(di Marisa Marzelli) Gran confusione a Hollywood. Con finale della premiazione degli Oscar degna di un film comico dei Fratelli Marx.
Non sappiamo cosa sia successo davvero. Al momento della consegna del riconoscimento più importante di tutti (miglior film) è stato annunciato come vincitore La la Land e poi, con uno sbrigativo “c’è stato un errore”, la statuetta è finita a Moonlight. Ma il clamoroso incidente assume significati simbolici molto interessanti.
Anche senza esagerare in dietrologia, ci si può sbizzarrire. E a pensar male – Andreotti sempre docet – a volte si azzecca.
Facciamo un’ipotesi. Anzi, due.
La prima: arrabbiata e confusa per la vittoria elettorale di Trump, smarrita per la messa in discussione del suo potere di tenere in pugno l’opinione pubblica, l’élite di Hollywood decide di cambiare in corsa il percorso della mastodontica macchina degli Oscar. Il cavallo vincente indicato da mesi, La la Land (ribattezzato da qualcuno Lielie Land, dove “lie” sta per bugia) forse risulta troppo leggero e perfettino per una stagione politico-sociale che si prospetta di battaglie. Meglio sterzare verso qualcosa di più impegnato. Ma non c’è più tempo, e per dare un segnale di svolta ci si concentra sulla statuetta del miglior film. Bisogna sfilare il trofeo annunciato a La la Land e consegnarlo in pompa magna a Moonlight (che in totale incassa tre premi).Comunque l’investimento su La la Land non ne esce male perché sei statuette (seppure a fronte di 14 nomination) è sempre un bel bottino. E d’altra parte, con neri poveri, criminalità, periferie ghetto l’impegno civile è sottolineato. E poi ancora, Moonlight ha vinto la sera prima agli Spirit Awards, l’Oscar degli alternativi impegnati. Ma del cambio di strategia non si è fatto in tempo ad avvisare tutti. Il gruppo di La la Land invade il palco per festeggiare però viene cacciato, nell’imbarazzo generale, per far posto a quelli di Moonlight.
Seconda ipotesi. L’anno scorso agli Oscar si erano sentiti tanti mugugni perché non c’erano afro-americani tra i candidati. Punto sul vivo del suo mantra del politicamente corretto, l’establishment hollywoodiano corre ai ripari, cambia in parte le regole (questo è vero, non è un’ipotesi) e allarga la rosa dei votanti per i premi a nuovi membri, di cui una parte “non bianchi e non anziani”. Così facendo possono essersi alterati gli equilibri, le influenze, permettendo a Moonlight di scalzare il bianchissimo e sognante La la Land. Tanto più che attori black si sono imposti anche come migliori non protagonisti: Mahershala Alì per Moonlight e Viola Davis per Barriere, entrambi diretti da due afro-americani: Barry Jenkins e Denzel Washington.
Da un punto di vista psicologico, questa premiazione sfociata in un thriller è come la rappresentazione di un incubo per chi sino a ieri regnava tranquillo su Hollywood Land. Eppure, se è vero che il cinema fotografa la realtà, si è concretizzato uno scenario quanto mai in sintonia con le notizie alternative e le post verità di cui si discute tanto di questi tempi.
Peccato per tutti gli altri vincitori di statuetta.
Di loro già non si ricorda più nessuno.
Clamorosa gaffe. Da comica finale, degna dei Fratelli Marx. Ma sarà poi vero che si è trattato soltanto di un errore?
28 Febbraio 2017 by