Con l’olandese Jetse Batelaan al Goldoni e con il croato Oliver Frljić all’Arsenale prende il via la Biennale Teatro

VENEZIA, domenica 21 luglio – Ha inizio il 47mo Festival Internazionale del Teatro diretto da Antonio Latella e organizzato dalla Biennale di Venezia (dal 22 luglio al 5 agosto).
Dopo il focus sulle registe europee e l’indagine sul rapporto attore/performer, il 47mo Festival Internazionale del Teatro affronta il suo terzo atto con Drammaturgie. “Titolo volutamente lasciato al plurale”, spiega il Direttore Antonio Latella, “proprio perché crediamo che, nel ventunesimo secolo, siano tante e differenti le drammaturgie per la scena e, direi, per tutto ciò che concerne lo spettacolo dal vivo. (…) In questo terzo atto cercheremo quindi di evidenziare diversi tipi di drammaturgia e dell’essere drammaturghi, dal ruolo drammaturgico rivestito dalla Direzione Artistica al regista autore o autrice che mette in scena i propri testi; dal gemellaggio tra registi e autori che scrivono per loro e per gli attori di un ensemble all’artista-performer che traccia percorsi scrivendo per la scena; dalla scrittura propria del teatro visivo a quella del teatro che ha una matrice musicale o che è a stretto contatto con il teatro-danza. Citando per ultima, ma forse prima per importanza, la drammaturgia destinata al teatro-ragazzi, nata per creare un nuovo pubblico, crescerlo e proteggerlo dall’ovvietà, proponendo grande teatro non rivolto soltanto a un pubblico giovane o molto giovane”.
Proprio dal teatro-ragazzi dell’olandese Jetse Batelaan, Leone d’Argento 2019, prende il via il Festival, riallacciandosi a una tradizione della Biennale che in passato aveva dato ampio spazio a questo settore, oggi forte di un rinnovamento linguistico che lo rende partecipe degli sviluppi della ricerca teatrale.
“The Story of the Story” (Teatro Goldoni, 22 luglio) rappresenta lo stile visionario che Jetse Batelaan, regista e autore, intreccia a una vena filosofica affrontando miti e temi di oggi. È un viaggio a ritroso alla ricerca delle radici dell’immaginazione per interrogarsi sul concetto stesso di racconto in questi tempi postmoderni. Allo stesso modo in cui Dio fu dichiarato morto alla fine del XIX secolo, la “storia” fu espulsa alla fine del XX secolo. Che conseguenze ha tutto ciò per le generazioni future? La storia piacerà ancora? L’immaginazione sarà ancora fondamentale? Quello che rende speciale “The Story of the Story” è che esplora questo tema per un pubblico giovane con gioiosa fantasia, facendo incrociare situazioni e personaggi diversi: una truppa di cacciatori-raccoglitori, oggetti astratti che prendono autonomamente vita, il pubblico, una famiglia della classe media i cui membri assomigliano molto a Cristiano Ronaldo, Beyoncé e Donald Trump, e infine, la storia stessa…
Ma è anche nel segno di Heiner Müller, uno dei più osannati e controversi scrittori tedeschi, che si apre il 47mo Festival Internazionale del Teatro. Il secondo appuntamento della giornata inaugurale è infatti conMauser” di Müller, regia, scene e musica del croato Oliver Frljić, autore di un graffiante e provocatorio allestimento, in scena all’Arsenale, Tese dei Soppalchi (ore 21.30) e in replica il 23 luglio (ore 20.30).
È un testo che fa ancora oggi i conti con la storia ponendo una domanda cruciale: per cosa siamo disposti a morire o per cosa siamo pronti a uccidere? Ambientato al tempo della guerra civile russa nella cittadina di Vitebsk, “Mauser” – che è anche il nome del revolver automatico utilizzato in quella guerra – mette in scena il processo e l’esecuzione della condanna a morte del rivoluzionario A da parte di un “coro”. A è chiamato a giustiziare il suo predecessore B, colpevole di aver rilasciato tre contadini controrivoluzionari al posto di giustiziarli, e a sostituirlo nel suo mestiere di boia – uccidere i nemici della rivoluzione in nome della causa – finché a sua volta trova il compito insopportabile e diventa simbolo del fallimento politico.
Per Frljić, che ha conosciuto e ha dovuto fare i conti con la società comunista nata da una rivoluzione, il lavoro che Müller ha scritto nel 1970 interroga ancora oggi le contraddizioni della società, dove spesso guerre e conflitti sono intrapresi come strade di “pace”.

(p.a.p.)

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