Crisi matrimoniale tra Laura Morante e Gigio Alberti al Teatro Grassi. Ma che fine avrà fatto la giovane amante?

TheCountryOR_Morante,Alberti(di Paolo A. Paganini) Una corrente drammaturgica inglese, in parte ispirata al teatro astratto dell’assurdo, tra Ionesco e Beckett, ha imposto uno stile, inizialmente controverso, che poi ha influenzato, tanto o poco, il repertorio teatrale di tutto il mondo occidentale con indiscussi risultati critici e di pubblico. Il drammaturgo londinese Harold Pinter (1930-2008) ne fu uno dei principali rappresentanti, con un suo originale garbo stilistico, incalzante ed esasperato, teso e incombente, tra vaghe minacce e oscuri terrori. Si giunse poi – gosso modo – alla esacerbata ed esplicita violenza di Sarah Kane (1971 – morta suicida nel 1999). Entrambi, Pinter e la Kane, hanno più volte trovato celebrazioni sceniche di successo anche in Italia. Ora, al Piccolo Teatro Grassi, l’ancor giovane drammaturgo inglese, Martin Crimp (1956), in quello stesso ricco humus di agri sapori, qui sopra accennati, gravidi d’un malessere sociale e individuale senza scampo, con un’umanità della media borghesia, senza esaltanti valori morali, senza slanci ideali, in una crisi di abissali vacuità, si presenta con “The Country”, un testo del 2000, ma con tutti i caratteri di una imbarazzante attualità.
La storia si impone più come pretesto dialettico per una faida sentimentale tra marito e moglie che non per un giustificato interesse narrativo, qui abbastanza pretestuoso e usato come miccia d’incombenti esplosioni emotive. Una giovane donna, trovata esanime sul ciglio della strada, o forse no, forse drogata, o forse solo disperata e storditamente innamorata tanto da perdere i sensi per chissà quale crisi nervosa, è portata in casa dal dott. Richard, suo amante, o forse no. Ma la ragazza improvvisamente scompare, lasciando aperte molte ipotesi: uccisa e fatta scomparire dal dottore? Fuggita alla ricerca di chissà quali rendenzioni? Allontanatasi per non distruggere la già vacillante unione dei due coniugi?
La vicenda a tre è interpretata con focosa passionalità da due superbe presenze femminili: Laura Morante, la moglie che si batte con strenua e sottile abilità dialettica per salvare il vacillante menage; Stefania Ugomari Di Blas, nome interessante (nondimeno la giovane attrice), amante d’impudica passionalità che difende il suo diritto all’amore. Fra le due si colloca con esemplare equilibrio recitativo, Gigio Alberti, marito povero di spirito e di cervello, sempre abile nel trovare alibi e scuse, in un perenne gioco di bugie e di ipocrisie. Regia attenta e misurata di Roberto Andò. Un atto unico di novanta minuti, con momenti di assoluta tensione. Ottimo successo di pubblico.

Si replica fino a domenica 17.