BERGAMO, domenica 25 novembre ► (di Carla Maria Casanova) Un Donizetti Festival di grande richiamo per titoli e interpreti. E, sottolineo, per la sede: il Teatro Sociale di Bergamo Alta. Non lo si nota, nella prestigiosa centralissima via Bartolomeo Colleoni, troppo stretta per consentire una facciata con portico, ma i notabili della città, in accesa concorrenza con il teatro di Bergamo bassa, decisero di costruirlo lì. Progettato da Leopoldo Pollack, il Sociale venne inaugurato nel 1808: teatro all’italiana con platea ovale e 86 palchi distribuiti su tre ordini, sormontati da un loggione. Ebbe stagioni importanti. Chiuso per inagibilità nel 1927, rimase in abbandono. Infine, dopo accurata ristrutturazione, è stato riaperto nel 2009. Di particolare suggestione ha le capriate lignee del tetto a vista: soluzione di un restauro architettonico credo unica. Teatro da visitare anche nei periodi di inattività.
La stagione 2018 del Donizetti Festival, programmata da Francesco Micheli, da tre anni direttore artistico, è ambiziosissima. I nomi in cartellone eccellenti. Concerti con Daniela Barcellona, Jessica Pratt e Mariella Devia. Nei cast delle due opere, pressoché sconosciute – “Enrico di Borgogna” e “Il castello di Kenilworth” – figurano Sonia Ganassi, Anna Bonitatibus, Jessica Pratt, Carmela Remigio. Non so quale altro cartellone possa esibire un simile parterre.
Sono riuscita a vedere/sentire, purtroppo, solo “Il castello di Kenilworth” (evito di diffondermi sulle avventure del ritorno in treno Bergamo-Milano Garibaldi. Percorso da evitare ad ogni costo).
“Il castello di Kenilworth” (1829) gestazione travagliata, primo incontro di Donizetti con Elisabetta (poi saranno Maria Stuarda e Roberto Devereux), non figura tra i capolavori del bergamasco. È stato ripreso in epoca moderna due volte (1977 e 1989). Il libretto – tratto, va da sé, da un romanzo di Walter Scott – rincorre una storia nei primi due atti insopportabile: Leicester, amato da Elisabetta che lui pure ama, non osa confessarle di essere sposato con Amelia, anche perché “ama intensamente” anche la sposa. Vecchia storia. Fa allora un sacco di sciocchezze, ma Amelia, una sorta di Santuzza rosa da comprensibile gelosia, spiffera la verità addirittura alla Regina. Caos. Dopo vari malintesi, reintegrata la dignità del suo rango, Elisabetta rinuncia a Leicester e lo rende alla legittima consorte. Lieto fine.
Questo terzo atto vale tutta l’opera.
Meraviglioso il duetto fra le due donne. Anche perché Jessica Pratt (Elisabetta), presenza di maestosa regalità (scusate il pleonasmo), esibisce una superlativa voce, omogenea in ogni registro, fluida e nitidissima nelle colorature più ardite. Carmela Remigio le tiene testa con un canto svettante e accorata partecipazione interpretativa. Tra loro, il pusillanime Leicester si salva grazie all’interprete, il giovanissimo (23 anni) ottimo tenore spagnolo Xabier Anduaga. C’è anche un odioso personaggio: Warney (al quale però il baritono Stefan Pop dà voce bella e robusta). Costui corteggia Amelia e per averla medita turpitudini, sventate in extremis. Ma per turpe che sia, Warney è uno scudiero e non un prete, come la regista Maria Pilar Pérez Aspa lo vuol far passare per renderlo ancora più infame, infilandogli sul petto una vistosa croce. Insinuazione erronea e maligna.
L’apparato scenico del Castello è sostituito da una larga piattaforma in pendenza sulla quale si svolge l’azione. Storici, ricchi e di bellissimo effetto i costumi (Ursula Patzak). L’Orchestra e il Coro Donizetti Opera sono guidati con entusiasmo da Riccardo Frizza, anche direttore musicale del Festival.
Undici minuti di applausi.
Ed è già pronto il calendario del Festival 2019.
Si replica venerdì 30 novembre e domenica 2 dicembre.
Che parterre di voci memorabili al Donizetti Festival. Per esempio? La Pratt e la Remigio nel “Castello di Kenilworth”
25 Novembre 2018 by