A Milano uno strepitoso anno di mostre. E non solo. S’inizia con Keith Haring e Manet. In attesa del Papa (25 marzo)

Un gigantosauro, disegno di Jorge Gonzalez

MILANO, giovedì 19 gennaio – È stato presentato a Palazzo Marino dal Sindaco Giuseppe Sala e dall’Assessore alla Cultura Filippo Del Corno il programma espositivo 2017, scandito dalle esposizioni d’arte promosse dal Comune di Milano nelle sue sedi espositive e museali, con progetti che uniscono rigore, divulgazione, valorizzazione del patrimonio artistico e collaborazione con importanti istituzioni internazionali.
Un anno di offerte espositive per i milanesi e i turisti, che sempre più numerosi visitano la città: un ventaglio di iniziative molto differenti tra loro ma tutte di grande interesse artistico e culturale.

Inverno

Dopo il disallestimento della triade di grande successo che ha accompagnato l’autunno e il periodo delle festività a cavallo tra 2016 e 2017 – Escher, Rubens, Hokusai/Hiroshige/Utamaro – Palazzo Reale avvia il programma espositivo con due tra i più grandi artisti di tutti i tempi che appartengono a contesti storici e artistici molto diversi: Keith Haring, del quale (dal 21 febbraio) si potrà ripercorrere tutta la produzione artistica; e Édouard Manet, che (dall’8 marzo) racconterà attraverso le sue opere e i capolavori provenienti dal Musée d’Orsay il cammino di Parigi verso la modernità nella seconda metà dell’Ottocento.
A Palazzo Morando|Costume Moda Immagine, una retrospettiva (dal 26 gennaio) racconta 50 anni di attività di “Manolo Blahnik” con documenti, foto e oltre 200 scarpe create dallo stilista, che accompagnano le sfilate della primavera-estate (22/28 febbraio).
Il 15 marzo al Mudec|Museo delle Culture si terrà la terza grande inaugurazione dell’inverno 2017. “Kandinsky, il Cavaliere Errante” torna a Milano con un percorso nuovo e originale che accompagnerà il visitatore nel viaggio che conduce dal suo immaginario formativo fino alle opere astratte della maturità.
L’ultimo scorcio d’inverno, durante il quale si svolgerà tra l’altro la prima edizione di Museo City (3/5 marzo), vede nelle sale del Mudec (entrambe dal 15 marzo) l’apertura di altre due mostre: una dedicata ai “Dinosauri”, con un percorso scientifico che, in continuità con la mostra “Homo sapiens”, esplora il tempo precedente alla vita dell’uomo seguendo l’evoluzione dei dinosauri dal Triassico al Cretaceo; l’altra (“Chinamen”) con l’obiettivo di raccontare, grazie a una raccolta in archivi pubblici e privati, la storia e lo sviluppo della comunità cinese a Milano a partire dal 1906, data della partecipazione dei commercianti cinesi all’Expo milanese.

