MILANO, giovedì 28 settembre ♦ (di Patrizia Pedrazzini) ► Chi allora era già nato dovrebbe ricordarsela Laika, la bastardina di tre anni trovata randagia per le strade di Mosca e sparata nello spazio sullo Sputnik 2, la capsula spaziale sovietica, a morire fra le stelle. Era il 3 novembre 1957, e la missione non prevedeva rientro. Si trattava di monitorare pressione sanguigna, battito cardiaco e frequenza respiratoria di un essere vivente. In futuro, nelle intenzioni, sarebbe toccato all’uomo.
E non ci mise molto ad arrivare, il futuro. Si chiamava Jurij Gagarin, era un giovane tenente, e fu il primo uomo a entrare, il 12 aprile 1961 a bordo della Vostok 1, nell’orbita terrestre: “Da quassù la terra è blu. E bellissima”.
Ancora una manciata di anni ed ecco arrivare la notte fra il 20 e il 21 luglio 1969. Quando 900 milioni di persone in tutto il mondo si incollarono al televisore per vedere il sogno diventare realtà. La notte dell’Apollo 11; di Neil Armstrong che per primo appoggia il piede sulla Luna (“Questo è un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l’umanità”); di Tito Stagno che, in collegamento con Ruggero Orlando da Houston, grida “Ha toccato!”, in quella che entrerà nella storia come la prima maratona televisiva (28 ore di diretta) della Rai.
E l’Apollo 13, e il suo “Houston, abbiamo un problema”.
E i sogni, le speranze, i progetti, il coraggio, le paure, le vittorie e le sconfitte di tanti uomini, sulla Terra e nel cielo.
Ora la fantastica storia della National Aeronautics and Space Administration, nota a tutti come NASA, viene raccontata in una mostra itinerante (il tour mondiale è iniziato nel 2011) dal titolo “NASA – A Human Adventure”, a Milano allo Spazio Ventura XV (zona Lambrate) fino al prossimo 4 marzo. Millecinquecento metri quadrati di esposizione riempiti di razzi, Space Shuttle, Lunar Rover, Simulatore di centrifuga spaziale (da provare), un enorme modello in scala del gigantesco razzo lunare Saturn V (toccava i 110,6 metri di altezza e, a pieno carico di carburante, pesava 2.950 tonnellate), la replica fedele della pioneristica navicella Mercury. Oltre trecento manufatti originali, comprese le prime pagine dei giornali, la valigetta di Gagarin, le tute spaziali e i cibi spaziali. In scatola, in tubetto, sottovuoto. C’è anche un discreto, apprezzabile “menu”: fegato di manzo alla Strogonoff, vodka norvegese Ambassador, ortaggi grigliati all’italiana.
E ancora fotografie, regoli calcolatori, caschi, rasoi, indumenti personali. E Hubble, il telescopio delle meraviglie.
Si incomincia attraversando una passerella in metallo, replica fedele di quella che collegava, a 100 metri di altezza, il Saturn V con l’ormai mitica rampa di lancio di Cape Canaveral, in Florida. Si finisce con i riflessi argentati di un meteorite lunare recuperato nel 1998 in Libia. Senza dimenticare il doveroso omaggio a quanti, nei millenni, il sogno lo avevano sognato davvero. Da Luciano di Samosata, il greco che due secoli prima di Cristo si era immaginato un viaggio sulla Luna e l’incontro con forme di vita diverse a Copernico, a Galileo. A Jules Verne, a H. G. Wells.
Con in più l’opportunità di comprendere come, nel Novecento, le esplorazione spaziali siano state sì una grande sfida dell’uomo in quanto tale, ma anche una grande competizione tra due nazioni, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, che negli anni della Guerra Fredda fecero della corsa allo spazio un banco di prova delle rispettive superiorità. Ma anche uno stimolo continuo e significativo per raggiungere nuovi traguardi.
Catalogo Skira.
“NASA – A Human Adventure”, Milano, Spazio Ventura XV, via Giovanni Ventura 15. Fino al 4 marzo 2018. Per informazioni: www.ahumanadventure.it