tempo della crisi.
“The English Teacher” – Durata: 93 – Regia Craig Zisk – Con Julianne Moore, Michael Angarano, Greg Kinnear, Lily Collins – Commedia – Usa. Nei panni di una moderna eroina Linda Sinclair, quarantacinquenne single nella sperduta cittadina di Kingston, Pennsylvania, insegna inglese alle superiori e conduce una vita ordinata, condita di abitudini rassicuranti, buone letture, sogni romantici e sentimenti tenuti a debita distanza. La sua tranquilla routine subisce uno scossone improvviso quando un suo ex studente torna a casa dopo aver tentato senza successo la carriera di drammaturgo a New York. La sentimentale Linda non può che prendersi a cuore i sogni infranti del povero Jason e decide di mettere in scena il suo testo con gli studenti del liceo…
“Devil’s Knot – Fino a prova contraria” – Durata: 115 – Regia Atom Egoyan – Con Reese Witherspoon, Colin Firth, James Hamrick, Seth Meriwether – Drammatico – Usa. Nel 1993 tre bambini vengono trovati barbaramente uccisi nei boschi del Tennessee, a West Memphis. Dopo una breve indagine la polizia locale ferma tre adolescenti ribelli del paese con piccoli precedenti penali. Sebbene le prove raccolte siano inconsistenti, si suppone che i tre, che vestono di nero e ascoltano musica heavy metal, abbiano ucciso per portare a termine un rito satanico. La sentenza scosse l’America: dei tre indiziati uno fu condannato a morte in quanto maggiorenne, mentre agli altri due, di 16 e 17 anni, toccò l’ergastolo. Il verdetto scatenò l’immediata reazione dell’opinione pubblica, e nel 2010 la Corte suprema dell’Arkansas decise di riaprire il processo, nel corso del quale i tre patteggiarono la liberazione, rinunciando di fare causa allo Stato per i diciotto anni di ingiusta detenzione.
“Diario di un maniaco perbene” – Durata: 87 – Regia Michele Picchi – Con Giorgio Pasotti, Valeria Ghignone, Valentina Beotti, Angela Antonini – Commedia – Italia. Lupo , comico e disperato artista quarantenne, nella sua vita non ha mai concluso niente, a partire dalle donne. D’altronde, è un “maniaco perbene” e come tale, vede la sua vita attraverso uno “spioncino”. Trascinato dalle proprie manie e dai suoi eterni interrogativi sul mondo, a suo modo rassicura ed approccia ogni “categoria” di donna, dalla sensuale alla giovane suora...
“La stirpe del male” – Durata: 89 – Regia Matt Bettinelli-Olpin, Tyler Gillett – Con Allison Miller, Zach Gilford, Sam Anderson, Roger Payano – Horror – Usa. Due sposi, dopo una misteriosa notte in luna di miele di cui non hanno alcun ricordo, si ritrovano con una gravidanza prematura. Col passare dei mesi però risulta evidente che gli oscuri cambiamenti fisici e mentali abbiano un’origine molto più inquietante.
