Centro Nazionale Studi Pirandelliani. Anche a stampa gli Atti del Convegno sulle “Novelle”, a cura di Stefano Milioto

(di Andrea Bisicchia) – Nel 1997, Enzo Lauretta (1924-2014), nella introduzione al volume “Le novelle di Pirandello: dramma, film, musica, fumetto”, sosteneva la tesi, confermata da altri studiosi, secondo la quale «Nessuna delle Novelle per un anno offre verità, ma tutte propongono ambiguità e dubbi, perché la “Vita nuda” ha questa diabolica struttura e l’uomo che si affaccia, al principio del secolo, reca con sé le stigmate di tali inverosimili e inquietanti incertezze».
Enzo era anche un veggente, tanto da aver creato una sorta di osmosi tra lui e Pirandello, ben evidente nel suo volume, pubblicato da Mursia, “Fuori di chiave”.
Sulla scia delle indicazioni di Lauretta, il Centro Nazionale Studi Pirandelliani ha organizzato un Convegno dal titolo «Le novelle di Pirandello, raccolte», di cui sono stati pubblicati gli Atti, a cura di Stefano Milioto, editi da Lussografica. L’intento è stato quello di analizzare tutto il corpus novellistico, rifacendosi alle prime raccolte, che in questo caso riguardano: “Scialle nero”, “La vita nuda”, “La rallegrata”, “L’uomo solo”, “La mosca”, “In silenzio”.
C’è da dire che, per motivi organizzativi, l’ordine degli interventi non ha seguito quello cronologico, pertanto, la cosa migliore sarebbe partire dalla relazione di Simona Costa che ha annunziato l’Edizione Nazionale delle Novelle, promessa da Mondadori e affidata a una equipe di filologi che dovrebbero capovolgere l’dea che la esegesi possa contare più della filologia, la sola che ha il potere di intervenire sulla carente certificazione identitaria delle molteplici correzioni di una scrittura sempre prossima all’accadere dei fatti, i cui risultati, sono, spesso, come ha osservato Fabrizio Scrivano, di carattere umoristico, attenti alla osservazione di quel senso del ridicolo che era, in fondo, una maniera di guardare il mondo con distacco, quasi ridendone, tanto che le novelle diventano un mezzo per raccontare ciò che accade attorno a noi, rivelando, gradualmente, gli elementi che lo caratterizzano e non quelli che si consumano in uno spazio sempre più angusto che potrebbe essere quello del palcoscenico.
Già nelle Novelle, Pirandello voleva dire che esiste uno spazio della vita nuda, con tutti i suoi risvolti e le meschinità ed esiste un altro spazio che fa presagire quello del teatro, come si può constatare nelle Commedie scritte tra il 1917 e il 1921 che mostrano, tutte, un antecedente novellistico, il cui corpus avrebbe dovuto essere di 360 novelle e che, alla fine, sarà di 236.
Il trapasso dalla novella al teatro è l’argomento affrontato da Paolo Puppa, alla ricerca di quella che diventerà l’azione drammatica, ben diversa dall’azione parlata, perché più attenta a cogliere il mondo sensibile e gestuale dei personaggi che popolano le novelle che, in teatro, dovranno essere ridimensionati, trattandosi di un mondo caricaturale, per il quale, Pirandello sceglie la tecnica dell’Umorismo.
A questo punto, è giusto ripartire dall’inizio, ovvero, dalla prima raccolta: “Scialle nero”, pubblicata per la prima volta nel 1922, argomento trattato da Debora Bellinzani che ha scelto un percorso di lettura utilizzando gli elementi tematici, oltre che sociali, visti alla luce del rapporto realtà-finzione.
Ad Annamaria Andreoli è toccato il compito di analizzare “La vita nuda”, ovvero “lo spogliarello delle illusioni”, quello che l’autore realizzava meglio nelle novelle, poiché trovava, in quegli anni, difficoltà a pubblicare i romanzi. La “Vita nuda” fa pensare a “Maschere Nude”, il titolo che Pirandello darà al suo Teatro. La Andreoli fa notare che, nel secondo Ottocento, accadeva che fosse il romanzo ad essere ridotto per il teatro, vedi “Teresa Raquin” di Zola e “La Signora delle camelie” di Dumas, mentre, all’inizio del secolo, diventerà strettissimo il rapporto tra novella e teatro.
Sarah Zappulla Muscarà concentrerà il suo intervento sulla raccolta “L’uomo solo”, in cui esaminerà, soprattutto, “Tararà”, ovvero la verità e la solitudine di un imputato, solitudine che declinerà, come tema unitario, nelle altre novelle della raccolta.
Di “La mosca” tratterà Marcello Sabbatino, la cui raccolta evidenzia il tema della tortura, in un solco tracciato dalla morte, mentre di “In silenzio” si occuperà Rino Caputo, per dimostrare come il silenzio permetta di sopportare la pena di vivere.
Infine, sono interessanti le relazioni che riguardano le traduzioni, i saggi, le riflessioni degli studiosi provenienti dalla Spagna e dalla Corea del Sud.

“LE NOVELLE DI PIRANDELLO, Raccolte”, a cura di Stefano Milioto, Edizioni Lussografica 2022, pp. 226.