Primavera

Già ricchissima di eventi diffusi come l’Art Week (27 marzo/2 aprile), la Design Week (4/9 aprile),Tempo di Libri (la nuova Fiera del Libro che si svolgerà dal 19 al 23 aprile attivando un palinsesto di iniziative in tutta la città), Radio City (19/23 aprile), Food City (4/11 maggio), Piano City (19/21 maggio), Wired Next Fest (26/28 maggio), Photo Week (5-11 giugno) e molte altre iniziative e rassegne musicali e teatrali, la primavera artistica milanese propone l’inaugurazione di una serie di mostre che troveranno spazio non solo nelle sedi espositive (Palazzo Reale e PAC), ma anche nelle sedi museali come il Castello Sforzesco, il Museo del Novecento, la GAM, le Case Museo.
Il PAC/Padiglione d’Arte Contemporanea apre la propria stagione il 29 marzo – in concomitanza con l’Art Week che vede confluire a Milano il pubblico internazionale interessato alle nuove tendenze dell’arte contemporanea – con la prima mostra antologica mai realizzata in Italia dedicata all’artista spagnolo “Santiago Sierra”; mentre la GAM/Galleria d’Arte Moderna cattura lo stesso pubblico conducendolo alla scoperta del proprio prezioso patrimonio con “100 anni”, una mostra che (dal 23 marzo) documenta la storia della scultura attraverso 100 opere di grandi maestri, dal 1815 alla fine della Prima Guerra Mondiale.
Il Castello Sforzesco comincia il percorso che lo condurrà alle celebrazioni del 2019, cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci, con un’esposizione dedicata all’”Archeologia del Cenacolo”, allestita nelle Sale dell’Antico Ospedale Spagnolo e rivolta a documentare la fortuna iconografica della celeberrima opera attraverso le moltissime copie realizzate all’indomani della sua realizzazione, nei più diversi linguaggi.
Nello stesso solco si pone l’esposizione di “Sixty Last Supper”, la famosa interpretazione dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci realizzata da Andy Warhol nel 1986, in mostra nella splendida Sala Fontana del Museo del Novecento a partire dal 24 marzo.
Sempre al Novecento, la vocazione internazionale del Museo ha portato a realizzare, in collaborazione con le Galleria d’Italia, “New York New York!”, un percorso di opere di artisti italiani che, a partire dagli Anni Trenta, contribuirono alla graduale globalizzazione dell’arte partecipando a importanti manifestazioni negli Stati Uniti.
Palazzo Reale, in occasione della visita del Papa a Milano, apre al pubblico il 24 marzo la mostra “Arte e Spiritualità” che propone un itinerario d’arte dedicato alla raffigurazione dei Santi, oggetto di particolare devozione in ambito milanese e romano, a simboleggiare l’incontro tra le due città. Mentre proseguono le grandi mostre dedicate a Haring e Manet, in primavera Palazzo Reale propone ancora due interessanti focus: uno sull’opera commovente di “Charlotte Salamon”, artista ebrea che prima di essere uccisa ad Auschwitz, affidò il racconto della sua vita a centinaia di tempere, esposte in mostra; l’altra, che chiude la stagione della sede espositiva, celebra i 100 anni de “La Rinascente” raccontando la sua storia e, insieme, quella della città (dal 23 maggio).
Le Case Museo del Comune di Milano offrono lungo tutto l’anno occasioni di approfondimento ed esposizioni legate alle loro collezioni. In aprile, la Casa Museo Boschi-Di Stefano propone il primo appuntamento legato al dipinto di Giorgio de Chirico “La scuola dei gladiatori: il combattimento”, acquistato dagli stessi coniugi Boschi-Di Stefano a Parigi nel 1939; mentre negli spazi dello Studio Museo Francesco Messina (dall’8 marzo) le opere del progetto d’arte pubblica “Le notti di Tino a Bagdad” saranno messe in scena dal duo Coniglioviola (Brice Coniglio – Andrea Raviola).

Estate

Anticipata dai grandi concerti in piazza Duomo (Filarmonica della Scala l’11 giugno e Radio Italia Live il 17 giugno) e accompagnata dalle note di rassegne musicali di ogni genere (Festa della Musica il 21 giugno, e poi a seguire Break in Jazz, Milano Arte Musica, Estate Sforzesca), l’estate artistica milanese si apre con due grandi mostre a Palazzo Reale, due ampie antologiche che hanno come protagonisti Vincenzo Agnetti e Giancarlo Vitali, due artisti lombardi, quasi coetanei, che dalla storia dell’arte e dalla propria esperienza di uomini e artisti hanno elaborato linguaggi quasi abissalmente opposti: l’uno concettuale (anzi, per antonomasia), l’altro materico, pittore “ostinato”; l’uno viaggiatore aperto al mondo e alle esperienze, l’altro ritirato, concentrato sul suo universo pittorico; entrambi però in grado di rappresentare la libertà dell’artista e la felicità espressiva del Novecento.
Il PAC durante l’estate 2017 “racconta un mondo”, come recita il sottotitolo della mostra “Africa” in programma a partire dal 27 giugno. Saranno in realtà le opere di 32 artisti a rappresentare al pubblico le influenze del passato, le paure del presente e le sfide del futuro di questo continente, svelando poetica e linguaggio dell’universo artistico africano contemporaneo.
La scoperta delle culture diverse e lontane prosegue nell’ultimo scorcio d’estate al Mudec dove il 13 settembre apre la mostra “Egitto” che condurrà il visitatore in un viaggio nella vita quotidiana e religiosa di questo popolo attraverso sculture e reperti. Un altro tassello della storia egizia, quello di epoca greco-romana, è documentato nelle sale del Museo Archeologico che (dal 20 aprile) ospita la mostra “Milano in Egitto”, con reperti e materiali recuperati durante gli scavi realizzati grazie al sostegno del Comune di Milano.

