Cenerentola di Disney secondo Branagh: uno spettacolo visivo da sgranare gli occhi e con un grandioso cast di attori

cenerentola 3(di Marisa Marzelli) È del 1950 il classico Disney a cartoni animati. 65 anni dopo ecco la versione con attori in carne e ossa, commissionata dalla casa di Topolino a Kenneth Branagh. L’attore e autore irlandese aveva scarso spazio di manovra per cambiamenti e rivisitazioni in chiave più moderna, perché il committente voleva pur sempre la magia della fiaba tradizionale, per un pubblico di famiglie e per far sgranare gli occhi ai bambini. Branagh allora ha lavorato su due fronti: accentuando il fantastico (meravigliosa la scena della precipitosa fuga dal ballo di Cenerentola ai rintocchi della mezzanotte, con la carrozza che si ritrasforma in zucca e i valletti in lucertole; una corsa contro il tempo di vera suspense) e lavorando negli interstizi per raccontare “altro” sul cinema. Ottenendo così grande spettacolarità visiva e affermando la sua raffinata (a volte compiaciuta) autorialità cinefila. Elemento, quest’ultimo, che spiega anche l’entusiasmo con cui i critici hanno accolto il film (fuori concorso) all’ultimo Festival di Berlino.
Cenerentola, a grandi linee, è nota a tutti. La versione di Branagh ricalca persino certi tratti del cartoon Disney, affidando alle sgraziate e pretenziose sorellastre Anastasia e Genoveffa gli alleggerimenti più comici e dando gran rilievo agli animali, a cominciare dai topini realizzati in ottima computer grafica, fino al pestifero gatto della matrigna, Lucifero.
Inoltre, il film s’ingegna di dare spessore e un vissuto personale ai personaggi, non più proposti solo come archetipi. In sintonia con le più recenti eroine disneyane, Cenerentola di cui si raccontano gli antefatti, la morte dei genitori e che ha anche un nome: Ella, non solo il soprannome spregiativo affibbiatole dalle sorellastre non se ne sta lì ad aspettare il Principe Azzurro; lo incontra per caso nella foresta, dove lei cavalca a pelo e lui è a una battuta di caccia, e lo scambia per un apprendista della corte. A sua volta il principe è un giovane assennato, per niente disposto ad un matrimonio di convenienza come imporrebbe la ragion di stato. E poi c’è la matrigna, vero pilastro del film. Spietata e intrigante per assicurare un buon matrimonio alle figlie e allontanare la miseria, è anche consapevole del passare del tempo e invidiosa dell’età di Cenerentola, che assicura alla ragazza future opportunità che a lei stanno sfuggendo. La matrigna  indossata dall’algida Cate Blanchett è una perfetta dark lady, elegantissima, acconciata come un femme fatale dei noir anni ’40, persino con la veletta. Incarna le dive alla Bette Davis, Marlene Dietrich, Joan Crowford, le bad girls alla Rossella O’Hara e alla fine è inquadrata come un’icona, sconfitta, a metà di uno scalone come la Gloria Sawnson di Viale del Tramonto. Grande Blanchett.
La regia esalta ancora altri elementi. Usa colori accesi, tipici del technicolor onirico di Powell e Pressburger, dei quali Branagh è grande estimatore; pone una meticolosa cura nelle scenografie (del maestro italiano Dante Ferretti) e nei costumi (della tre volte premio Oscar Sandy Powell). Branagh ha voluto ricostruire il sontuoso salone da ballo reale nei prestigiosi studi Pinewood di Londra (la cui fama è legata in particolare ai film di 007) e ha dato ad ogni “segno”, come le celeberrime scarpette di cristallo (puro Swarowski), un’aura magica. Infine per la corte, il palazzo e i giardini, come nelle scene dei soldati a cavallo – movimenti e divise si è rifatto visivamente alla leggerezza del suo film Molto rumore per nulla (è un caso che il capitano della guardia sia nero, come il principe di Denzel Washington?).
In tanto tripudio di suoni, luci, colori, décor, cast di comprimari di lusso (il re è l’attore shakespeariano Derek Jacobi, il granduca Stellan Skarsgard, la fata madrina Helena Bonhan Carter), un po’ meno carismatici e un po’ troppo zuccherosi risultano i due giovani protagonisti, noti interpreti di acclamate serie televisive: lei è Lily James (lady Rose in Downton Abbey), lui è Richard Madden (Robb Stark in Il trono di spade).
In molti cinema il lungometraggio Cenerentola è preceduto dal corto animato di 7 minuti Frozen Fever, una sorta di mini seguito di Frozen, campione d’incassi e l’anno scorso premio Oscar per il migliore film d’animazione e le migliore canzone. Non a caso, l’uscita nelle sale di Cenerentola è coincisa con l’annuncio della Disney che il sequel di Frozen si farà.