(di Paolo A. Paganini) E se gli uomini avessero la stessa faccia? Ebbene, nello “scherzo” teatrale “Brutto”, di Marius von Mayenburg, quarantunenne drammaturgo tedesco, non proprio sconosciuto in Italia, abile, mordace, acuto, sottilmente ironico, ma dalla battuta a volte feroce ed esilarante, sembra farsi la stessa domanda di cui sopra. La risposta arriva a un parossismo estremo ed esasperato, tatralmente scontato ma d’interessante presa drammaturgica. Ebbene, se gli uomini avessero la stessa faccia, le mogli, per esempio, avrebbero piccanti occasioni di scelta nel portarsi a letto il marito e tutti quelli che somigliano al marito, senza mai sapere qual è mai il legittimo. E gli stessi uomini potrebbero giocare sull’equivoco per boccacceschi scambi di persona. Ma la più curiosa ipotesi è quella per la quale, in un certo senso, si verrebbero a uniformare i sessi in una specie di ambiguità solipsistica. Cioè, vedendo una bella persona uguale in tutto e per tutto a sé stessi, come se si fosse davanti a uno specchio, verrebbe da dire: mi piaccio, mi amo, con l’altro che contraccambia l’autogiudizio con conseguente omofilia. Fine.
Qui, ora, al Teatro Filodrammatici, in un atto unico di un’ora e dieci senza intervallo, l’azione nasce dall’orrenda bruttezza d’un geniale inventore che si convince a rivolgersi a un esperto chirurgo plastico per farsi cambiare i connotati. Ebbene, con l’intervento, diventa bellissimo. E il chirurgo ha un tale successo che si allarga a dismisura il numero dei pazienti, tutti smaniosi di diventare belli come il prototipo. Ovviamente, non si cambia cavallo in corsa. E il chirurgo, visto che gli era riuscito così bene il primigenio intervento, lo ripete in tutto uguale anche per gli altri. Conseguenza: un mondo di facce uguali, con i grotteschi e pruriginosi effetti che abbiamo descritto più sopra.
Con qualche intrinseco riferimento critico alla globalizzazione e alla moda degli interventi plastici (Von Mayenburg non ha tutti i torti, guardando alla pazzia di tante donne, tutte con le labbra uguali, tutte con gli zigomi tirati alti uguali, tutte con i seni uguali, tutte con le chiappe liposuzionate…).
Ma è marginale rispetto alla grottesca comicità di questa pièce, tutta giocata con abile, divertita partecipazione da Tommaso Amadio, Mirko Ciotta, Michele Radice e Cinzia Spanò. Interessante la regia di Bruno Fornasari, qua e là un po’ pasticciata, ma poco avrebbe potuto fare di diverso con i quattro interpreti, in frenetica successione di scene senza soluzione di continuità, in ruoli anche diversi. Grandi risate e successo finale di pubblico.
“Brutto”, di Marius von Mayenburg, al Teatro Filodrammatici, Milano. Repliche fino a domenica 1 dicembre.