Autunno

L’autunno milanese si apre tradizionalmente con la fashion week (20/26 settembre) che quest’anno è affiancata da un’altra sfilata ‘storica’: quella dei 24 costumi di scena che l’Associazione “Amici della Scala”, in occasione dei suo 40 anni, ha restaurato e mette in mostra per la prima volta in assoluto nelle sale di Palazzo Reale, a partire dal 21 settembre e fino al 28 gennaio, accompagnando così anche l’inaugurazione della stagione del Teatro e tutti gli eventi della Prima Diffusa.
Ma Palazzo Reale scandisce i mesi autunnali con altre due grandi progetti espositivi: “Dentro Caravaggio” (dal 28 settembre) che presenta 20 capolavori dell’artista, per la prima volta assieme a Milano, in grado di raccontare gli anni della sua produzione artistica riletti alla luce delle novità cronologiche emerse dalle recenti ricerche promosse dal Mibact; in ottobre invece andrà in scena “Il mondo fluttuante di Toulouse-Lautrec”, in un percorso inedito di 180 opere provenienti dai musei di tutto il mondo, tra cui quello di Albi, città natale dell’artista.
Lo spettacolo, soggetto prediletto da Toulouse-Lautrec, è protagonista di molti eventi diffusi della Milano culturale d’autunno: dal Milano Film Festival a Le vie del cinema, che porta nelle sale cinematografiche i film dei festival di Venezia e Locarno, il Festival Milano Musica, il Filmmaker Festival, la seconda edizione di JAZZMI, per concludersi con La Prima della Scala e la Prima Diffusa. Ma l’autunno è anche la stagione di Book City, che nel mese di novembre trasforma la capitale nazionale dell’editoria in una grande sala di lettura e in una festa per tutti gli appassionati di libri e letteratura.
Il 14 ottobre sarà la Tredicesima Giornata del Contemporaneo, la manifestazione organizzata ogni anno da Amaci (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiana) per portare l’arte del nostro tempo al grande pubblico. Il PAC, socio fondatore di AMACI e protagonista dell’iniziativa, apre al pubblico (3 ottobre) una personale dell’artista genovese Luca Vitone, interprete originale dei nuovi linguaggi della contemporaneità; per poi proseguire (19 dicembre) con l’esposizione dei più importanti progetti dell’architetto Vittorio Gregotti e del suo Studio: un tributo speciale in occasione del suo novantesimo compleanno.
La GAM chiude la stagione e l’anno espositivo con una rassegna completa e monografica dedicata ad Andrea Appiani, pittore di corte durante il regno di Napoleone in Italia e uno dei protagonisti del Neoclassicismo internazionale, di cui la Villa Reale è a tutt’oggi splendida testimonianza.