“Parker” – Durata: 118 – Regia: Taylor Hackford – Con Jason Statham, Jennifer Lopez, Michael Chiklis, Nick Nolte – Thriller – Usa. Parker è un ladro professionista che vive rispettando una serie di regole “morali”, come non ferire persone che non fanno nulla per meritarlo. Quando gli uomini della sua squadra lo tradiscono dandolo per morto, Parker deciso a vendicarsi li insegue fino Palm Beach, parco giochi di ricchi e famosi, dove la squadra sta progettando la più grande rapina mai tentata…
“Principessa Mononoke” – Durata: 150 – Regia Hayao Miyazaki – Animazione – Giappone. In un remoto villaggio tra le montagne, Ashitaka, capo della tribù degli Emishi, è costretto a uccidere un mostro con sembianze di cinghiale per proteggere il suo villaggio. Uccidendolo, Ashitaka attira su di sé una maledizione. Per evitare che il maleficio ricada su tutti gli abitanti, Ashitaka abbandona il villaggio alla volta delle foreste proibite dell’Ovest. Durante il viaggio si imbatte in una ragazza selvaggia allevata dai lupi, chiamata anche Principessa Mononoke, la principessa spettro…
“Sexy Shop” – Durata: 94 – Regia Maria Erica Pacileo, Fernando Maraghini – Con Andrea Chimenti, Vincenzo Marega, Uberto Kovacevich, Ramiro Besa – Commedia – Italia. Luca ha 50 anni e nonostante l’età ha un futuro ancora tutto da costruire. Da pochi giorni la sua storia d’amore con Anna è miseramente naufragata e a questo si è sommata una cocente delusione lavorativa: la sua speranza di riuscire a “sfondare” nel mondo della musica si è scontrata con l’ennesimo rifiuto di uno dei tanti discografici incontrati sul suo percorso. La routine di Luca quindi procede sempre identica e molto lontana dalle sue aspettative: le sue giornate trascorrono all’interno di un negozio, un sexy shop, avuto in gestione da un suo vecchio compagno di liceo. Il sexy shop tanto odiato dal protagonista diventerà il crocevia di una serie di storie singolari, a volte esilaranti, altre paradossali...
“The German Doctor – Wakolda” – Durata: 93 – Regia Lucía Puenzo – Con Natalia Oreiro, Àlex Brendemühl, Diego Peretti – Thriller – Argentina. Patagonia, 1960. Uno psicologo tedesco incontra una famiglia argentina e la segue nel loro lungo viaggio attraverso il deserto verso Bariloche dove Eva, Enzo e i loro tre figli hanno intenzione di aprire una casa vacanze vicino il lago di Nahuel Huapi. All’oscuro della sua vera identità, il medico tedesco viene accolto con entusiasmo come primo gradito ospite e affitta una stanza nella loro casa. Giorno dopo giorno, tutti vengono sedotti da questo uomo carismatico, dalle sue maniere eleganti, dalle sue conoscenze scientifiche e dalla sua ricchezza, fino al momento in cui scopriranno la sua vera identità...
Al Festival del Cinema Europeo, il turismo senza memoria nella Bosnia insanguinata dalla “pulizia etnica”

Una scena di “For Those Who Can Tell No Tales”, il film che ha inaugurato a Lecce, fuori concorso, il XV Festival del Cinema Europeo
(di Paolo Calcagno) Urla e lacrime sono dimenticate. Il sangue versato, ignorato. A Visegrad, al confine tra la Bosnia e la Serbia, il ricordo degli stupri di massa e dei massacri è sepolto dal velo nero della rimozione. Il lutto non soltanto non è stato elaborato, ma viene addirittura negato. La memoria del dolore è un “extra dividend” che la gente del posto non può e non vuole permettersi. C’è, però, nell’aria l’incubo dell’orrore, le vibrazioni del terremoto dell’anima, come se in quel luogo si materializzasse la soglia dell’inferno. “For Those Who Can Tell No Tales”, per quelli che non hanno storie da raccontare, che non possono (perché sono morti), o che non vogliono (perché preferiscono fingere che non siano accadute), la regista di Sarajevo, Jasmila Zbanic, Orso d’Oro a Berlino, nel 2006, con “Il Segreto di Esma”, ha illustrato in immagini la negazione della memoria con il suo nuovo film che ha inaugurato, fuori concorso, in anteprima italiana, il 15mo Festival del Cinema Europeo, a Lecce.
Il titolo del film è tratto dal primo romanzo del Premio Nobel Ivo Andric (l’unico dei Balcani per la letteratura), “Il ponte sulla Drina”. E lungo i 180 metri di pietre levigate che collegano le sponde della Srpska di Bosnia passeggia, sgomenta, la turista australiana Kym Vercoe, volata fin lì da Sydney, sospinta da misteriose e irrefrenabili suggestioni, attratta da una vacanza che le squarcerà la coscienza.
