C’era una volta, diciamo Anni ’70, la Comune. Miraggio d’una vita tutt’insieme. Bella utopia fallita miseramente

30.3.16 La-comune-2016-Thomas-Vinterberg-004(di Emanuela Dini) Danimarca, anni ’70. Una coppia di intellettuali benestanti di mezza età – Anna, giornalista televisiva, Erik architetto, e la figlia Freja,14 anni – riceve in eredità alla morte del padre di lui, una grande e bella villa di famiglia in un quartiere elegante di Copenhagen: 450 metri quadrati, tre piani, un grande giardino e un molo privato affacciato sul mare.
All’inizio Erik è riluttante, sostiene che in una casa così grande ci si perde e che mantenerla è troppo costosa. La moglie Anna, invece, rilancia con un’idea tipica di quegli anni: «Perché non invitiamo a vivere insieme a noi dei nostri amici e della gente stimolante, realizziamo una comune, stiamo insieme, condividiamo le nostre vite e le nostre esperienze….».
E così, per il primo quarto d’ora del film, ripiombiamo nella tipica atmosfera anni ’70 del nord Europa, ricostruita con una perfezione documentaristica dei dettagli – le automobili, i vestiti, i capelli crespi lasciati crescere selvaggi, i tuffi e il bagno in mare tutti nudi ma tenendo su gli occhiali – e delle atmosfere, dalle assemblee per decidere su che cosa si deve decidere, alle confessioni di autoscienza spicciola sul “diciamoci tutti come stiamo, raccontaci come ti senti in questo momento, cosa è successo che ti ha turbato mentre stavi lavando i piatti”.
Nostalgici amarcord per chi quegli anni e quei momenti li ha vissuti davvero e ampi frammenti autobiografici del regista Thomas Vinterberg (classe 1969), che ha raccontato : «Dall’età di 7 anni fino a 19, ho vissuto in una comune. È stato un periodo folle e fantastico, pieno di calore, corpi nudi, birra, discussioni di alto livello intellettuale, amore e tragedie personali. Anni pieni di cose splendide e momenti assurdi, come le cene di gruppo che alla domenica sera si trasformavano in irrefrenabili e a volte catastrofiche feste».
Ma dura poco. Perché il sempre riluttante Erik, marito cinquantenne con moglie coetanea, che ha acconsentito con molte riserve al progetto della comune «Questa è casa mia!», architetto e docente universitario….cosa ti combina? Con una botta di grandissima originalità che lo accomuna al 99,99% dei suoi coetanei, provate a pensare cosa fa? Indovinato! Si porta a letto e si innamora di una sua allieva 24enne.
E da questo momento in poi il film cambia registro, e si muove in un clima d’angoscia e di dolore dove sparisce la leggerezza, non c’è traccia del “ritratto ironico, affettuoso e commovente” – come si legge nella locandina, piuttosto fuorviante – e quel mare plumbeo dove prima si tuffavano tutti ridendo, adesso riceve le ceneri del bimbo di 7 anni, figlio di una coppia della comune, già malato e consapevole che sarebbe morto di lì a poco.
La coppia che si disfa, l’angoscia della donna matura che pur di non perdere il marito accoglie la giovane amante nella comune, lo strazio degli sguardi e dei silenzi, la vigliaccheria di lui e il crollo di lei, la figlia 14enne che assume un ruolo adulto – guarda caso dopo aver fatto l’amore per la prima volta – e si prende cura della madre… Tutto l’insieme riporta a certe atmosfere cupe e nordiche del Bergman di “Scene da un matrimonio”, mentre il telegiornale rimanda il notiziario condotto da Anna sugli strascichi della guerra del Vietnam e i bombardamenti della Cambogia.
Amara morale: coppie distrutte e tradimento, vite sfasciate e abbandoni hanno sempre lo stesso, tragico e angosciante effetto. A dispetto di ideologie, convinzioni, buone intenzioni e illusioni. E che la vicenda si svolga in una comune libertaria piuttosto che in un salotto borghese – come forse suggerisce una delle ultime sequenze, dove al centro del tavolo da pranzo di quel che resta della comune troneggia un tradizionalissimo vaso di cristallo con un mazzo di rose rosse – non cambia di un millimetro lo squarcio dell’anima.
Nel gruppo degli attori – che più scandinavi non si può – da segnalare la giovanissima e debuttante Martha Sofie Wallstrøm Hansen, 15 anni, nel ruolo di Freja. Col suo sguardo pulito e indagatore, non fa fare una bella figura a nessuno dei “grandi” che le girano attorno.

“La Comune” (Kollektivet), di Thomas Vinterberg, con Trine Dyrholm (Anna), Ulrich Thomsen (Erik), Helene Reingaard Neumann (Emma), Martha Sofie Wallstrøm Hansen (Freja).