(Dal comunicato dell’Ufficio Stampa del Comune di Milano)

E l’Inno alla Gioia conclude la trionfale inaugurazione dell’Elbphilharmonie. Presente la Cancelliera Merkel

NOSTRO SERVIZIO ♦ AMBURGO, giovedì 12 ► (di Emanuela Dini). È stata una serata magica, accompagnata da una splendida luna piena, quella di mercoledí 11 gennaio, che ha visto l’inaugurazione della Elbphilharmonie di Amburgo, la straordinaria Filarmonica dall’architettura avveniristica e dal profilo inconfondibile, con il tetto a onde, che è già diventato la nuova icona della città anseatica.
In una città semiblindata, per l`attesa della cancelliera Angela Merkel (arrivata in ritardo perché rimasta bloccata nel traffico), la Elbphilharmonie ha aperto la sua Großer Saal (Sala Grande) alle 18.30 con una cerimonia inaugurale in cui hanno preso la parola il sindaco di Amburgo, Olaf Schol, e il Presidente della Repubblica tedesca Joachim Gauck, ma non la Cancelliera Merkel, che era presente in forma privata.
Alle 20.15, il direttore Thomas Hengelbrock ha dato il via a un concerto in due tempi con un mix di musiche che hanno spaziato dal 1500 a oggi, e esibizioni di solisti che hanno cantanto e suonato in mezzo al pubblico, sulle «terrazze» che avvolgono lo spazio centrale riservato all`orchestra.
Un programma impegnativo e di non facile ascolto «difficile, ma che trasmette l’orgoglio e l´importanza di questo evento per la cittá», come ha commentato nell`intervallo Fräu Merkel.
Tra i brani presentati,  «La Pellegrina” di Emiliio de´ Cavalieri e Antonio Archilei (1589), cantata in falsetto dal controtenore Philippe Jaroussky, famoso per interpretare quasi esclusivamente musiche del ´600 e ´700 che venivano scritte appositamente per le voci bianche, poi opere contemporanee di Rolf Liebermann, Olivier Messiaen e Wolfgang Rihm e l’apertura del “Parsifal” di Wagner.
Ma, spettacolo nello spettacolo, sono stati i giochi di luce e le elaborazioni luminose sulle pareti esterne della Elbphilarhmonie, che riproducevano graficamente le sonorità delle musiche e delle voci. Le pareti diventavano di volta in volta bianche, gialle, verdi, e le finestre si illuminavano a suon di musica, ora rosse, blu, verdi, fucsia, in un gioco raffinato ed emozionante che accompagnava le musiche e si rifletteva nelle acque dell’Elba.
Uno spettacolo goduto dal pubblico che non è riuscito a entrare in sala (i biglietti non erano in vendita, ma sono stati regalati con una lotteria che ha visto partecipare oltre 200.000 concorrennti da piu di 70 Paesi di tutto il mondo) e se lo è goduto dall’altra parte del fiume o a bordo delle tante barche e traghetti che, illuminati a festa, affollavano l’Elba.
Il gran finale, con un direttore emozionato, sudato e spettinato, è stato uno straordinario Inno alla Gioia, dalla Nona di Beethoven, interpretato con una commozione palpabile e un coro superbo e accompagnato, all’esterno, da un fantasmagorico gioco di luci e fasci laser che hanno illuminato la notte e regalato un’emozione indimenticabile.

Il musical “La La Land” fa il pieno di statuette: 7 Golden Globes su 7 (in attesa della notte degli Oscar del 26 febbraio)

LOS ANGELES, lunedì 9 gennaio – Il film musicale “La La Land” (che già ha inaugurato la scorsa Mostra del Cinema di Venezia), con un incantevole Emma Stone al fianco di Ryan Gosling, ha trionfato alla 74a edizione dei Golden Globes vincendo tutte e sette le Statuette.
La pellicola diretta da Damien Chazelle è un omaggio ai classici degli anni d’oro di Hollywood. L’assegnazione dei Golden Globes sono visti come una anticipazione di tendenze dei prossimi Oscar, che saranno assegnati la notte del 26 febbraio prossimo.
La cerimonia di premiazione è stata presentata al Beverly Hilton Hotel di Los Angeles da Jimmy Fallon. Battute sul neo presidente Trump e un duro attacco a Trump da parte di Meryl Streep per la sua mancanza di rispetto nei confronti d’un giornalista disabile.