Il film è stato progettato nel 2012: circa vent’anni prima, lungo tutto il ponte, furono sdraiati i cadaveri di 1785 musulmani, torturati e giustiziati (la cosiddetta “pulizia etnica”). E le cronache di allora raccontano che su quel ponte medievale, costruito su undici arcate nel XVI secolo dal gran visir Mehmed Paša Sokolovic, non si riusciva a restare in piedi, che il sangue era talmente tanto, e sparso ovunque, che aveva reso quelle pietre scivolose impraticabili per qualsiasi tipo di scarpa, o scarpone. La turista australiana segue la guida di Tim Clancy che, ovviamente, evita di “sporcare” con dei macabri riferimenti storici la stimolante descrizione di quel prodigio di architettura. Sempre su quella guida, Kym si fa allettare dall’invito a trascorrere “una notte romantica” nell’hotel Vilina Vlas, nei dintorni di Višegrad. Anche stavolta il buon Clancy omette di aggiungere che, quando esplose la guerra civile in Bosnia, nelle stanze di quell’albergo furono rinchiuse stuprate e uccise 200 donne (ancora “pulizia etnica”) e che alcune di esse, in preda al terrore, si lanciarono dai balconi per porre fine ai supplizi inferti dai “fratelli serbi”. Quando Kym scopre le barbarie commesse in quel luogo decide che non può continuare a sentirsi una turista in vacanza. Tenta di saperne di più, ma viene fermata e trattenuta dalla polizia che la deride quando la ragazza accenna agli eccidi.
“Pochi mesi fa, alcuni cittadini avevano costruito una specie di stele su una proprietà privata. Sono arrivati in cento poliziotti per cancellare la parola “genocidio”. Il governo sta tentando di occultare i crimini perché chi li ha commessi, o ha permesso che venissero commessi, fa attualmente parte delle istituzioni di polizia, giudiziarie, educative e politiche”, ha commentato Jasmila Zbanic. Il film è tratto da una storia vera, messa in scena da Kym Vercoe che, poi, è diventata la protagonista del film della Zbanic, quando la regista ha deciso di portarla sullo schermo.
“Siamo stati avvisati che fare un film come questo sarebbe stato molto pericoloso e che non eravamo al sicuro a Visegrad – ha aggiunto Jasmila Zbanic -. Ma il film doveva essere girato a Visegrad e abbiamo deciso di correre il rischio. Non abbiamo detto agli abitanti di Visegrad che tipo di film stavamo girando e un mio amico serbo si è prestato a fingere di essere il regista del film. Ho voluto realizzare un film sulla Bosnia di oggi, non su quella del passato. Abbiamo bisogno di dialogo, i giovani hanno bisogno di sapere e di capire, e tutto ciò non è possibile se si nega la storia. Non è questa la strada per superare ciò che di terribile è stato commesso durante la guerra. Era questo che volevo mettere in evidenza e ho pensato che lo sguardo di una straniera, un’australiana, non di parte, poteva raggiungere lo scopo con maggiore serenità ed efficacia”. Le immagini del film sono belle, ma il coinvolgimento di Kym Vercoe è poco emozionante. Il problema del film di Jasmila Zbanic è lo sguardo “neutrale” della protagonista: non è sufficiente ad informare adeguatamente lo spettatore su quanto è accaduto da quelle parti, oltre vent’anni fa. “For Those Who Can Tell No Tales” manca di rievocazione, di ricordi che informino quanti sanno poco o niente (la maggioranza dei giovani) degli orrori commessi in Bosnia, in nome della “pulizia etnica”. Il film è un ibrido e questo è il suo limite: per metà è réportage, per metà è fiction. La sua debolezza principale sta nel non essere abbastanza profondo, in quanto réportage frenato dalla fiction; né efficacemente coinvolgente, in quanto fiction appesantita dal réportage.
“For Those Who Can Tell No Tales”, regia di Jasmila Zbanic, con Kym Vercoe. Bosnia 2013