MILANO, venerdì 13 marzo ●
(di Paolo A. Paganini) Ci sono tanti modi di essere intelligenti. Si è intelligenti nell’affrontare i massimi sistemi della cultura, delle arti, della scienza. Si è intelligenti nel sostenere la fatica di vivere con un pizzico d’ironia. A volte si è perfino intelligenti a fare gli scemi per non pagare il dazio, o a dire scemate per farsi credere spiritosi e intelligenti. Ecco, credo che quest’ultima forma d’intelligenza si adatti con felice aderenza alla commediola di battute, battutine e battutacce “Signori, le paté de la maison”, di Delaporte/La Patellière, due autori che, a casa loro, sono una specie di Ditta alla Garinei e Giovannini, con una ricca produzione di commedie e film. Il “Paté” in questione è una pochade del 2010, intitolata in realtà “Le Prénom”, con versione cinematografica nel 2012 (in Italia “Cena fra amici”). Quasi in contemporanea è arrivata sulle italiche scene, nell’adattamento di Carlo Buccirosso e Sabrina Ferilli, con l’incomprensibile titolo del “Paté” sopra indicato.
Ad essere generosi, vista ora in scena al Teatro Manzoni, è un’operina da camera, con una predilezione per il gusto cabarettistico della battuta (e Maurizio Micheli ne è storicamente un esperto) fatta di scoppiettanti sparate qualunquiste, tra il faceto, l’equivoco, il politico, un po’ per celia un po’ per non morir, come parodiò Petrolini in un suo libro (1936). Il famoso comico dell’idiozia intelligente arrivò perfino a ringraziare Mussolini per una medaglia ricevuta con uno storico “Io me ne fregio!”. Anche adesso, nel nostro “Paté”, se ne serve Maurizio Micheli, in scena, giocando un “se ne fregia” che diventa subito dopo “se ne frega”, ché sennò l’inclita guarnigione non avrebbe capito la battuta. Qui la capiscono benissimo.
E giù risate da morire.
In due tempi di un’ora ciascuno, con una mitragliata inesauribile di spiritosaggini e di ridanciane situazioni pseudocomiche, giocate con il vecchio trucco della farsa: tu dici cose serie? e io te le rovescio in assurde parafrasi o in buffoneschi risvolti o in assurdi qui-pro-quo. Qui a fare il buffone è un ridicolo Maurizio Micheli, che, con gli anni, ha sprecato tante giovanili promesse d’umorismo intelligente. Ah, i tempi, dell’antica compagnia stabile di cabaret, al Refettorio, con Riccardo Peroni, Mirton Vajani e Silvia Arzuffi! Preistoria. Ora invece la storia narra di una famiglia di squinternati romani: madre vedova, due figli sposati, nuore e generi e immancabile amico di famiglia, suddivisi tra veterocomunisti e neo fasctistoidi. Si ritrovano per una cenetta domestica alla buona. Con tanto di puzzolente asfissiante baccalà e paté alla senape! Mah.
Gli ingredienti della scombinata combriccola ci sono tutti. Ne manca ancora uno: la cattiveria. È una pièce dal sapore acido, fatta di incomprensioni, accuse, cattiverie, cafonaggini, vecchi rancori e scomode verità, sempre per ridere, anche se la trama è di medioce e scontata qualità e la stoffa è sfilacciata e fa fatica a contenere la ripetitività e la prolissità delle battute. Eppure, la commediola offre una gradevole sorpresa: una brava misurata Sabrina Ferilli, moglie scenica di Maurizio Micheli, il quale invece fa con intelligenza la parte di uno scemo della battuta a tutti i costi (ohibò, quanti ne sopportiamo).
Tutto il resto è quel che passa il convento di un testo sciaguratamente adattato all’italiano, quando sarebbe stato meglio lasciarlo tra i lombi della madre patria. Pino Quartullo, arricchito fascistoide, si prodiga con la sprecata esuberanza di chi fa finta di crederci. Gli altri compagni della cordata teatrale: Massimiliano Giovanetti, Claudiafederica Petrella, Liliana Oricchio Vallasciani stanno al gioco, tutti, ad onor del vero, felicemente a tempo nell’orchestrato concerto registico di Maurizio Micheli (in un frastuono, ahinoi, di grida storditamente amplificate da insopportabili microfonini).
Tante risate di bocca buona e generosità d’applausi alla fine per tutti.
“Signori, le paté de la maison”, di Delaporte/La Patellière, regia di Maurizio Micheli, con Sabrina Ferilli e Maurizio Micheli. Al Teatro Manzoni, Via Manzoni 42, Milano. Repliche fino a domenica 29 marzo.