ECCO TUTTI I PREMI ASSEGNATI

Miglior film drammatico
Moonlight di Barry Jenkins

Miglior attrice drammatica
Isabelle Huppert per Elle

Miglior attore in un film drammatico
Casey Affleck per Manchester by the Sea

Miglior commedia
La La Land di Damien Chazelle

Miglior attrice in una commedia o musical
Emma Stone per La La Land

Miglior attore in una serie tv musical o commedia
Donald Glover per Atlanta

Miglior regista
Damien Chazelle per La La Land

Miglior serie tv drammatica
The Crown

Miglior attrice in una serie drammatica
Claire Foy per The Crown

Miglior attore in una miniserie
Tom Hiddleston per The Night Manager

Miglior film straniero
Elle di Paul Verhoeven (Francia)

Miglior cartoon
Zootropolis

Miglior sceneggiatura
Damien Chazelle per La La Land

Miglior attore protagonista di una commedia o musical
Ryan Gosling per La La Land

Miglior attrice non protagonista in una serie
Olivia Colman per The Night Manager

Miglior attrice non protagonista in un film
Viola Davis per Fences (Barriere)

Miglior canzone originale
City of Stars di La La Land (Justin Hurwitz, Benj Pasek, Justin Paul)

Migliore colonna sonora
La La Land (Justin Hurwitz)

Miglior attore non protagonista in una serie
Hugh Laurie per The Night Manager

Miglior serie o film per la tv
American Crime Story: The people vs O.J. Simpson

Miglior attrice in una serie o film per la tv
Sarah Paulson per American Crime Story

Miglior serie o film per la tv: musical o commedia
Atlanta

Miglior attrice in una serie: musical o commedia
Tracee Ellis Ross per Black-ish

Miglior attore in una serie drammatica
Billy Bob Thornton per Goliath

Miglior attore non protagonista in un film
Aaron Taylor-Johnson per Animali notturni

Pemio alla carriera
Meryl Streep

Ricordi testimonianze confidenze di Carla Maria Casanova, da 60 anni sui palchi e dietro le quinte dei teatri d’opera

