
Foto di famiglia: da sin. la nonna (Simona Marchini), i due nipoti (Erasmo Genzini e Carmine Recano), la madre (Iaia Forte) e il padre (Francesco Pannofino).
MILANO, giovedì 10 marzo ► (di Paolo A. Paganini)
“Ma cos’è la normalità? L’omosessualità è una malattia?”
«No».
“Ma cos’è allora?”
«È un aspetto della caratterialità…»
“Ma si può tornare indietro? Insomma, uno può tornare indietro, e amare una donna?”
«Gli amori impossibili sono quelli che non finiscono mai. Durano per sempre”. Ma tu non farti dire mai chi devi amare e chi devi odiare. Sbaglia per conto tuo, sempre».
Così dirà la nonna saggia (Simona Marchini), che vede tutto, che capisce tutto, rivolgendosi all’amato nipote Tommaso, fratello minore di Antonio, entrambi omosessuali, l’uno dichiarato, e cacciato di casa e licenziato dal florido pastificio di papà Vincenzo (Francesco Pannofino), gran ciaciarone romanesco, burbero dal cuore tenero. L’altro, Antonio, è invece amatissimo dal padre, che con orgoglio lo considera un vero macho…
Il breve dialogo liberamente riportato fa parte di un ricco prontuario di definizioni, proverbi, modi di dire, aforismi dello spettacolo “Mine vaganti”, di Ferzan Ozpetek, trasposizione teatrale dal superdecorato e omonimo film del 2010, giunto ora al Manzoni in due tempi, uno di un’ora e l’altro di quaranta minuti.
«Mine vaganti», spiegherà sempre la nonna filosofa, mina vagante per antonomasia, «servono a portare il disordine, a prendere le cose e a metterle in posti dove nessuno voleva farcele stare, a scombinare tutto, a cambiare i piani…»
Ora, finalmente a teatro pieno, sia in prima martedì scorso, sia in replica ieri sera, è arrivato giustamente vantando le tante medaglie al valore cinematografico: riconoscimenti, premi speciali, “Globi d’Oro” (4), Nastri d’Argento (5), David di Donatello (2)…
Anche a teatro lo spettacolo ricalca il film. Anche se può in realtà sembrare la spettacolarizzazione di un forbito e variegato trattato sull’omosessualità.
Del teatro, in senso classico e tradizionale, non ha niente. Ed ha tutto. È uno strano, sghimbescio pasticcio, dove si uniscono e si mescolano cabaret (coinvolgimento del pubblico in sala), varietà (musiche, canti – e svestimenti – tra giarrettiere, tacchi alti, ed esaltazioni del sesso en travesti), confessioni da psicoanalisi, saggio di psicologia, omosessualità da goliardia per épater les bourgeois, saggistica da salotto. Senza messaggi, eppure portatore d’un indulgente e rispettoso sentimento di amore, assegnando un significato emotivo e commovente a dei rapporti che vivono di tenerezze e di normalità (ed è la risposta alla prima domanda iniziale).
Quando, più di mezzo secolo fa, lavoravo in una grossa casa editrice, dove curavo, tra ricette mangerecce e rubriche del cuore, anche una rubrica di savoir vivre, tenuta da una famosa scrittrice di allora, costei, trattando con una reticente lettrice su un argomento di sesso e amore, le rispose, non senza ironica verità: “Nessuno ha il diritto di sapere che cosa fanno due innamorati quando a letto sono sotto le lenzuola…”
Orbene, ora qui al Manzoni, gli undici attori di “Mine vaganti”, in piccante salsa di spensierati e goderecci amorosi sensi, si divertono a stendere un variopinto lenzuolo di malinconica allegria su un pubblico, poco disposto alla malinconia ma prodigo di allegre risate, anche quando la saggia e diabetica nonna, stanca delle follie del mondo, si farà portare un gigantesco vassoio di dolciumi.
E addio per sempre, togliendo il disturbo, non senza spiegare: “Chi sa se questi luoghi avranno memoria di me…” E rivolgendosi alla mamma e al papà dei due ragazzi, specie del “reietto” Antonio: “Non c’è niente che potete fare per non amare Antonio. La terra non può voler male all’albero…”
Che splendida lezione di teatro, prima della risata finale con i quattro scarrozzanti del varietà, che chiudono trionfalmente in bellezza. Manca solo la passerella…
“MINE VAGANTI”, uno spettacolo di FERZAN OZPETEK. Con FRANCESCO PANNOFINO (Vincenzo, padre di Tommaso e Antonio), IAIA FORTE (Stefania, madre di Tommaso e Antonio), ERASMO GENZINI (Tommaso), CARMINE RECANO (Antonio), SIMONA MARCHINI (Nonna); e inoltre: ROBERTA ASTUTI, SARAH FALANGA, MIMMA LOVOI, FRANCESCO MAGGI, LUCA PANTINI, EDOARDO PURGATORI. Teatro Manzoni, Via Manzoni 42, Milano. Repliche fino a domenica 20 marzo