MILANO, venerdì 22 febbraio ► (di Paolo A. Paganini) Ci sono parole della lingua italiana che possiedono inaspettate richezze di significati e di combinazioni semantiche. Perfino il più innocuo e modesto dei lemmi può competere con le più ridondanti espressioni.
Si prenda, per esempio, il camaleontico “secondo”. Può essere aggettivo, o sostantivo, o preposizione. Talvolta perfino congiunzione. Qualsiasi dizionario, dagli antichi Fanfani e Petrocchi ai moderni Treccani, Devoto-Oli eccetera, fornirà abbondanti esempi.
A noi interessa, come preposizione con valore di opinione: “Secondo me è tutto da rifare”, oppure, con una maggiore estensione: “Secondo quanto si dice a Roma, il Governo sta per cadere”.
La divagazione grammaticale ci è stata suggerita dal breve enunciato in margine al titolo shakespeariano “Le allegre comari di Windsor”, secondo Serena Sinigaglia, spettacolo in scena al Carcano.
In questo caso, secondo indica “una scelta, o condizione di comportamento, o di percorso”, indica insomma un’accettazione di responsabilità o una limitazione di giudizio. Come dire: Shakespeare ha scritto “Le allegre comari di Windsor”, e allora parliamo solo delle comari.
Fra parentesi, per descrivere l’epopea pavida e cialtronesca del nobile Falstaff, che amava bettole, prostitute e millantate bravate più che non gli atti di guerresco coraggio, Shakespeare ne aveva già parlato nelle due parti dell'”Enrico IV”, come compagno di crapule e di bagordi con il futuro re Enrico V. Il quale alla fine rinnegherà il vecchio e scomodo compagno di tante goderecce avventure, scacciandolo malamente e bandendolo dalla corte regale.
Ed ora, ancora, sputtanato e bastonato, lo sfortunato Falstaff si trova a dover fare i conti con queste “allegre comari” (che metteranno fine alle sue poco eroiche imprese guerresche e amorose). L’intreccio è comico. Falstaff è impegnato nel tentativo di seduzione di due ricche maritate, la signora Page e la signora Ford. Ma invia goffamente le sue amorose profferte epistolari a entrambe con le stesse parole seduttive in lettere uguali, una copia dell’altra, scatenando così ira e vendetta da parte delle due comari. Finirà prima nel cesto della biancheria sporca (e nell’opera originale, gettato nel Tamigi) e poi svergognato e bastonato notte tempo in un bosco magico da fate vendicative.
“Secondo” Serena Sinigaglia, se la commedia (1602) ha avuto la sua consacrata celebrazione già nel titolo (Allegre comari di Windsor), tanto valeva ora eliminare tutti gli accessori e figure non pertinenti, lo stesso Falstaff, i due Enrico, mariti e compagnie belle, limitandosi alle sole comari. Qui, la combriccola è composta dalle signore Page e Ford, e poi da Anne Page (la figlia) che sposerà il suo Fenton (Giulia Bertasi, in vesti maschili, con tanto di fisarmonica, come suonatore da strada), e la signora Quickly (da mezzana diventata serva di casa Page).
Ebbene, le cinque comari, damazze da salotto boghese, si ritrovano a far “comarego” (termine pop.), soprattutto per escogitare vendetta, tremenda vendetta, nei confronti del povero Falstaff (ricordiamo che nel 1966 c’era stato Orson Welles, nel film “Falstaff” – memoria incancellabile – che lo “riabilitò” in una superba e malinconica interpretazione di sconfitto).
La Sinigaglia, che non manca di idee, ha dunque creato una piacevole operina, più innocente che perfida, di un’ora e venti senza intervallo, con musiche (la fisarmonica), tutto focalizzando al femminile, in una espressionistica interpretazione di “maschere” di caricata simpatia. Inoltre, sfoggia un’altra idea, inventando una interessante situazione scenica: le cinque non timorate e poco dabbene signore fanno le prove di come infierire sul grasso e innocuo cialtrone con le loro crudeli beffe di botte e panni sporchi.
Ne è risultato un gradito e scherzoso divertissement, con tentazioni tra il musical e il cabaret, che il pubblico ha apprezzato.
“LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR”, di William Shakespeare (secondo Serena Sinigaglia). Adattamento Edoardo Erba. Con Mila Boeri (Anne Page); Annagaia Marchioro (Comare Page);Chiara Stoppa (Quickly); Virginia Zini (ComareFord); Giulia Bertasi (Fenton/fisarmonica). Scene Federica Pellati. Costumi Katarina Vukcevic. Luci Giuliano Almerighi. Regia Serena Sinigaglia. Coproduzione Fondazione Teatro di Napoli-Teatro Bellini-ATIR Teatro Ringhiera. Al Teatro Carcano, corso di Porta Romana 63, Milano. Repliche fino a domenica 3 marzo – www.teatrocarcano.com
Tournée
Settimo Torinese (TO), Teatro Civico Garybaldi, 7 marzo;
Sogliano al Rubicone (CO), Teatro Turroni, 9 marzo;
Verbania, Centro Eventi Il Maggiore, 16 marzo;
Manerbio (BS), Teatro Politeama, 21 marzo;
Breno (BS), Teatro delle Ali, 22 marzo;
Lecco, Teatro Palladium 27 marzo;
Este (PD), Teatro Farinelli, 28 marzo;
Mira (VE), Teatro Villa dei Leoni, 29 marzo;
San Martino (VR), Teatro Comunale, 30 marzo;
Caerano San Marco (TV), Teatro Maffioli, 5 aprile;
Genova Voltri, Teatro Cargo, 13 aprile.