(di Paolo A. Paganini) Ci sono 13 pagine di indici dei nomi. Ogni pagina si compone di 3 colonne. Quindi ci sono 39 colonne di nomi. Tirando le somme, si contano dunque circa 2200 righe di nomi.
Parlare di un libro cominciando dagli indici è per lo meno bizzarro. Ma c’è mai qualcuno, sulla piazza di Milano, che consideri Carla Maria Casanova in termini di assoluta normalità? Non diciamo bizzarrie! Ma di una dolce follia, di questo sì, di questo si può parlare.
D’altra parte il mondo dell’Arte e delle Lettere è abbondantemente rappresentato in fatto di iperbole e di ossimori. Vedi il Cyrano di Rostand (C’est un fou, – ma c’est un fou savant), o come l’Amleto shakespeariano (“C’è del metodo nella sua follia”). E Carla Maria di metodo e di sapienza ne ha a bizzeffe, signorilmente giocate con garbo e buona creanza. Anche se spesso, come un Gian Burrasca della critica musicale, escogita nelle sue cronache ironici sberleffi, tra lo scherzo e il divertimento.
La conosco da più di quarant’anni. Eravamo colleghi alla “Notte”, e anche in quel fenomeno di giornale non si scherzava in fatto di personaggi eccentrici. Ma Carla Maria era, ed è, un caso a parte per la sua esclusivista e totalizzante passione musicale.
Ora, ha pubblicato un libro di voluminosa consistenza, “Il gesto e la musica – 60 anni di giornalismo a tu per tu con i più grandi”. E i più grandi, tanto per capirci subito, sono già, in piccola parte, a mo’ di esemplificazione, citati nel sottotitolo: Callas, Tebaldi, Del Monaco, Pavarotti, Muti, Nureyev, Zeffirelli, Scotto, Gavazzeni, Ricciarelli, Domingo, Pizzi, Valentini Terrani, Flórez, Michieletto, Kaufmann, Fracci.
Non si tratta di esibizionismo, né di una forma di nevrosi da collezionista di nomi o da fanatismo di mercatino d’autografi. Dietro ogni nome, c’è un incontro, una consuetudine amicale, una conoscenza professionale, una annotazione recensoria (nel bene e nel male). E ne scrive, talvolta tra l’assurdo e il paradosso, con gioiose pennellate, divertendosi per prima, come faceva – e fa – scrivendone per i giornali, dove, da 60 anni, esercita slanci di allegra irriverenza senza alcuna soggezione, spesso con il tono discorsivo e cameratesco di confidare a bassa voce aspetti e pose ridicole, se non imbarazzanti, o buffe, o perfino comiche, di allestimenti e prestazioni canore. Sempre in buonafede, in una limbica e disarmante schiettezza, anche quando le capita di usare termini di scarnificante severità. Ma, con altrettanta innocente convinzione, senza compromessi o reticenze, non s’è mai tirata indietro in elogi, talvolta in una specie di amore viscerale o come invasa da una salvifica missione per l’oggetto delle sue attenzioni. A cominciare dalla Callas, alla quale “sottrasse” il nome, Maria, per aggiungerlo al suo, Carla, dopo aver visto nel 1954 una “Norma” alla Scala, interpretata dalla “divina”, che, come scrive, “aveva stravolto la mia esistenza!”
Sapientemente distillato in una spremitura di più di 8000 articoli da lei scritti in 60 anni o diligentemente ricavato dalle molteplici avventurose esperienze che hanno spesso contrassegnato le sue inesauribili curiosità e il suo spasmodico desiderio di umane conoscenze, con questo suo libro di memorie, prezioso deposito di avvenimenti storici e di incontri memorabili, Carla Maria Casanova ha inteso fare “il punto su certi dettagli, fatti, parole, uomini e donne che mi hanno lasciato qualcosa da non di menticare…”.
E Carla Maria Casanova, che ha un’attenta e prodigiosa memoria, non dimentica niente nel riportare per iscritto, diario di un’anima, o romanzo d’una vita: aneddoti, viaggi, incontri, memorabili conoscenze, annotazioni e curiosità, colorite chiose di critica, intime confidenze e salottieri risvolti di mondana umanità. Ma anche pettegolezzi alla Maxwell, bisticci e rivalità di cantanti. E poi le sue “divoranti passioni”. I suoi primi passi nella scenografia alla Scala (Carla Maria è laureata in Architettura). E poi ancora le frequentazioni degli ambienti culturali e mondani della città, gli incontri con i più svariati ed eclettici personaggi, giornalisti, cantanti, scenografi, costumisti, pittori, registi, compositori, scrittori, poeti e muse di poeti… E inoltre incidenti, malori, fiaschi, trionfi e illustri decessi.
Eppure, “Il gesto e la musica” non è un libro nato da un’idea fissa, da un totalizzante fanatismo musicale. Dietro un nome – annotavamo – c’è un incontro, ma dietro l’incontro con ogni uomo o donna c’è un abisso di interessi, ed è su questi che s’incentra la curiosità della scrittrice, della giornalista. Tant’è che in queste 550 pagine, suddivise per date, dal 1936 (nascita e storia della famiglia di Carla Maria) fino ai giorni nostri, vien fuori non solo un gigantesco affresco storico, ma anche un piacevole libro d’avventure, che si legge con avidità, scoprendo, attraverso un testo soprattutto di musica, una passione che sa essere, di pagina in pagina, un inno, una commossa testimonianza in onore d’un giornalismo, che forse non c’è più.

Carla Maria Casanova, “Il gesto e la musica – 60 anni di giornalismo a tu per tu con i più grandi” – Zecchini Editore 2016 – pp 550 – € 25.