“CO2”, lirico appello ambientalista di Battistelli alla Scala: salviamo il pianeta (ma veramente lo vogliamo salvare?)

co2.scalaMILANO, domenica 17 maggio  ● 
(di Carla Maria Casanova) “CO2”, alla lettera “anidride carbonica”, è l’opera data in prima assoluta ieri sera alla Scala. È una commissione del teatro milanese a Giorgio Battistelli, e di lui è la seconda opera, dopo “Riccardo III”.
Il testo, originale in inglese (poi spazia in una decina di lingue tra cui latino, greco antico, sanscrito) è di Ian Burton. Non c’è storia, secondo la cifra delle opere attuali, che naturalmente non sono più melodramma ma, sovente, componimenti sinfonici con qualche voce che canta qualcosa. Il che fa lo stesso. In particolare, il tema di “CO2” è l’ennesimo pistolotto sulle condizioni disastrate del pianeta. Almeno servisse. Ma temo di no.
Ad un recente convegno romano su Paesaggio e Beni Culturali, un oratore ha lamentato che a Roma la metropolitana ha 20 km in meno di quella di Bucarest. Signori, a Roma, dove se togli un mattone nella tua cantina trovi la tomba di Cesare, la metropolitana non ci sarebbe mai dovuta essere. A Roma, se il Colosseo intralcia il traffico, togli il Colosseo? Di questo passo siamo arrivati alle Grandi Navi nel bacino di San Marco a Venezia. E una metropolitana a Venezia, no? Non si sa mai.
Dunque, “CO2” parla appassionatamente del pianeta che si disintegra. Sono nove scene, un prologo e un epilogo. Atto unico della totale durata di 90 minuti. Brevità, gran pregio. L’opera inizia con una conferenza svolta da un climatologo immaginario, in proscenio, davanti a un microfono: “Signore e signori, siamo qui per discutere la minaccia esistenziale che il Riscaldamento Globale costituisce per la nostra, civiltà…” Declama in inglese. Perché non in italiano, trattandosi di un’opera commissionata dalla Scala a un italiano? Osservazione legittima. Ma, nella fattispecie, Anthony Michaels-Moore (che è anche baritono, e protagonista) scandisce un inglese così meraviglioso che è un piacere ascoltarlo. La sua conferenza, che si diffonde sull’ambientalismo pratico, è interrotta (così da programma) da eventi che si svolgono in palcoscenico o con proiezioni su grande schermo.
La regìa: essendo di Robert Carsen (appassionato di ecologia per conto suo), tutto è messo in opera per creare un ambiente stimolante e comunque avvincente da vedersi: coreografie, spazi cosmici, scene del quotidiano come la spesa in un grande supermarket, un Eden in una verdissima foresta ripresa da un celebre quadro di Rousseau, il Doganiere, e una carrellata a tutto schermo di  immagini di attualità  di Edward Burtynsky, dallo tsunami a sconsiderate trivellazioni, a terrificanti ammassi di rifiuti.
Se non ci sono trovate registiche sbalorditive, di Carsen è sempre magistrale il gioco delle luci.
La musica di Giorgio Battistelli (Albano Laziale 1953), compositore di seria e approfondita formazione, non solca vie ardite o innovative. Alcuni momenti lirici (aria del soprano e del baritono) sfondano addirittura nella tradizione. L’ascolto è comunque sollecitato da una notevole ricchezza di eventi sonori.
Piace l’unità stilistica e il rispetto di Battistelli nell’abbordare il campo vocale con un’orchestrazione assottigliata e ciò anche nei confronti del coro, che ha una parte preponderante.
La direzione molto attenta è del giovane Cornelius Meister.
Lo spettacolo è piaciuto. Applausi incontrastati. E poi, alle 21,30 tutti a casa!

“CO2”, musica di Giorgio Battistelli, testo originale inglese di Ian Burton. Teatro alla Scala. Repliche 19, 22, 24, 27, 29.