Cultura postcoloniale di Rosso di San Secondo, precursore del postmoderno. In confronto con “l’altro diverso da sé”

(di Andrea Bisicchia) Ancora un nuovo libro su Rosso di San Secondo, nuovo anche per la prospettiva metodologica, visto che Maria Grazia Trobia, nel suo “Oltre Rosso, l’altro San Secondo”, edito da Sciascia, pone a base della sua ricerca, non più una critica eurocentrista, storicista (nel senso di Storia del teatro), psicoanalitica, linguistica, strumenti utilizzati per indagare l’Opera di San Secondo, bensì quella dei “Postcolonial studies”, nata negli anni Settanta, contemporaneamente al post strutturalismo, anticipando, entrambi, il post modernismo teorizzato da Lyotard nel 1979.
Il lettore potrebbe chiedersi come possa essere applicato, a Rosso, il metodo dei “Postcolonial studies”, che utilizza un canone decostruttivo e che ha a che fare con la letteratura coloniale, ovvero con la sociologia del sottosviluppo, della diversità e della subalternità. La tesi azzardata è quella di un Rosso precursore del postmoderno. Sempre per essere chiaro col lettore, sintetizzo cosa voglia dire “La svolta culturale”, dovuta a studiosi che si interessano di scienze umane e sociali e che cercano di applicarle, ricorrendo a impulsi teorici provenienti da altri campi del sapere legati alla cultura coloniale, soprattutto, di area angloamericana.
Si tratta di una maniera di concepire la cultura come processo sociale, che è l’equivalente del “processo linguistico” del post strutturalismo, attraverso il quale le persone costruiscono la loro identità, mettendo a contatto l’individuo con l’Altro.
Cominciamo, allora, a spiegare il titolo: “Oltre Rosso”, che non vuol dire la ricerca dell’Oltre in senso metafisico e ontologico, e “l’altro San Secondo” che vorrebbe dire in che occasione Rosso si sia confrontato con l’Altro, inteso come il diverso da sé, proveniente da altri luoghi, concepiti come mescolanze di culture, di modi diversi di essere se stessi in rapporto con chi proviene da culture differenti, grazie anche ai processi di decolanizzazione avvenuti nel secondo dopoguerra.
Gli argomenti esaminati dai “Postcolonial studies”, sono: l’identità, la razza, l’etnicità, sulla scia delle dominazioni coloniali dei popoli subordinati. Per dare concretezza al suo lavoro, la Trobia ha dovuto fare delle scelte riguardo ai testi esaminati, ricorrendo a una analisi comparativa che porterebbe all’uso del canone scelto. I testi provengono dalla novellistica e dalla narrativa, riguardano “Il poeta Ludwig Hanstaken”, “Mattutino berlinese”, “Souvenir de Paris”, “Viaggio a Pokabaka”, “Alchechengi”, “Selvatica”, “Tania”, “Napoli e Konisberga”, novelle poco note, il romanzo “Orlando di Brandeburgo” e, per quanto riguarda il teatro, “Da Wertheim”, il supermercato come incontro di razze diverse, e “Il ratto di Proserpina”, testo nel quale si alternano identità dominanti con identità subalterne. Non è citato il romanzo “La fuga”, dove è presente l’attitudine al vagabondaggio di Rosso, visto che l’idea iniziale della Trobia è quella di considerarlo un autore sempre in viaggio, quindi attento alle culture “altre”, come si può notare nei testi citati, nei quali gli impulsi nazionali convivrebbero con quelli transnazionali.
Gli autori a cui la Trobia fa riferimento, nel suo excursus sui “Cultural studies” sono: Eduard Said, Homi Bhabha, Gayatri Spivak e, per quanto riguarda gli italiani, Armando Gnisci, Alessandro Corio.
Le loro teorie vengono utilizzate dalla Trobia per confermare la tesi di un Rosso viaggiatore, la cui dislocazione, anche fisica, comporta implicazioni culturali con forme di alterità diverse rispetto alla cultura di appartenenza, come dire che il problema dell’identità non è prodotto da alterazioni interiori, ma sociali.
Del resto, la globalizzazione comporta nuovi indirizzi critici e nuove metodologie. La Trobia ha ancora tanto lavoro dinanzi a sé, specie se volesse applicare il concetto di subalternità a tante figure femminili che sono protagoniste del teatro di Rosso, quello che lo ha reso famoso nel mondo.
Il volume è preceduto da due introduzioni, una di Paolo Puppa, storico conoscitore del teatro di Rosso, e una di Marina Castiglione.

Maria Grazia Trobia, “Oltre Rosso, l’altro San Secondo”, Editore Sciascia 2018, pp 230, € 20